Il periodo che va dalla fine del II secolo a gran parte del III, per l’Impero Romano sono anni caratterizzati da grande instabilità. Sempre di più gli imperatori non sono in grado di assicurare una successione dinastica ma sono le Legioni periferiche o la Guardia pretoriana che acclamano i loro comandanti, imponendoli con la forza sul trono di Roma. È in questo quadro caotico che maturano le condizioni che faranno di un giovanissimo di nome Eliogabalo, imperatore di Roma per una breve stagione.
Macrino, l’usurpatore
È quello che accade dopo l’uccisione di Caracalla, che non avendo eredi diretti, aveva scelto il figlio di una cugina Sesto Vario Avito Bassiano come successore al trono. Approfittando dell’incertezza di questa fase di transizione, Macrino, comandante dei pretoriani, il reparto militare che fungeva da guardia del corpo del sovrano, si ribella e con la forza si autoproclama Imperatore.
La sua prima mossa è quella di esiliare l’intera famiglia Bassiano nella città siriana di Emesa (l’attuale Oms). Qui il piccolo Sesto Vario Avito diventa giovanissimo gran sacerdote di Elagabal, il dio solare della città di Emesa, (letteralmente El vuol dire «divinità» e Gabal «montagna», Elagabal è quindi il «dio della montagna») e viene, per questo, soprannominato Eliogabalo.
Si tratta di un culto monoteistico, con forti componenti magiche ed esoteriche in netta contrapposizione con il politeismo romano ancora prevalente nell’impero. Eliogabalo è un giovane dalla bellezza quasi femminea e con un carattere che nel tempo assumerà un carisma anarchico e trasgressivo, anche per una società aperta come quella romana.
La fine di Macrino
L’usurpatore Macrino però ha commesso un errore nell’esiliare la famiglia Bassiano non li ha privati delle ingenti ricchezze. Questa grande disponibilità “finanziaria” da a Giulia Mesa, la volitiva e intraprendente nonna di Eliogabalo la possibilità di corrompere le truppe romane di stanza in Siria. Nello stesso tempo diffonde una campagna di disinformazione tesa a sostenere la tesi che il nipote sia figlio del defunto imperatore Caracalla. Sua figlia e madre di Eliogabalo, Giulia Soemia, conferma e sostiene questa fake news.
Macrino che dimostra di non avere alcuna dote politica, commette un secondo errore, taglia i donativi alle Legioni. Risultato i militari si rivoltano contro Macrino il 15 maggio del 218 e l’8 giugno le truppe di Macrino furono sconfitte nella battaglia di Antiochia.
Macrino cerca di organizzare la fuga e invia il figlio Diadumeniano come ambasciatore alla corte partica mentre egli stesso si dirige a Roma per garantirsene l’appoggio. Catturato in Anatolia, presso la regione costiera della Cappadocia, dopo un tentativo di fuga, viene giustiziato come usurpatore, dopo aver saputo che il figlio Diadumeniano era stato ucciso a Zeugma dai Parti.
Eliogabalo diventa imperatore
Quello stesso anno, a soli 15 anni Eliogabalo viene acclamato imperatore. Il Senato romano conferma questa nomina e così il giovane imperatore intraprende un lungo e fastoso viaggio verso la Città Eterna. Giunto a Roma, nel 219, Eliogabalo come punto principale del suo programma vuole riorganizzare i culti romani intorno al Dio del Sole caldeo, per questo si è portato dalla lontana Siria, un monolite nero, che si ritiene caduto dalla volta celeste.
Il giovanissimo imperatore dimostra subito il suo scarso interesse per gli affari di stato, mentre concentra tutto il suo impegno nella supremazia del nuovo culto. Fa costruire un edificio sul Palatino, l’Elagabalium, copia più sontuosa ma ridotta del tempio siriano dedicato al Dio. Aiutato dalla nonna e dalla madre Eliogabalo si impegna a ridisegnare le tradizioni e le istituzioni romane, creandosi così i primi nemici.
le rose di Eliogabalo
Giulia Mesa, la kingmaker
L’innovazione più trasgressiva per i tempi e il conferimento alla nonna e alla mamma del titolo di Auguste, mai ricoperto prima da una donna e come se non bastasse costituisce anche un piccolo senato femminile, il senaculum mulierum, con sede al Quirinale, presieduto da Giulia Mesa e Giulia Soemia. Pur trattandosi di un organismo che si occupava di questioni minori e che non ha certo il potere del Senato, rappresenta una rottura inaudita rispetto al ruolo della donna nella società romana e questo farà storcere il naso a molti.
