domenica, Ottobre 13

Alla ricerca della vita aliena – Europa

Ormai da circa un secolo sappiamo  che il Sistema  Solare  è desolatamente privo, a parte la Terra, di forme di vita evolute e complesse. La ricerca della  vita aliena pertanto si è focalizzata, date le condizioni ambientali, su forme di vita microbiche. Per microbo si intende,  infatti, un essere vivente, vegetale o animale, di dimensione microscopiche. In pratica, un microrganismo.  Viene  usato come sinonimo  anche il termine batterio, che non deve essere inteso esclusivamente nella sua accezione di batterio patogeno.

Esplorando ed analizzando le caratteristiche del Sistema Solare le condizioni dove potrebbe manifestarsi questa forma di vita, non appartengono ai pianeti ma a delle  lune.

Una di queste è un corpo freddo e desolato, scarsamente illuminato dal  Sole che appare cinque volte  più piccolo che sulla Terra. Enorme, incombe su esso,  Giove una sfera gassosa venata di bianco, arancione e marrone, che appare 30 volte più grande di quanto appaia la Luna sul nostro pianeta.

Le condizioni estreme sono rafforzate dalla temperatura che si aggira intorno ai -170° sotto  zero e da un letale  bombardamento di radiazioni che provengono da Giove, in grado di uccidere un essere umano in un solo  giorno di esposizione.  Questo satellite gioviano è Europa, grande  poco  meno della  nostra Luna ed interamente  ricoperto dai  ghiacci.

Come può un ambiente così inospitale ed estremo ospitare la vita, sia pure in forma batterica? I ricercatori hanno iniziato  a sospettare qualcosa esaminando le foto scattate dai  passaggi della sonda Voyager che aveva evidenziato dei solchi rossastri sui ghiacci di Europa, come se in quei punti il ghiaccio si fosse  spaccato e poi risaldato.

Sempre grazie alla  sonda Voyager era stato scoperto che su Io, un’altra delle  lune di Giove, erano attivi dei vulcani,  probabilmente alimentati dall’influenza gravitazionale dell’enorme massa di Giove che riscaldava  per  attrito il minuscolo satellite.

Si  ipotizzò  che lo stesso meccanismo poteva agire anche su Europa. Nel 1995 quando la sonda Galileo arrivò nel sistema gioviano si raccolsero elementi che in base all’interazione del campo magnetico di Europa con quello di Giove, faceva  supporre la presenza all’interno della luna  di una grande massa di liquido salato.  Inoltre Galileo confermò come i ghiacciai di Europa presentassero inequivocabilmente i segni di fratture poi ricomposte, un po’ come  avviene sulle  banchise di ghiaccio  terrestri. Il  modo  con cui alcuni di essi si erano risaldati faceva pensare che avessero galleggiato prima della ricomposizione delle fratture.

Quindi tutti gli elementi fanno ritenere che la superficie di Europa sia ricoperta da ghiacci profondi una decina di chilometri e che sotto questa crosta ghiacciata ci sia un oceano di acqua allo stato liquido profondo un centinaio di chilometri, probabilmente  salata, grande due volte gli oceani della  Terra. 

Calore ed acqua, due ingredienti fondamentali per lo sviluppo della  vita quindi sarebbero presenti su questa luna desolata e gelida che fu scoperta per la prima volta da Galileo Galilei utilizzando un cannocchiale  a rifrazione da 20 ingrandimenti il 7 gennaio 1610.

La possibile, alcuni scienziati affermano molto probabile,    presenza di bocche idrotermali attive nel fondo di questo oceano  interno determinerebbe tutte  le  condizioni  per lo sviluppo di forme di vita molto elementari, appunto a livello di microrganismi. 

Soltanto missioni specifiche potranno rivelare senza alcun dubbio  se Europa ha sviluppato,  sia pure  in forma elementare, la vita.  
L’Agenzia spaziale europea (ESA) ha annunciato per il 2022 il lancio della navicella JUICE (Jupiter Icy Moon Explorer), che esplorerà da vicino i tre satelliti maggiori del più grande pianeta del Sistema Solare: Ganimede, Callisto ed Europa. La sonda che raggiungerà il sistema gioviano nel 2030  avrà tra i suoi  compiti  l’individuazione di eventuali segnali di attività biologica sulle lune di Giove. Gli strumenti di bordo misureranno l’abitabilità dei satelliti confrontando fattori come chimica del carbonio, temperatura e pressione con le condizioni che consentono la vita sulla Terra.

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