domenica, Ottobre 13

Cosa c’è di vero nel “Blue Monday”?

Con questa espressione inglese si definisce il presunto giorno più triste e deprimente dell’anno per l’emisfero boreale, il terzo lunedì del mese di gennaio. Detta così la cosa appare immediatamente una costruzione irrazionale e fantasiosa, la cui origine è piuttosto vicina nel tempo, risalendo appena al 2005.

Scavando un po’ si scopre che questo attributo così negativo al terzo lunedì del mese di gennaio sarebbe il frutto di una “rigorosa” equazione matematica. Come vedremo la genesi di questa recente tradizione non ha niente a che fare con la scienza e molto invece con la necessità di alimentare il consumismo, soprattutto nel campo dei viaggi e del divertimento.

L’origine del Blue Monday

Nella lingua inglese il termine blue non definisce soltanto un colore ma anche uno stato di tristezza e malinconia. Tutto parte da un comunicato stampa di Sky Travel, canale televisivo del gruppo Sky UK dedicato ai viaggi, che il 24 gennaio 2005 afferma che uno studio scientifico ha individuato, utilizzando una serie di parametri, il giorno più triste dell’anno per l’emisfero boreale.

L’autore di questo studio è lo psicologo britannico Cliff Arnall, all’epoca impiegato presso l’Università di Cardiff che mise a punto un’equazione con diverse variabili il cui risultato finale indicava proprio nel terzo lunedì del mese di gennaio il più deprimente giorno dell’anno. In seguito lo stesso Arnall ammise di avere individuato la data del terzo lunedì di gennaio per aiutare le compagnie ad analizzare la tendenza dei loro clienti, osservando come questi ultimi siano più propensi a prenotare un viaggio quando si trovano in uno stato di profondo malumore.

nella foto Cliff Arnall

La stessa motivazione demolisce un serio approccio scientifico al presunto studio, tanto più che l’assunto stesso della teoria di Arnall verrà ripetutamente riutilizzata da altre compagnie per scopi pubblicitari, oltre al tentativo di applicarlo alle tendenze dei messaggi nei social media. La stessa Università di Cardiff in seguito al polverone sollevato prese ufficialmente le distanze dallo studio di Arnall dichiarando che si trattava di un’iniziativa personale con la quale l’istituzione non aveva niente a che fare.

L’equazione di Arnall

Il disinvolto psicologo britannico affermò di aver messo a punto la sua equazione osservando il comportamento dei clienti delle compagnie di viaggio più propensi a prenotare un viaggio quando si trovano in uno stato tristezza e malinconia.

I fattori da lui considerati per mettere a punto l’equazione includono le condizioni meteorologiche, la capacità di fronteggiare i debiti accumulati, il tempo trascorso dal Natale, il fallimento dei propositi che si erano prefissati con l’inizio del nuovo anno, i bassi livelli di motivazione e la sensazione di una necessità di agire.

Una disequazione usata da Arnall nel 2006 era la seguente: {\displaystyle {\frac {(C\times R\times ZZ)}{((Tt+D)\times St)}}+(P\times Pr)>400}

dove

  • Tt = tempo di viaggio;
  • D = ritardi;
  • C = tempo speso in attività culturali;
  • R = tempo speso rilassandosi;
  • ZZ = tempo speso dormendo;
  • St = tempo speso in uno stato di stress;
  • P = tempo speso a preparare i bagagli;
  • Pr = tempo speso nella preparazione.

Una serie di luoghi comuni

Non c’era bisogno dell’equazione di Arnall per individuare un periodo dell’anno che non è propriamente il più vitale ed entusiasmante dei 365 giorni che lo compongono. Il Natale è le altre feste del periodo (Capodanno, Befana) sono ormai alle spalle, siamo ancora nel cuore dell’inverno con giornate corte, fredde e piovose, spesso in questo mese si concentrano le rate dei mutui e alcune scadenze fiscali. Insomma ci sono tutti gli ingredienti per non scoppiare di felicità.

Come se non bastasse, nelle società occidentali il lunedì ha da sempre la “nomea” di giorno peggiore della settimana, il week end è terminato e inizia una nuova settimana lavorativa. Insomma ci sono tutti gli ingredienti, associati ad una spruzzata di pseudoscienza, per costruire l’ennesima ricorrenza consumistica che affolla il calendario delle società del benessere e del consumismo.

Lunedì mattina la lavoro

Misurare l’infelicità e anche il suo stato d’animo opposto è una missione pressocché impossibile, troppe le variabili da prendere in considerazione, senza contare la profonda soggettività che questi stati d’animo assumono per ciascuno di noi.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Geopop.it

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