sabato, Luglio 27

Il domani che verrà: La variabile demografica – Ep. 1

Immaginare il futuro non è patrimonio esclusivo degli scrittori di fantascienza, anche gli scienziati sulla base dei dati disponibili, di trend inequivocabili e proiezioni probabilistiche possono tracciare scenari verosimili di quello che potrà accadere tra 10, 20 o 50 anni. Potrà, l’uso di questo verbo è voluto, perché fortunatamente il futuro non è scritto in una proiezione immodificabile: coraggiose e lungimiranti scelte politiche, rivoluzioni tecnologiche, scoperte ed invenzioni possono disegnare uno scenario piuttosto che un altro. Iniziamo con oggi un tentativo di occhieggiare il futuro che verrà sulla base delle previsioni di eminenti scienziati su aspetti diversi della vita dell’umanità.

La variabile demografica è una delle incognite su cui l’umanità si misurerà con crescente drammaticità nei prossimi anni. Dobbiamo alla rivoluzione verde della metà del Ventesimo secolo che combinava lo sviluppo di varietà vegetali ad alta produttività con la disponibilità di un ampia gamma di fertilizzanti chimici se il pianeta riesce, con una certa difficoltà, a sostenere le esigenze alimentari di sei miliardi e mezzo di persone.

Riusciremo a fare altrettanto quando nel 2050, secondo le stime più recenti, toccheremo i 9 miliardi di esseri viventi? L’incremento maggiore della popolazione si registrerà in Asia ed in Africa, continenti che già adesso mancano delle risorse economiche ed infrastrutturali necessarie per assicurare livelli nutritivi sufficienti ed adeguati.

Non ci sono garanzie che la produttività agricola cresca per far fronte all’incremento demografico, anzi gli effetti del cambiamento climatico (desertificazione di determinate aree, erosione dei suoli, perdita di biodiversità) fanno ritenere che ci sarà una flessione della produttività agricola.

Le prospettive non sono migliori per l’acqua. Al momento 750 milioni di persone vivono in condizioni di scarsità idrica, cifra che nel 2025, dovrebbe salire fino al numero impressionante di 3 miliardi di esseri umani. E’ evidente come il tema della sostenibilità demografica, alimentare ed energetica sarà la sfida del ventunesimo secolo. La crescita demografica produrrà anche distorsioni per fasce d’età che rischiano di avere effetti durissimi sulla sostenibilità dei sistemi di assistenza sanitaria e di welfare. Nel Regno Unito il numero degli ultra settantacinquenni passerà dai 5,1 milioni del 2012 ai 6,6 milioni del 2022. Nel 2050 un terzo degli abitanti dei paesi più sviluppati avrà più di sessanta anni.

La crescita demografica accentuerà un fenomeno già certificato dalle Nazioni Unite nel 2007 con un rapporto che indicava come la metà della popolazione mondiale vivesse in città. Un processo di urbanizzazione che non conosce tregua e che sta creando un deserto nelle zone rurali del pianeta.

Esistono oggi numerose megalopoli che sorgono soprattutto nelle nazioni emergenti di Asia, Africa e Sud America. Naturalmente la crescita a dismisura di queste enormi città non significa che esse prosperino,bastano gli esempi delle favelas di Rio deJaneiro o di San Paulo per capire come il gigantismo non sia foriero di maggiore benessere. E’ probabile che le città del prossimo futuro si ingrandiranno con una serie di squallidi slum periferici intorno ad un centro economico e finanziario scintillante, amplificando anche urbanisticamente profonde differenze sociali ed economiche.

L’effetto attrattivo delle città è certificato anche da uno studio delle Nazioni Unite che stima fino ad oggi in 200 milioni le persone che sono migrate dal proprio paese verso l’estero e quasi in 750 milioni coloro che sono migrati rimanendo all’interno dei confini patrii, dalle campagne alle città, alla disperata ricerca di una migliore qualità della vita.

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