sabato, Maggio 18

Che fine ha fatto il Covid19?

Il 5 maggio 2023 il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato la fine del Covid-19 come emergenza sanitaria globale dopo oltre tre anni di una pandemia che ha messo l’intero pianeta in ginocchio. Questa dichiarazione non significa che la malattia è sparita o é stata debellata definitivamente, ma più semplicemente, che non ci troviamo più di fronte a un evento pandemico che interessa con la dovuta gravità gran parte del mondo.

I dati ufficiali ad agosto 2023

Gli ultimi dati globali disponibili, che risalgono allo scorso 16 agosto ci forniscono il seguente quadro ufficiale degli effetti della pandemia.

  • 769.774.646​​ casi confermati nel mondo dall’inizio della pandemia
  • 6.955.141 morti (in realtà stime più realistiche quasi triplicano questo dato)

Nella regione OMS definita come Europa, i dati, invece, sono i seguenti:

  • 276.943.804 casi confermati
  • 2.250.324 morti

Il virus e gli animali

Ma che sta combinando il virus in questo momento, quando ormai da tempo i riflettori mediatici e le comunicazioni dei Governi si sono drasticamente abbassate? Uno studio interessante, coordinato dall’Università Statale dell’Ohio e pubblicato dalla rivista Nature Communications, ci indica come SARS-Cov-2 sta cercando “specie serbatoio” dove preservarsi e mutare ancora più velocemente.

Lo studio infatti ha scoperto che i cervi dalla coda bianca che vivono nello stato americano dell’Ohio sono pesantemente infettati dal Covid19 trasmesso loro dall’uomo e che il virus, in questa popolazione animale, muta tre volte più veloce che nell’uomo. Si tratta secondo i ricercatori di un ambiente ideale che fa prosperare le varianti, alcune delle quali estremamente pericolose.

I cervi selvatici dell’Ohio

Molti dei cervi testati, infatti, hanno contratto il virus a causa del contatto con gli esseri umani e ci sono già alcune evidenze che mostrano come il contagio possa avvenire anche nel verso opposto, dall’animale all’uomo. Questa bidirezionalità è una situazione piuttosto rara ma particolarmente pericolosa, I ricercatori tra novembre 2021 e marzo 2022, hanno raccolto più di 1.500 tamponi nasali da cervi selvatici e di questi oltre il 10% è risultato positivo. Le analisi genetiche hanno poi confermato oltre ogni ragionevole dubbio che 30 di questi casi sono dovuti ad una trasmissione da uomo ad animale.

Tenuto conto che il campione degli animali analizzati è piuttosto piccolo e che il passaggio di un patogeno da una specie all’altra è un evento piuttosto raro, 30 casi accertati costituiscono un numero che testimonia una relativa facilità di SARS-Cov-2 di muoversi da specie a specie.

Conclusioni

L’analisi dei campioni raccolti ha permesso anche di capire quali varianti sono presenti nei gruppi di cervi contagiati. E qui emerge un altro dato preoccupante, la variante dominante è la Delta e ci sono casi ancora della primissima variante del patogeno, l’Alfa. Il fatto che in questi animali proliferino ancora varianti non più presenti nell’essere umano è un’evidenza che desta molta preoccupazione.

In conclusione in questa fase di arretramento della pandemia, dovuta anche al massiccio utilizzo dei vaccini (al 13 di agosto erano state somministrate circa 13,5 miliardi di dosi), il pericolo proviene dagli spillover tra uomini e specie animali serbatoio, come i cervi dell’Ohio, che possono immettere nell’ambiente umano, varianti più aggressive e meno attaccabili dai vaccini attualmente disponibili.

N.B. dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

Foto di diane616 da Pixabay

Foto di Wilfried Pohnke da Pixabay

Fonti:

OMS

Governo italiano

ANSA

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