Giulia Mesa, la nonna, al contrario del defunto Macrino, conosce bene l’arte della politica romana, i suoi intrighi ed i pericoli che incombono sulla testa del giovanissimo imperatore. Il primo passo è dare stabilità alla posizione della famiglia e quindi induce Eliogabalo a sposare in fretta e in furia Giulia Cornelia Paula. Sarà il primo dei cinque matrimoni nella vita brevissima dell’imperatore.
Una sessualità fluida
Eliogabalo è trasgressivo anche nella sessualità. Oggi lo definiremmo una persona fluida. Due dei suoi cinque matrimoni saranno con uomini, ma l’unione che farà più scandalo e scuoterà le coscienze di gran parte dei romani sarà quello con la sacerdotessa vestale Aquilia Severa. Consacrate alla dea Vesta fin dall’istituzione dell’Ordine, ai tempi dei primi re di Roma, reclutate da bambine e dedite al culto per trent’anni, le Vestali hanno l’obbligo di rimanere vergini per l’intero servizio, concentrate soltanto ad impedire che il fuoco di Vesta si spenga.
Questa tradizione secolare, infranta con disinvoltura da Eliogabolo gli alienerà gran parte delle simpatie del popolo. Gli eccessi poi dell’imperatore, quali le Naumachie con il Circo Massimo allagato di vino, processioni di animali esotici, banchetti pantagruelici, finiscono per farlo sembrare un “estraneo” e i suoi nemici iniziano a definirlo un “barbaro”.
La fine di Eliogabalo
Le sue stravaganze poi nell’ambito degli affari di stato sono sconcertanti per l’elite romana, nomina atleti, cocchìeri e perfino schiavi ad altissime posizioni della burocrazia statale romana. Ma alla fine la goccia che farà traboccare il vaso del malcontento di senatori, patrizi e popolo sarà la pretesa di Eliogabolo di ridisegnare la cosmogonia degli dei romani, integrandoli e sottomettendoli al Dio del Sole, Elegabal. A comprendere per prima come il pericolo di un’estromissione violenta del nipote dal trono sia ormai imminente, ancora una volta e Giulia Mesa.
Questa donna dalla tempra d’acciaio e dal fiuto politico eccelso non esita e capisce che per salvarsi deve sacrificare questo nipote anarchico e alieno rispetto alla società romana. Il primo ostacolo è quello di individuare un sostituto. Giulia Mesa si rivolge all’altra figlia, Giulia Mamea, e al figlio di lei, il tredicenne Alessiano (che assumerà il nome di Alessandro Severo).
Statua di Alessandro Severo
La rivolta dei pretoriani
Eliogabalo viene convinto ad associare il cugino al potere per lasciare a lui le cure secolari e meglio dedicarsi a quelle religiose, che a parte il sesso e le feste, era l’unica cosa che davvero lo interessasse. Alessandro viene adottato dal cugino il 21 giugno 221, ricevendone il titolo di Cesare. Eliogabalo ha 18 anni, il cugino 12. I rapporti tra i due si deteriorarono rapidamente. L’imperatore aveva forse finalmente percepito come il cugino si preparasse, con il favore dei militari, ad estrometterlo dal trono.
Ordisce allora un complotto per eliminare Alessandro ma fallisce, rivelando ancora una volta l’inadeguatezza politica di Eliogabolo. La guardia pretoriana lo assassinerà, insieme alla madre, l’11 marzo 222. I loro corpi furono straziati e quello dell’imperatore gettato nel fiume Tevere, di quello della madre si perse ogni traccia. Sul giovane imperatore devoto cultore di Eligabal, il dio del Sole caldeo, fu ordinata la damnatio memoriae, le sue statue furono distrutte, il nome cancellato dai documenti e dalle iscrizioni, fu proibito piangerlo pubblicamente e seppellirlo.
Giulia Mesa, la divina
Immagine di Giulia Mesa incisa su un antoniano
Il tempio di Elegabal viene distrutto e il monolite nero che lo rappresentava rispedito ad Emesa. E Giulia Mesa, la nonna di ferro, come esce dall’assassinio del nipote a cui aveva attivamente contribuito. Lei e l’altra figlia di fatto svolsero un’attiva opera di reggenza dell’impero. Alessandro aveva infatti appena 12 anni. Lo dimostrerebbero le incisioni dedicati all’imperatore che si rivolgono a lui come Juliae Mamaeae Aug (ustae) filio Juliae Maesae Aug (ustae) nepote (figlio di Julia Mamaea e nipote di Julia Maesa).
Giulia Mesa morirà nel 226 e viene immediatamente divinizzata, confermando così il ruolo fondamentale svolto in quella stagione così turbolenta dell’Impero Romano.
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