E’ l’11 novembre 1940, il piroscafo Automedon un modesto mercantile britannico di 7528 tonnellate, segue una rotta in direzione di Penang, in un tratto dell’Oceano Indiano, a ovest di Sumatra, molto lontano da ogni teatro attivo di guerra.
Nonostante questa rotta prudente alle 7 di mattina di quel giorno di novembre viene avvistata una nave in rotta di avvicinamento. Il capitano William Ewan, un uomo di mare molto esperto, scruta ansiosamente con il binocolo la sagoma di quello che apparentemente sembra un transatlantico. A circa un miglio nautico di distanza un colpo di avvertimento e la segnalazione effettuate con il codice internazionale delle bandiere rende evidente la gravità della situazione a Ewan ed all’intero equipaggio dell’Automedon.
Chi attaccava il mercantile britannico con la stiva colma di velivoli, automobili, parti di macchinari, uniformi militari, sigarette, whisky e ben 6 milioni di valuta pregiata è la nave corsara tedesca Atlantis. L’incontro delle due navi in quel tratto solitario dell’Oceano Indiano non era però frutto del caso. Il capitano dell’Atlantis, il quarantunenne Bernhard Rogge lo scorso 11 luglio si era impadronito di una serie di codici della marina britannica in seguito alla cattura di un mercantile inglese.
Il coraggioso capitano Ewan tentò una manovra evasiva, preparandosi al contempo al combattimento (l’Automedon aveva in dotazione un singolo, vecchio cannone da 4 pollici), l’Atlantis invece era armata con 5 cannoni da 5,9 pollici ed un moderno sistema di controllo del tiro.
Fu sufficiente una serie di scariche ben centrate per rendere la struttura dell’Automedon un groviglio contorto di macerie e uccidere e ferire una ventina di membri dell’equipaggio. Tra le vittime c’era anche l’intrepido capitano Ewan. I tedeschi fecero calare una squadra d’abbordaggio che si impossessò facilmente del mercantile britannico gravemente danneggiato.
I corsari nazisti mentre trasferivano sigarette, alcool e carne congelata dall’Automedon alla nave corsara, fecero saltare la cassaforte impossessandosi del denaro, ma soprattutto di una serie di preziosi documenti riservati. Il comandante Rogge fece trasferire l’equipaggio ed i passeggeri del mercantile britannico sull’Atlantis dove vennero trattati in modo impeccabile per i successivi otto mesi di navigazione. Insieme all’equipaggio i tedeschi catturarono anche tre passeggeri, tra cui: un ingegnere inglese Alex Ferguson e sua moglie, la trentatreenne Violet, diretti a Singapore.
La signora Ferguson che aveva avuto una vita piuttosto tribolata e nel giugno del 1940 era fuggita miracolosamente dalla Francia invasa dai nazisti con l’ultimo traghetto partito da Bordeaux, supplicò il capitano Rogge di recuperare prima dell’affondamento dell’Automedon le sue due valige che contenevano tutti i suoi beni tra cui un prezioso servizio da tè.
Il capitano tedesco era un gentiluomo e mosso a compassione ordinò ad un suo ufficiale di tentare il recupero dei bagagli della signora Ferguson prima di abbandonare la nave inglese ormai in procinto di affondare.
Fu così che oltre a ritrovare il bagaglio di Violet ed il suo prezioso servizio da tè, l’ufficiale tedesco scoprì e requisì alcuni sacchi di posta con comunicazioni riservate e di servizio che portò a bordo dell’Atlantis.
Mentre la nave corsara si allontanava rapidamente dal luogo dell’agguato e l’Automedon veniva inghiottita dai flutti dell’oceano, Rogge ed i suoi ufficiali si resero conto di aver messo le mani su materiale prezioso destinato agli avamposti militari e dell’intelligence inglese nell’Estremo Oriente.
Tra questi spiccava il report di una riunione del gabinetto di guerra inglese del’8 giugno 1940 nel quale si descriveva la situazione strategica dell’impero britannico in Asia confermando l’impossibilità di resistere ad un eventuale attacco giapponese.
Rogge capì l’importanza del materiale catturato e fece in modo che arrivasse tramite un altro battello a Kobe, nel neutrale Giappone, il 5 dicembre del 1940. I documenti furono quindi presi in carico dall’addetto navale dell’ambasciata tedesca a Tokyo Paul Wenneker che dopo averli esaminati ed inviato un cablogramma a Berlino, li fece pervenire in Germania, attraverso un ufficiale che utilizzerà la transiberiana per giungere fino alla capitale del Reich.
Berlino decise quindi che il memorandum del gabinetto di guerra inglese era un ottimo strumento per spingere il Giappone a prendere parte attiva alla guerra, a fianco dell’Asse, e quindi ordinò a Wenneker di consegnarlo alle autorità nipponiche senza rivelare però il modo con il quale era stato ottenuto.
Il 12 dicembre Wenneker portò personalmente i documenti riservati al vice di Yamamoto, l’ammiraglio di squadra Nobutake Kondo che rimase letteralmente sbalordito. Senza attribuire esclusivamente a questo memorandum il merito del cambio di politica del Sol Levante, è indubbio che il possesso di queste informazioni riservate che dipingevano la situazione britannica in Asia come disperata, anticiperà la decisione del Giappone di entrare in guerra a fianco della Germania nazista.
Quale fu la fine dei Ferguson che senza volerlo avevano giocato un ruolo non secondario in tutta questa vicenda? Alan e Violet Ferguson passarono diversi anni internati come prigionieri ma arrivarono vivi alla fine del conflitto. Ed il famoso servizio da tè, fu miracolosamente recuperato intatto dai soldati britannici nel 1945 e raggiunse quindi, l’anno dopo, la legittima proprietaria a Singapore.