La falange macedone (e più in generale quella greca) e la legione romana sono state le due più importanti e vincenti organizzazioni militari con relative tattiche di impiego della storia dell’antichità. Il confronto tra le due massime espressioni militari del tempo avverrà quando la prima, la falange, forse aveva già imboccato la sua parabola discendente, mentre la seconda si avviava a diventare la più potente macchina da guerra che la storia dell’umanità avesse fino ad allora conosciuto. Ciò nonostante scontri e battaglie tra falange e legione si protrarranno per circa un secolo con alterne fortune.
Il primo confronto tra questi due modi di fare la guerra ed organizzare i reparti combattenti avverrà nel 280 avanti Cristo nell’Italia meridionale.
L’antefatto è duplice e vede da una parte la politica espansionista di Roma e dall’altra una singolare figura di sovrano, Pirro.
Roma attraverso una serie di lunghe e durissime guerre e conseguenti trattati aveva risolto la definitiva conquista del Lazio e finalmente sconfitto le bellicose tribù sannitiche dopo tre durissime guerre durate dal 343 al 290 avanti Cristo.
Le frontiere settentrionali erano state al momento assicurate grazie alle vittorie sui Volsci e gli Equi e ad accordi sottoscritti con gli Etruschi. A questo punto lo sguardo di Roma, ed i suoi interessi economici e commerciali si rivolgono verso il meridione della penisola. Qui però dovrà confrontarsi con la Magna Grecia una rete di fiorenti e molto ben organizzate città di origine greca che non ci stavano a fare da agnello sacrificale all’espansionismo romano.
Una delle città più fiorenti della Magna Grecia era Taranto che anche grazie alla sua posizione manteneva stretti rapporti politici e commerciali con la Grecia a cui si era rivolta in più occasioni per contrastare le bellicose aspirazioni dei Bruzi e dei Lucani. Con Roma, probabilmente già dal 325 a.C. vigeva un trattato secondo il quale alle navi romane non era concesso di superare ad Oriente il promontorio Lacinio (oggi capo Colonna, presso Crotone).
Il casus belli scoppia nel 282 avanti Cristo dopo che Roma aveva qualche anno prima in seguito ad una ribellione dei Lucani occupato militarmente la cittadina di Thurii, prossima all’odierna Sibari. Questa occupazione quasi alle porte di casa aveva fortemente indispettito i tarantini che ritenevano di fatto violato dai romani il trattato sottoscritto nel 325 a.c.
In questo clima di tensione e di sfiducia matura il casus belli che porterà appunto allo scontro tra Roma e Taranto. Nell’anno 282 a.c. Roma invia una piccola flottiglia di 10 navi da ricognizione con intenti non aggressive, ma quando questa piccola forza al comando dell’ammiraglio Lucio Valerio Flacco irrompe nelle acque tarantine, durante le feste dedicate al Dio Dioniso, la città reagisce credendosi attaccata e distrugge cinque navi romane. Per completare l’opera i tarantini attaccano e saccheggiano Thurii costringendo la guarnigione romana che la presidiava alla fuga.
La reazione di Roma non si farà attendere ed il Senato incarica il console Lucio Emilio Barbula di costringere ad una pace onorevole per Roma Taranto oppure, in caso di rifiuto , muovergli guerra.
Taranto per un po si divise tra coloro che per preservare la pace erano disposti ad accettare le dure condizioni romane e chi invece spingeva per la guerra. Prevalsero questi ultimi.
Fu allora che Taranto capì che, ancora una volta doveva chiedere aiuto militare alla Grecia per contrastare la potenza romana. La scelta cadde su Pirro, Re dell’Epiro.
….continua…