sabato, Maggio 11

Emmeline Pankhurst, la paladina del voto alle donne

La storia deve molto a Emmeline Pankhurst, una delle prime suffragette che dedicò tutta la sua vita per far ottenere alle donne il diritto di voto. Emmeline nasce a Manchester, il 15 luglio 1858 anche se lei per tutta la vita cercò di accreditare come giorno di nascita, il 14 luglio. La data della presa della Bastiglia le sembrava più appropriata per la battaglia politica e civile che condusse per l’intera esistenza a favore del suffragio universale.

Una famiglia progressista

Manchester era all’epoca una popolosa cittadina industriale, centro della lavorazione del cotone e più in generale dell’industria tessile, con una forte componente di immigrati provenienti dalla Scozia, dal Galles e dall’Irlanda. La famiglia di Emmeline è una classica famiglia piccolo borghese, il padre Robert Goulden era un modesto commerciante, la madre Sophia Jane Craine, proveniva dall’isola di Man e aveva un carattere battagliero e intraprendente.

I due formavano una coppia affiatata nella vita ma anche per quanto riguardava l’impegno civile, di idee progressiste erano entrambi a favore dell’emancipazione femminile e del diritto di voto alle donne. I due ebbero ben dieci figli ed Emmeline era la maggiore delle bambine.

Educazione e contraddizioni

Fin dalla tenerissima età la Pankhurst si distinse per l’intelligenza pronta e vivace, a soli quattro anni sapeva già leggere. A dodici era incaricata di leggere ad alta voce per tutta la famiglia il «Women’s Suffrage Journal» redatto da Lydia Becker, vera e propria bibbia per coloro che si battevano per il diritto di voto alle donne.
Nonostante le idee progressiste e l’impegno politico per maggiori diritti sociali delle donne, i genitori di Emmeline non riconoscevano gli stessi vantaggi educativi alle figlie femmine rispetto ai maschi. I genitori pensavano che le ragazze avessero maggiormente bisogno d’imparare l’arte “di rendere attraente la casa” assieme alle altre abilità desiderate dai potenziali mariti e che il loro obiettivo principale fosse quello di sposare un “buon partito” che le esonerasse dal bisogno di dover provvedere economicamente a se stesse.

Nonostante questo anacronistico comportamento i genitori giuocarono un ruolo fondamentale nella presa di coscienza politica di Emmeline che si trovò ben presto coinvolta nelle discussioni e nell’impegno civile della coppia. È la stessa madre a portarla con se nelle infuocate assemblee dove si discute non soltanto del diritto di voto per l’altra metà del cielo, ma anche più in generale dell’emancipazione femminile.

L’incontro con Richard M. Pankhurst

A poco più di sedici anni si recò a  Parigi per frequentare l’École normale supérieure di Neuilly-sur-Seine; l’istituto metteva a disposizione degli allievi lezioni di chimica e contabilità oltre alle tradizionali arti femminili come il ricamo. La passione per lo studio la travolge tanto che quando nel 1878 torna a Manchester ritornò al collegio scolastico che aveva frequentato prima di Parigi con la sorella minore Mary come sua tutrice personale. Con Mary svilupperà un rapporto speciale che solo la morte sarà in grado di sciogliere.

Terminati gli studi riprende a frequentare gli ambienti delle suffragette ed è qui che incontra l’avvocato Richard Marsden Pankhurst, che era stato autore benemerito di un progetto di legge a favore del voto alle donne, che era stato bocciato per soli 32 voti. Pankhurst ha 25 anni più di Emmeline ma la stima reciproca, la comunanza politica e l’attivismo in favore delle donne, li avvicinano al punto che i due si innamorano e si sposano il 18 dicembre 1879. Il loro matrimonio sarà benedetto da cinque figli: Christabel, Sylvia, Francis, Adela ed Henry Francis.

Perdite

Nel 1888 il piccolo Henry Francis muore di difterite. Il dolore dei due genitori è immenso. Nonostante i quattro figli Emmeline non diminuì il suo impegno politico e aderì alla Women’s Franchise League, molto attiva nell’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguardo ai diritti delle donne, e nel 1893, entrò a far parte del consiglio dei tutori della Poor Law, che gestiva il ricovero dei poveri a Manchester.

