sabato, Luglio 27

E se domani

Il Festival di Sanremo è costellato di canzoni sbrigativamente scartate o che si sono piazzate agli ultimi posti della competizione canora ed invece hanno riscosso un incredibile successo di pubblico. Questa è la storia di una di queste.
Primi anni Cinquanta, Fausto Cigliano è un giovanotto napoletano (classe 1937) che suona il contrabbassso al Bar Marietta, un dancing-ristorante di Ischia quando viene notato dal maestro Cinico Angiolini, uno dei più popolari direttori d’orchestra dell’epoca e assoluto protagonista delle prime edizioni di Sanremo.
Le sue prime apparizioni al Festival non lasciano segni indelebili. Nel 1959 Cigliano vince il Festival di Napoli, allora altra grande kermesse canora ma il suo primo Sanremo non lascia praticamente traccia nonostante sia presente con ben due canzoni.
Nel 1960 partecipa con “Splende il sole” e nel 1961 con “Lei” in coppia con Joe Sentieri.
Nel 1964 la Cetra, la sua casa discografica, lo manda al Festival con un brano scritto da Giorgio Calabrese e Carlo Alberto Rossi, “E se domani”. E’ in coppia con Gene Pitney, cantante americano che si rivelerà non all’altezza nell’interpretazione della canzone.
Incredibilmente il brano viene escluso dalla finale ancora ospitata nel Salone delle Feste del Casinò.
Subito dopo il Festival Fausto Cigliano parte per il servizio militare ed esce dalle scene dello spettacolo per oltre un anno.
“E se domani” intanto è stata notata dall’entourage di Mina, in particolare uno degli autori Carlo Alberto Rossi che si vuol far perdonare il non entusiasmante successo sanremese precedente di “Le Mille Bolle Blu”, che aveva fatto decidere la cantante di non calcare più palcoscenici di competizioni canore lo propone alla cantante.
Rossi fatica a convincere Mina, ma alla fine la spunta e nel novembre del 1964 fa uscire il suo 65mo singolo con l’accoppiata Un anno d’amore/E se domani.
Il successo è strepitoso.

ll brano, che era passato quasi inosservato al Festival arrivando penultimo, forse per le ardite e troppo cerebrali ipotesi (“mettiamo il caso”, “e sottolineo se”…) del testo, pur in presenza di una melodia elegante e non ripetitiva, nell’interpretazione di Mina si prende subito la sua grande rivincita, diventando un classico della musica italiana.

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