domenica, Maggio 19

Camilla, l’amazzone regina dei Volsci

L’amazzone Camilla regina dei Volsci, consacrata alla dea Diana, riemerge oggi come capostipite
della nostra gente.
Squarcia la leggenda e colora una terra che non è solo Ciociaria. La città teatro della sua crescita, poi distrutta fu Privernum, nella piana dell’Amaseno. Sembra che in località Mezzagosto, tutt’ora esistano reperti archeologici delle antica vestigia.

La storia e il territorio sono costellati delle sue tracce. Nobile, la regina Camilla appare anche con la regina delle Amazzoni Pentesilea nel canto IV dell’Inferno di Dante, nel nobile castello degli Spiriti Magni. Ma anche Boccaccio
include Camilla nel suo libro De mulieribus claris.

La parabola dell’amazzone Camilla inizia con la fuga del padre re Metabo, che stringendola neonata, fugge, proprio da Privernum in fiamme. Come Tiranno della città, Metabo, inseguito, deve arrestare il passo davanti al fiume Amaseno. Deve attraversarlo, ma con la figlia in braccio non può. Casmila, la sua consorte era perita, sacrificandosi ed è solo. Le copiose piogge avevano gonfiato il fiume e allora re Metabo tenta il tutto per tutto.


Sollevando il “fagottino”, consacra per sempre Camilla alla dea Diana, chiedendo di salvarla. Avvolge la neonata in una corteccia d’albero, la lega stretta alla sua lancia e con tutta la forza che ha, la scaglia sull’altra sponda. La lancia si conficca sul terreno vibrando e la bimba si salva. Il re raggiunge la figlia a nuoto e riprende la fuga. Nessuno gli concede asilo, ma il re non abbassa la testa. Resta nella foresta e lì cresce sua figlia. La piccola Camilla resta dunque in questa regione, che all’epoca era selvaggia e piena di boschi e pericoli. Nutrita di latte di cavalle selvagge, forte nell’arte della guerra, impara presto a tendere l’arco.


Bella e fiera, anche il principe Ufente s’innamora di lei; un amore impossibile, poiché la figlia del re è consacrata alla dea, e così per amarla, Ufente diventa un fiume, che ancora scorre presso Sezze, non lontano da qui. Camilla eccelle nell’uso del giavellotto e della fionda e diventa così abile da superare moltissimi uomini, lei che non sa filare e tessere.


Cresce la fama dell’amazzone, figlia del re e i Volsci. il popolo rapito da lei, le chiede di diventare regina. Ella accetta indossando il mantello porpora e si riprende il trono che le era stato strappato. Veloce come il vento, agile come una gazzella, cavalca con scudo e giavellotto. Il suo popolo si accalca lasciando i campi solo per vederla, mentre conduce in testa il corteo degli uomini che comanda.


Camilla, detta da Virgilio nell’Eneide, “vergine d’Italia”, porta un diadema d’oro e cavalcando si lascia ammirare da re Turno e dalla gioventù di Laurento. Uno straniero però era giunto sulle sponde del Lazio, Enea. Avrebbe combattuto contro re Turno a cui l’appoggio di Camilla non sarebbe mancato. Ella guida una schiera di cavalieri volsci e un’armata di fanti con armature di bronzo.

Re Latino aveva promesso la figlia Lavinia a Turno, ma ci ripensa, promettendola ad Enea, perché un oracolo gli predice tanta gloria per la sua stirpe. La regina Camilla fiera in guerra, roteando l’ascia contro i troiani si distingue per ardimento. Accanto a lei ci sono le fedeli ancelle, Acca, Latina, Tulla e Tarpeia. Tuttavia, il destino è in agguato e non si accorge dell’etrusco Arunte, pronto alla battaglia.


Eppure Camilla brandendo le armi intimorisce i nemici. E’ pronto intervenne re Tarconte per fermare i suoi, ormai male in arnese contro la regina Camilla. Quest’ultima, non si tira indietro davanti al troiano. Provocandola, la fa scendere da cavallo per sfidarla a duellare. La regina amazzone allora prende il cavallo dell’avversario per il morso, disarcionandolo. Velocemente lo finisce. L’oro delle armi è il bottino che Camilla vuole offrire a Diana. Tuttavia, imperversa la
battaglia, e Arunte scatta felino. Il guerriero scaglia il giavellotto contro la giovane amazzone, facendolo sibilare sinistro nel vento. Gli alleati della regina dei Volsci, capiscono voltandosi che l’amazzone è gravemente ferita. Camilla, intrepida, si strappa la lancia, ma la punta resta conficcata nel costato.


Lo spirito di Camilla, come scrive Virgilio nel libro XI dell’Eneide, va sdegnosamente nel regno delle ombre, poiché è giovanissima. Il rimpianto per via della giovinezza spezzata, è crudele e amaro da accettare. Andava cercando la bella morte, racconta così Virgilio, e lo faceva combattendo, a seno nudo al vento, contro nemici superiori per massa e ferocia. Anche Dante nel canto I del’Inferno fa ricordare Camilla da Virgilio, con Eurialo, Turno e Niso.

Lo fa nel secondo monologo, per voce di Virgilio, spiegando al fiorentino, il percorso che deve intraprendere. Le
tracce della nostra capostipite sono oggi rarefatte dopo quasi tremila anni. Sappiamo che nella frazione della “Lucerna”, sul confine con Pisterzo (Prossedi) e Amaseno (FR), vi sono dei resti romani, tra cui una costruzione in opus reticolatum. La chiamano la “Grotta della Camilla”, poiché secondo la leggenda, re Metabo si rifugiò in questi monti dopo la distruzione di Priverno.

3 Comments

  • Dante Iagrossi

    L’articolo ricostruisce in modi suggestivi e appassionati la figura di una donna speciale, forse non conosciuta ancora abbastanza, del tutto inconsueta per i suoi tempi, vera e indomita amazzone della libertà. La sua morte tragica consegna alla storia ed alla leggenda l’esempio di una giovinezza senza tempo, fatta di orgoglio e coraggio.

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