sabato, Luglio 27

Il piccolo Vietnam di Gentiloni

Ci risiamo. Il buon Matteo Renzi da Rignano sta iniziando a somministrare la cura Bersani-Letta al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Un’accelerazione di una strategia disegnata già all’indomani della catastrofica sconfitta del 4 dicembre scorso sul referendum costituzionale è stata impressa ieri all’indomani del voto per eleggere il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Il candidato renziano Pagliari è stato sconfitto dal voto delle opposizioni a cui si sono aggiunti alcuni franchi tiratori. Immediato il can can sollevato dai pasdaran dell’ex premier che evocano la fine della maggioranza che sostiene il governo Gentiloni.

Il nodo politico va ben oltre l’importanza del ruolo del Presidente della Commissione Affari Costituzionali che di fatto ha in mano tempi e percorsi per arrivare ad una nuova legge elettorale, appare evidente ai più come l’esito del voto rappresenti l’ennesimo ostacolo alla conclusione naturale della legislatura.

L’attacco del PD al loro scodinzolante alleato AP, appare infatti a tal punto pretestuoso che Angelino Alfano ha dichiarato:Siccome non siamo nati ieri e abbiamo capito il giochino, dico che non ci stiamo. Se qualcuno cerca pretesti per far cadere il governo e andare al voto anticipato lo dica chiaro”.

Il sospetto che i franchi tiratori che hanno uccellato Pagliari non siano poi tutti ascrivibili alla compagine di Alfano non è peregrina, l’esito del voto è infatti funzionale alla strategia renziana di logorare Gentiloni, attraverso un crescendo di trappole ed ostacoli tali da costringerlo a gettare la spugna già in primavera o comunque all’inizio dell’estate. I segnali per altro ci sono tutti, basti pensare agli attacchi a Padoan (per altro già ministro dell’esecutivo Renzi) di qualche giorno fa per capire come la guerriglia contro il placido Gentiloni stia entrando nella fase cruciale.

Tutta quest’ansia di tornare al voto per riprendere Palazzo Chigi ha pero’ prodotto le prime, profonde incrinature tra l’Omino di Rignano e Mattarella. Il Capo dello Stato ha respinto i tentativi di trascinarlo nell’agone politico e ha fatto trapelare la sua profonda irritazione per questo tentativo di interrompere la legislatura in una fase cruciale per il paese per assecondare le aspirazioni leaderistiche di Renzi e combriccola.

Non è detto che stavolta pero’ la cura Letta funzioni, Renzi non gode della stessa forza ed anche di un certo effetto sorpresa del tempo di stai sereno e di fronte a due democristiani di vecchia scuola, Mattarella e Gentiloni, avvezzi a navigare in acque procellose, la partita è tutt’altro che scontata.

Insomma il soldato Gentiloni è un osso più duro del previsto per il vietcong Renzi e le manovre spregiudicate e rissaiole dell’Omino di Rignano stavolta potrebbero non cogliere il risultato agognato.

 

 

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