sabato, Maggio 4

Il mistero dei babbuini sacri

Gli Antichi Egizi avevano un rapporto particolare con gli animali. Per loro molti di essi avevano un collegamento speciale con le divinità che adoravano: lo sciacallo era associato al dio della morte Anubi, il falco al dio del cielo Horus e l’ippopotamo al dio della fertilità Hueret.

Non tutti sanno però che anche una specie ben precisa di babbuini era considerata sacra in quanto incarnazione del dio della Luna e della saggezza Toth e intimamente connessa con il dio del Sole, Ra. Si tratta del babbuino amadriade (Papio hamadryas), un primate i cui maschi possono raggiungere i 90 centimetri di altezza, con un peso di circa venti chili, un folto mantello bianco-grigiastro, una vera e propria criniera sul collo e sulle spalle che si ferma al bacino; la faccia è glabra, nera e con un muso canino.

Diverse mummie imbalsamate ritrovate, come ad esempio EA6736, scoperta nel tempio di Khonsu, a Luxor e risalente ad un periodo oscillante tra il 1550 e il 1069 avanti Cristo testimoniano l’importanza di questi animali per gli antichi egiziani. Questa particolare adorazione può sembrare alquanto strana in considerazione che i babbuini sono considerati una delle specie più infestanti e moleste dell’Africa subsahariana.

I babbuini sono un vero flagello per gli agricoltori di sussistenza di queste zone dell’Africa e sono in grado con le loro incursioni sfacciate e frequenti di dimezzarne i raccolti. L’avversione nei loro confronti è altissima ed in queste regioni africane non c’è traccia di questi animali nell’arte o nella cultura orale o scritta, questo rende ancora più perplessi invece sulla grande considerazione che i babbuini amadriadi godevano tra gli egiziani.

Gli studiosi si sono interrogati sulle motivazioni di questo status speciale nel pantheon degli animali sacri egiziani. Per spiegare questo legame tra il babbuino amadriade e Ra, il dio del Sole e conseguentemente con gli egiziani, due egittologi Elisabeth Thomas, nel 1979 ed un decennio dopo il defunto Herman te Velde, hanno ipotizzato che l’adorazione dei babbuini dipendesse dal fatto che questi animali si rivolgevano verso il Sole nascente per riscaldarsi dopo il fresco della notte.

L’esposizione ai raggi del Sole nascente era accompagnata da versi che secondo gli studiosi gli antichi egiziani potevano scambiare come una specie di saluto rituale al dio del Sole. Ma questa ipotesi avanzata dai due egittologi quanto è plausibile? Quali conferme può trovare che la supportino al di la di pur credibili speculazioni teoriche?

Molti animali si crogiolano al Sole per riscaldarsi dopo una notte fredda. Tra i primati, ad esempio i lemuri del Madagascar si rivolgono all’astro nascente in una posizione che richiama vagamente quella del loto. Nel 2016 la primatologa americana Elisabeth Kelley ha scoperto che questa esposizione ha l’effetto di aumentare la melanina sul torace e sull’addome, questo enzima stimola non soltanto il riscaldamento corporeo ma anche la digestione.

I microbi che vivono negli intestini dei babbuini sono essenziali per digerire la materia vegetale e la melanina assorbita grazie all’esposizione solare favorisce questo processo digestivo. Qui però sorge automaticamente un’altra domanda perché soltanto il babbuino amadriade era adorato dagli egizi e non il babbuino verde che vive nella valle del fiume Awash in Etiopia?

La risposta probabilmente va cercata nella dieta di queste due specie di babbuini, l’amadriade si nutre più spesso di foglie rispetto a quello verde, ottenendo così una dieta con un maggior tasso di fibre e pertanto è più ricco di microrganismi cellulolitici che scompongono le fibre vegetali. La conclusione è che l’esposizione solare mattutina è più conveniente per il babbuino amadriade rispetto a quello verde.

Questo spiegherebbe il suo status speciale nella cultura egizia rispetto al “cugino”. Al di la della spiegazione di questa particolare devozione, gli egizi facevano di tutto per procurarsi questi animali che non erano autoctoni del proprio ambiente. A testimoniare il valore di questi animali è la loro presenza nelle tombe reali e l’alta qualità della loro mummificazione che si potevano permettere soltanto gli appartenenti alle classi dominanti ed agiate della società egiziana.

Gli egiziani si procuravano i babbuini amadriadi attraverso lunghe spedizioni fluviali che partivano dal porto di Mersa Gawasisis verso il misterioso regno di Punt.

Il leggendario Paese di Punt, o Terra di Punt, è identificato dagli storici moderni con il Corno d’Africa, ovvero quella regione dell’Africa orientale, che va da Gibuti al Capo Guardafui, e comprende Somaliland (ex Somalia britannica), Puntland, Migiurtinia (ex Somalia italiana) e Ogaden. Mancando una storia scritta dell’antica Somalia, l’identificazione è stata fatta correlando le testimonianze orali della cultura nomade somala, con le caratteristiche territoriali e con i testi di altre culture, tra cui quella egiziana, che ebbero attinenze col Paese di Punt.

Il Punt è ancora citato da geroglifici egizi, posti su una parete del tempio di Amon a Tebe, risalente al regno di Seti I, secondo faraone della XIX Dinastia. Quei geroglifici descrivono un viaggio navale per portare oro, incenso e mirra, dal Paese di Punt a Tebe, oltre a un carico di zanne di elefante, lapislazzuli, ebano, pavoni e babbuini!

L’identificazione del mitico regno di Punt è stata anche corroborata da analisi scientifiche esaminando lo stronzio che si deposita sui denti, nelle ossa e nel pelo dei babbuini viene confermata la collocazione geografica individuata dagli storici. Proprio l’individuazione del leggendario regno di Punt testimonia la straordinaria abilità dei marinai egizi che nel II millennio a.e.v. erano in grado di affrontare un viaggio di più di 1300 chilometri, in entrambe le direzioni, su barche aperte, senza chiglia né timone per commerciare spezie, avorio, ebano e gli amati babbuini amadriadi.

About The Author

1 Comment

  • Dante Iagrossi

    L’articolo è assai interessante, ricco di notizie ed ipotesi plausibili, a metà tra interpretazioni di miti e cognizioni scientifiche accertate. Si cerca di entrare nella mentalità di popoli antichi, assai diverse dalle nostre attuali. Certamente quei popoli avevano un’immaginazione fertile e variegata, superiore alla nostra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights