lunedì, Aprile 29

Gli adoratori del cocco

La palma da cocco (Cocos nucifera) è una pianta della famiglia delle Arecacee, originaria delle isole con clima tropicale del Sud-est asiatico, soprattutto delle isole delle Filippine e delle aree costiere dell’India. È una pianta imponente e slanciata che può raggiungere i 40 metri di altezza e un diametro di 50-70 cm. La caratteristica più conosciuta è singolare è il frutto, detto comunemente noce di cocco dal peso di circa 1 chilogrammo.

La noce di cocco è un po’ come il maiale, non si butta via niente. Nel duro guscio che racchiude i semi troviamo cibo ipercalorico e acqua potabile e poi fibre con le quali si possono confezionare corde, mentre il guscio stesso può essere utilizzato per produrre del carbone. Per questa sua versatilità e utilità nelle economie di sussistenza di molte isole, il cocco è stata una pianta spesso elevata ad uno status quasi divino. Il culto più stravagante e tragico del cocco però lo ha promosso un uomo della vecchia Europa e non un isolano dei mari del Sud-Est asiatico.

L’uomo in questione è August Engelhardt e nasce il 27 novembre del 1875 a Nürnberg, in Germania. In età adulta fonderà il Sonnenorder, l’ordine del sole, un culto di adoratori del sole, nudisti, che si nutrono soltanto di noci di cocco. Studia chimica e fisica prima di lavorare come aiuto-farmacista, in questo cruciale passaggio della sua gioventù matura la convinzione che la salute delle persone deve passare attraverso un contatto più intimo e rispettoso della natura.

Per qualche tempo aderisce al Lebensreform (riforma dello stile di vita), un movimento che anticipa di molti decenni i “figli dei fiori” che promuove la liberazione sessuale, la medicina alternativa e, in generale, una vita a contatto con la natura, fondata sui principi dell’alimentazione vegetariana e del nudismo. Le idee di August però sono ancora più radicali, non tutte le piante sono meritevoli di far parte della dieta alimentare, solo quelle più vicine al Sole hanno i requisiti giusti per regalare salute e longevità agli uomini e la scelta di questo singolare personaggio cade sul cocco.

Così nel luglio del 1902, incassata una buona eredità, si imbarca per l’arcipelago di Bismarck, oggi parte della Papua Nuova Guinea, dove arriva il 15 settembre. Qui acquista, per 41.000 marchi, 75 ettari di una coltivazione di noci di cocco e banane sull’isola di Kabakon, un atollo corallino i cui restanti 50 ettari sono una riserva protetta residenza di 40 melanesiani.

In questa sperduta isoletta Augustus mette in pratica la sua filosofia di vita, vive nudo, in una capanna di tronchi e si nutre solo di noci di cocco, convinto che (forse per l’altezza della palma) che questo frutto, essendo più vicino al Sole possa addirittura donare l’immortalità. Come tutti i “profeti” Augustus sente il bisogno di fare proselitismo e offrire la sua “verità” al mondo e propaganda le sue idee in Germania, promettendo di pagare il viaggio a chi vorrà riconvertire la sua vita secondo il suo credo.

Così alla spicciolata arrivano nell’isola una trentina di adepti molti dei quali muoiono entro poco tempo dall’arrivo per malnutrizione, infezioni e malaria. In qualche anno Engelhardt rimane solo e torna ad essere l’unico bianco dell’isola, tutti i suoi seguaci sono morti. Qualche occasionale turista si fa fotografare insieme a quello che è ormai diventato un personaggio stravagante quanto patetico. Lo si vede nelle foto emaciato e smunto e con le gambe bendate per le numerose ulcere frutto della prolungata malnutrizione.

Il 6 maggio del 1919, il suo corpo viene trovato privo di vita sulla spiaggia. Con la morte di Agustus finisce anche la setta degli adoratori del cocco ma non la fortuna di questo frutto che è entrato nella vita degli italiani soprattutto per l’associazione con l’estate e i venditori che al grido di “Cocco bello” percorrevano (e percorrono) i nostri litorali.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

L’incredibile viaggio delle piante di S. Mancuso

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