lunedì, Maggio 6

Casanova da spiaggia

Tra gli uccelli sono predominanti le coppie “chiuse”, per assicurarsi fedeltà e cura esclusiva e continua dei nidi e figli, mentre i mammiferi sono in gran parte infedeli, arrivando in certi casi ad estremi di notevole poligamia, anche in riva al mare. Un esempio di questa “società patriarcale e poligamica” è rappresentato dai leoni marini.

I leoni marini

Della famiglia di Otariini (orecchie piccole), i leoni marini si distinguono in sette specie, tra cui quella giapponese, estinta. Essi posseggono padiglioni, lunghe pinne anteriori e sono in grado di camminare a 4 zampe su terra. Di stazza notevole, in genere dai 150 ai 350 kg, vivono nelle acque basse presso la costa, tra le zone tropicali e subartiche, nutrendosi sia di pesci piccoli, come di sardine, sia di squali non grandi ed orche.

Nei lunghi viaggi per la ricerca di cibo, dormono appena un paio di ore al giorno, in profondità, mentre sula spiaggia anche una decina . Pur essendo ottimi nuotatori, infatti, preferiscono stare a lungo sulla spiaggia, abbastanza pacifici verso le persone, ma piuttosto intolleranti durante il periodo di riproduzione.

Aggressività territoriale

Tra maggio e luglio, i maschi combattono tra loro per accaparrarsi piccole zone di spiaggia, ma, dopo un paio di settimane, tornano al mare per il cibo. Poi, vedendo il loro territorio prescelto occupato da altri, devono ancora combattere per la sua riconquista. La madre cura il suo piccolo (di rado due) per soli 8 giorni. Infine, cercato il cibo per circa quattro giorni, lo allatta per tre giorni a terra.

Maschilismo pronunciato

Tra i maschi, che possono arrivare in casi eccezionali fino a 500 kg, il “beachmaster”, cioè l’alfa, pattuglia attentamente il suo pezzo di spiaggia, controlla che le femmine presenti non si accoppino con altri, cercando di dissuadere i rivali, con parate minacciose e vigorose vocalizzazioni. Se questo non basta, passa a violenti scontri fisici, per umiliare i rivali, soprattutto davanti alle femmine.

Allora gli accoppiamenti si succedono molteplici e vigorosi, fino ad una cinquantina, ognuno di 20 secondi, con l’ausilio di un osso penico, lungo fino a 30 cm. Le femmine accettano di buon grado il vincente, senza alcun corteggiamento, per avere un figlio dotato di buoni geni, mentre gli altri maschi (secondari) hanno di solito possibilità limitate di accoppiarsi.

Dopo mesi trascorsi a mangiare, essi posseggono abbastanza energia e grasso accumulato, che consente loro di attutire i forti colpi di petto e spalle. Di norma i genitali maschili sono posti in una sacca interna, per cui essi si possono spostare più facilmente senza danneggiarli, anche su spiagge pietrose.

Noi e i leoni marini

I leoni marini si possono ammaestrare abbastanza facilmente, con premi di cibo, arrivando, in zoo ed acquari, a raccogliere e far girare sul naso una palla, persino ad “applaudire” con zampe. Alcuni esemplari della Marina USA, sono stati addestrati anche all’individuazione di subacquei. Ritenuti serio pericolo per la pesca commerciale, in varie nazioni è stata stabilito un numero di uccisioni, dai 100 ai 200 esemplari. Sono rari gli attacchi documentati dei leoni marini all’uomo.

Pericoli

I leoni marini possono ferirsi a causa di reti o per ingerimento di plastiche o morire, perché affetti da certe malattie, come l’ influenza aviaria, provocata dal virus H5, che finora purtroppo non ha una cura specifica, e che provoca gravi danni muscolari, neurologici e respiratori.

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