Negli ultimi quaranta anni la ricerca di forme di vita extraterrestre è fortemente cresciuta, diventando uno degli obiettivi di punta di astrofisici ed astrobiologi. Il primo problema che abbiamo di fronte quando ci accingiamo a percorrere questa ricerca in grado di cambiare profondamente la nostra comprensione dell’universo è insita nella definizione stessa del termine vita.
Cosa è esattamente la vita? Esistono decine di definizioni diverse, alcune opposte alle altre, alcune lacunose o contraddittorie, altre esageratamente elaborate ed antropocentriche. Una grande confusione che cela (male) la nostra difficoltà a definire in modo condiviso il concetto di vita. La comunità scientifica infatti non concorda ancora su una definizione universale di questo concetto, dividendosi aspramente soprattutto sull’estensione dell’attributo di organismo vivente a virus o viroidi.
Forse la descrizione più efficace e quella più condivisa è stata formulata dalla NASA, l’agenzia spaziale americana, essa recita: un sistema chimico autosostenibile e autoreplicante, in grado di sottostare alle teorie evolutive di Charles Darwin.
Nell’apparente semplicità e sinteticità di questa definizione sono sottesi complessi processi che possiamo collegare a qualunque organismo vivente sul nostro pianeta. La capacità di riprodursi, la capacità di avere accesso e di utilizzare fonti energetiche per la propria sopravvivenza, la capacità di mutare e di evolvere attraverso la selezione naturale.
L’unica forma di vita che conosciamo è quella che in modo straordinario ed ancora non completamente compreso si è sviluppata sulla Terra. Gli ingredienti necessari sono però almeno in larga misura abbondanti e disponibili nel resto dell’Universo. Proviamo ad analizzarli sinteticamente uno per uno.
Il primo ingrediente appartiene ai mattoni fondamentali della vita ovvero ossigeno, carbonio, idrogeno ed azoto che da soli costituiscono il 96% degli organismi viventi terrestri. Soprattutto il carbonio che con la sua straordinarietà di legarsi in lunghe molecole organiche forma la struttura dei sistemi viventi: aminoacidi, proteine, acidi nucleici etc. Ossigeno, carbonio ed idrogeno sono abbondantemente presenti nel resto dell’universo e persino molti composti organici come gli aminoacidi sono stati rilevati nei meteoriti, nelle comete e persino nelle nubi destinate a formare nuove stelle.
Il secondo ingrediente è una fonte di energia. Anche in questo caso nessun problema in un universo popolato da centinaia di miliardi di galassie, ognuna delle quali contenente centinaia di miliardi di stelle. E’ sufficiente che un pianeta extrasolare sia collocato nella cosiddetta fascia abitabile della sua stella per ottenere il giusto calore energetico.
L’ultimo ingrediente è l’acqua allo stato liquido, l’elemento più problematico da scovare (almeno per adesso) nel cosmo. Non siamo certi che l’acqua allo stato liquido sia l’unico agente in grado di sviluppare la vita, ma con le attuali conoscenze, quello che è sicuro e che l’acqua fornisce allo stesso tempo un’ottima protezione dalle radiazioni cosmiche e favorisce delicati e preziosi processi chimici fondamentali per lo sviluppo della vita come noi la conosciamo.
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