Ogni volta che la signora Annamarie Schrödinger, moglie del celebre Erwin, prendeva il té non poteva fare a meno di pensare alla spiegazione che Albert Einstein gli aveva dato una volta sul perché le foglie di té che sono più pesanti dell’acqua, si raccolgono nel centro della tazza, quando giriamo la bevanda ambrata con il cucchiaino.
Una spiegazione che il grande Albert aveva addirittura pubblicato su una rivista scientifica nel 1926. Perché queste foglioline, dunque, resistono all’effetto centrifugo e si ammassano al centro della tazza?
L’elemento centrale della spiegazione è che il liquido non ruota come un corpo rigido per effetto dell’attrito con le pareti e il fondo della tazza. Le differenze di velocità generano quindi differenze di pressione in base all’effetto Bernoulli.
Una differenza di pressione si sviluppa su ogni piano orizzontale e la pressione aumenta in prossimità delle pareti della tazza dove la velocità è inferiore a causa dell’attrito. La stessa cosa avviene verticalmente dove la pressione aumenta verso il fondo della tazza e la velocità diminuisce a causa dell’attrito.
Queste differenze di pressione agiscono sul liquido come forze e lo mettono in movimento con quello che in idrodinamica è chiamato flusso secondario. Girando il té con il cucchiaino la superficie si incurva e le foglioline vengono allontanate dal centro della tazza. Quando togliamo il cucchiaino dalla tazza la superficie diventa piatta, la massa del té si riequilibra e le differenze di pressione diminuiscono, a questo punto grazie all’inversione del flusso secondario, le foglioline tornano ad ammassarsi verso il centro della tazza.
Quanta fisica in azione mentre sorseggiamo la miscela preferita della bevanda cara a gran parte degli abitanti del nostro pianeta!