Un altro lutto colpisce la vita di Emmeline, improvvisamente il 5 luglio 1898 muore d’infarto il marito. Richard aveva sessantadue anni. Rimasta vedova con quattro figli, Emmeline, anche per onorare il comune impegno civile vissuto con l’amato marito, prosegue la sua attività di paladina dei diritti delle donne. Insieme alla mamma, si impegnano in tal senso le figlie Sylvia e Adela, ormai cresciute e fervide attiviste a favore dell’emancipazione femminile sia in ambito sociale che politico.

Emmeline fonda la Women’s Social and Political Union

Nel 1903 la Pankhurst era ormai convinta che anni di discorsi e promesse sul suffragio femminile da parte dei parlamentari non avessero condotto a niente. Anche se i “Suffrage Bills” introdotti rispettivamente nel 1870, nel 1886 e nel 1897 davano un modesto e limitato “contentino” rispetto alle elezioni locali, il senso prevalente era quello di una sconfitta.

Emmeline decide quindi di passare all’azione, nel novembre 1903, insieme a Mary e alle figlie Sylvia e Adela e ad alcune decine di suffragette fonda  la Women’s Social and Political Union (Unione sociale e politica femminile – WSPU), un’organizzazione aperta solo alle donne e concentrata sull’azione diretta per ottenere il  diritto di voto. La parola d’ordine è il passaggio ad azione dimostrative, eclatanti, anche ai limiti della legge.

Le militanti della WSPU oltre che per la loro intraprendenza e la loro dialettica si distinguevano per l’eleganza nel vestire, come a ribadire che la lotta per un sacrosanto diritto civile non precludeva l’affermazione della loro femminilità. Nel 1906 sono presenti al raduno del Partito Liberale inalberando cartelli con su scritto VOTO ALLE DONNE, si scatenò un parapiglia ed alcune di loro, fra le quali la figlia primogenita Christabel vengono arrestate.

Emmeline in prigione

Emmeline stessa venne arrestata per la prima volta nel febbraio 1908 quando cercò di fare irruzione nel Parlamento per presentare una risoluzione di protesta al Primo Ministro Herbert Henry Asquith. Fu accusata di aver ostacolato i lavori di pubblico ufficio e condannata a sei settimane di carcere.  Così racconta la sua detenzione: «Mi vennero date delle lenzuola grezze, un asciugamano, una tazza di cioccolata fredda e una spessa fetta di pane nero. Mi sono subito ammalata per le correnti d’aria. Mi faceva male la testa. Non sono riuscita a dormire. Me ne sono stata per tutta la notte a soffrire il freddo, respirando a fatica, dolorante per la stanchezza e completamente sveglia».

Nonostante questo il movimento cresce e per i politici e l’opinione pubblica più conservatrice diventa difficile relegarlo ad una marginalità che non gli appartiene più.

La grande manifestazione di Hyde Park

Il 21 giugno 1908 mezzo milione di attiviste si riunirono a Hyde Park per chiedere il voto per le donne; il Primo Ministro  e i maggiori leader parlamentari risposero con malcelata indifferenza. Sdegnate da questa intransigenza e dalla presenza di membri della polizia in borghese, alcune tra i membri della WSPU incrementarono la radicalità delle loro azioni. La Pankhurst coprì con la sua approvazione le azioni più dirompenti delle suffragette.

L’inasprimento della lotta portò all’incarcerazione di oltre 450 militanti e molte di loro attuarono in carcere lo sciopero della fame e furono sottoposte ad alimentazione forzata, inserendo a forza un tubo di gomma nello stomaco attraverso il quale si faceva defluire del cibo. Questa pratica barbara fece rischiare la vita a molte suffragette ed alcune di loro riportarono danni irreversibili all’esofago.

Intanto la fama della leader della WSPU travalica l’Atlantico ed Emmeline viene invitata negli Stati Uniti dove verso la fine del 1909 terrà una serie di conferenze affollatissime. Nel 1910 però l’organizzazione si spacca, l’ala minoritaria più radicale non approva la moratoria accettata dalla Pankhurst in cambio dell’approvazione del Conciliation Bill, che concedeva il diritto alle donne che possedevano un immobile.

