domenica, Maggio 19

Il ruolo sociale dell’abbigliamento medievale

Dopo il primo millennio inizia ad affermarsi il concetto di moda che in prima istanza riguarderà soprattutto gli accessori e gli ornamenti più che gli abiti veri e propri. Paradossalmente però la ricerca di lusso ed eleganza si scontrerà contro i predicatori dell’epoca sempre pronti a condannare “gli eccessi” e la vistosità dell’abbigliamento, sia maschile che femminile.

In particolare gli abiti del popolo “grasso”, ovvero dei ricchi borghesi di natali non aristocratici, sono oggetto di attenzione da parte del legislatore pronto ad emanare appropriate leggi per colpire lo sfoggio di vesti sfarzose ed eccessivamente eleganti, le sanzioni sono quasi sempre in denaro, sicché chi vuole e paga continua a ostentare ricchezza, attraverso il proprio vestiario.

Non sempre però i ricchi borghesi se la cavano con una multa, ad esempio, il comune di Bologna nel 1401 darà 2 giorni di tempo ai burgenses per sottoporre alla valutazione di una commissione gli abiti di cui dispongono, che dovrà verificare l’eccessiva opulenza del vestiario. In quell’occasione verranno sequestrati 210 abiti.

Se è possibile talvolta sfuggire alle disposizioni delle amministrazioni civili, la situazione si fa complicata quando entrano in scena predicatori moralizzanti di particolare animosità, come è il caso del frate Gerolamo Savonarola, che nella Firenze di fine Quattrocento, manderà al rogo un quantitativo non trascurabile di abiti e accessori tolti di mezzo come sicuro indizio di pericolosa devianza morale.

In particolare, eccessive vengono ritenute le varietà degli accessori ornamentali, le stelle d’argento, le frange e le cordicelle di oro intrecciato, i colletti di perle e di pietre preziose, le acconciature per capelli confezionate con reticelle filate in oro e argento e intessute di pietre preziose, i ricami raggiati, a forma di foglie o di animali, le guarnizioni di pelliccia troppo ricche e poi l’uso di ricami in pagliuzze d’oro e d’argento nonché di pietre preziose incastonate negli abiti da cerimonia civile o religiosa.

Paradossalmente infatti nella Firenze del Trecento un abito di qualità costa il 30% del costo complessivo degli accessori e ornamenti preziosi che lo abbelliscono e personalizzano. Si nota una riprovazione particolare verso quei ceti che attraverso lo sfoggio di abiti e accessori sfarzosi tendono a dimostrare una condizione sociale superiore al loro vero status.

In altre parole si tende a stigmatizzare una vita troppo lussuosa e non conforme al proprio stato economico-sociale. Anche vestire più poveramente del proprio rango sociale è altrettanto “oltraggioso“, come nel caso di Francesco d’Assisi che fa scandalo più che per l’esibizione delle proprie nudità, subito ricoperte dal vescovo di Assisi con un mantello, quanto per aver rifiutato di manifestare, anche attraverso l’abbigliamento, la sua appartenenza a una famiglia agiata.

L’abbigliamento diviene quindi l’emblema di una precisa condizione sociale e inoltre, attraverso la mediazione dei singoli indumenti e ornamenti, si può giungere a un vero processo di identificazione. Insomma attraverso quello che indossiamo, nell’Alto Medioevo, conosciamo più compiutamente noi stessi e il nostro posto nel mondo. Con l’affermarsi del concetto di moda che avrà un vero e proprio boom dopo la fine dell’epidemia di peste del 1346-1348, sarà evidente che l’abbigliamento diviene un mezzo che determina un complesso di convenzioni permanenti in base alle quali nessuno deve cambiare il proprio stato e, se possibile, si vorrebbero indossare gli abiti dei propri antenati.

Anche i colori svolgeranno in tal senso un ruolo importante, soprattutto nelle occasioni ufficiali o mondane di una certa rilevanza: i cavalieri vestono di scarlatto, gli uomini di legge, i professori, i giudici, i notai, vestono di nero; i medici scelgono il viola, le spose il bianco, l’abito di lutto è nero, tranne che per le regine di Francia, che quando restano vedove, portano il lutto in bianco, fino alla morte.

La gente umile invece eviterà i colori sgargianti, sceglierà abiti di lana grezza, tinta in casa con colori poco costosi e scadenti. Molto più che oggi, il Medioevo, perlomeno nelle classi più agiate e aristocratiche ha uno spiccato senso del colore, che rivestiva anche funzioni sociali e identitarie non indifferenti.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Il Medioevo giorno per giorno di L. Gatto

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