sabato, Luglio 27

Eureka!

Fin dalle scuole medie apprendiamo il cosiddetto principio di Archimede che recita «ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido (liquido o gas) riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato».

Archimede di Siracusa, nato probabilmente nel 287 a.c. nella magnifica città greca siciliana e morto sempre a Siracusa nel 212 a.c. è stato uno dei più grandi scienziati dell’antichità. I contributi di Archimede spaziano dalla geometria all’idrostatica, dall’ottica alla meccanica. Fu in grado di calcolare la superficie e il volume della sfera e intuì le leggi che regolano il galleggiamento dei corpi, diede anche un formidabile contributo all’arte militare.

La sua vita straordinaria ci è nota attraverso una serie di aneddoti e leggende, una delle quali, forse la più celebre racconteremo in questo post.
Gerone II, tiranno di Siracusa per celebrare una sua vittoria aveva consegnato ad un orafo un certo quantitativo di oro massiccio con l’ordine che gli fosse fabbricata una corona. L’orafo svolse sollecitamente il suo lavoro, ma Gerone, che era di natura sospettosa, rimirando il prezioso manufatto si chiese se esso fosse stato interamente realizzato con il prezioso metallo o se l’orafo per imbrogliarlo non avesse fatto la corona con un altro metallo, magari argento, rivestendola poi d’oro.

Gerone non voleva scalfire la corona rovinandola per accertarsi di questa eventualità e quindi mandò a chiamare Archimede commissionandogli l’incarico di scoprire la verità.
Archimede si mise sollecitamente al lavoro anche perchè non era salubre prendere alla leggera un ordine del Tiranno di Siracusa.
Dapprima tento di risolvere il problema attraverso la geometria, ma ricavare il volume della corona si rivelò impossibile, l’oggetto era pieno di incavi, sbalzi, intarsi. Archimede pensava continuamente a come risolvere questo problema, anche nei momenti di relax, un giorno mentre rimuginava sul dilemma, entrando in una vasca d’acqua per concedersi un bagno ristoratore, si accorse che immergendosi il livello dell’acqua saliva improvvisamente.
Un’intuizione folgorante si fece strada nella mente di Archimede, aveva capito il collegamento che esisteva tra l’immersione di un corpo nell’acqua e l’effetto che questo gesto provocava.
Racconta Marco Vitruvio Policone, un architetto vissuto circa un secolo dopo, che Archimede uscì dalla vasca e corse verso il suo laboratorio seminudo, gridando “Eureka!” che in greco, come sappiamo, significa “Ho trovato!”.
Immediatamente si accinse ad un esperimento per verificare la sua intuizione. Prima di tutto pesò su una bilancia la corona d’oro, poi fuse un lingotto d’oro puro della stessa massa. Adesso la corona di Gerone ed il lingotto d’oro fuso da Archimede avevano lo stesso peso.
Quindi Archimede pesò nuovamente la corona, ma stavolta mentre era immersa nell’acqua e la stessa cosa fece con il lingotto. L’intenzione era raffrontare le loro densità e stabilire se la corona fosse interamente realizzata con l’oro del Tiranno di Siracusa.
Archimede scopri’ che l’orafo aveva fatto la cresta. Gerone informato dei risultati si compiacque calorosamente con il suo scienziato per essere riuscito a venire a capo del problema in cosi poco tempo e senza produrre neppure un graffio alla corona.
Mi chiedete dell’orafo? Per lui e la sua testa le cose andarono meno bene, Gerone era un tipo che non scherzava!

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