La marcia delle 600 suffragette vestite di bianco

Per appoggiare questa legge la WSPU organizzò una marcia aperta 617 donne vestite di bianco, erano le suffragette che avevano subito periodi di detenzione. Ancora una volta però Asquith, il misogino Primo Ministro inglese, decise di rinviarne l’attuazione scatenando l’ira delle suffragette. Il 18 novembre 300 militanti guidate da una furibonda Emmeline marciaronono verso la Camera dei Comuni, la polizia a cavallo e a piedi, le accerchiò, caricandole e picchiandole brutalmente.

A loro volta le suffragette reagirono con violenza a questa aggressione. Centinaia di militanti furono incarcerate e alcune di loro furono sottoposte ad alimentazione forzata, tra queste l’amata sorella di Emmeline, Mary Jane, che morì il giorno di Natale dopo sofferenze atroci: ed è considerata la prima donna martire delle suffragette, ma non certamente l’ultima.

La protesta diventa violenta

Le azioni violente e radicali si diffusero per tutto il paese. «Accendemmo la torcia,» racconta Emmeline nella sua autobiografia «dovevamo rendere l’Inghilterra e ogni settore della vita inglese instabile e pericoloso.» Guerriglia e devastazioni si susseguirono ininterrottamente, la reazione della polizia fu altrettanto dura Emmeline e molte militanti arrestate. La figlia Christabel riuscì a fuggire in Francia poco prima di essere arrestata.

L’ondata di violenze perpetrate verso chi non c’entrava niente rispetto alla pervicacia del governo però aliena molte simpatie alle suffragette ed anche alcune attiviste si rivoltano verso la leadership delle Pankhurst accusate di aver sposato una linea d’azione troppo radicale. La WSPU subirà forti defezioni. Ed è in questo clima teso e divisivo che il 2 aprile 1913 si apre il processo contro Emmeline. La condanna sarà pesante: tre anni di lavori forzati.

Emmeline matura un ripensamento

Emmeline adottò uno sciopero della fame che gli fece perdere dieci chili. A lei fu risparmiata l’alimentazione forzata. Smagrita, sofferente di scompensi cardiaci, quasi in stato di incoscienza fu ricoverata in una casa di cura. Intanto le tattiche di guerriglia non accennavano a placarsi e il protrarsi di queste azioni sempre più violente, riportò in carcere Emmeline che attuò lo sciopero del sonno come protesta.

Questa situazione portò Emmeline ad un ripensamento sulla linea d’azione adottata che alla fine aveva provocato una spaccatura trasversale non soltanto nella WSPU, ma anche nella famiglia, da un lato le irriducibili e radicali figlie Sylvia e Adela, dall’altra la stessa Emmeline e l’altra figlia Christabel, convinte che era tempo di adottare forme di lotta non violente, anche per recuperare l’appoggio di quella parte di opinione pubblica che si era allontanata dalle sacrosante rivendicazioni delle suffragette.

Quando la prima guerra mondiale iniziò nell’agosto del 1914 Emmeline e Christabel considerarono che la minaccia rappresentata dal reich tedesco fosse un effettivo pericolo per tutta l’umanità e che il governo britannico aveva bisogno del sostegno di tutti i cittadini. Esse pertanto persuasero la WSPU ad interrompere tutte le attività militanti fino a quando il conflitto non fosse terminato.

La fine della WSPU

Ormai però i dissensi all’interno dell’organizzazione erano insanabili e nel novembre del 2017 la WSPU cessò di esistere. L’anno successivo con la Representation of the People Act veniva concesso il diritto di voto a tutti gli uomini che avessero compiuto ventun anni e alle donne di età superiore ai trenta. Emmeline andò a vivere a Toronto, con quattro ragazzine che aveva adottato durante la guerra. Tornerà in patria nel 1926 e sorprendendo tutti si candiderà per un seggio al Parlamento con il Partito Conservatore. Non sarà eletta.

Emmeline Goulden Pankhurst morì il 14 giugno 1928, a sessantanove anni, compianta in tutto il mondo e salutata dal «New York Herald Tribune» come «la protagonista principale della lotta per l’eleggibilità delle donne». Per poco più di due settimane non potrà assistere alla promulgazione il 2 luglio di una legge nella quale il governo estendeva il diritto di voto a tutte le donne, che come gli uomini, avessero compiuto ventuno anni di età.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Musini, Daniela. Le indomabili: 33 donne che hanno stupito il mondo

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