giovedì, Maggio 16

Il West in tavola

Per gli appassionati del più celebre e longevo  fumetto italiano “Tex”  creato dall’arte del duo Bonelli-Galep, spesso si apre un dibattito su cosa e come mangiano Tex ed i suoi pards e come quel tipo di tavola abbia qualche riferimento storico e di costume sulla vera alimentazione dei pionieri e degli uomini di frontiera del West americano.

Dando per accertato di una certa, esasperante monotonia nell’alimentazione di Tex e soci (bistecche alte tre dita con pantagruelico contorno di patatine fritte croccanti) ed accertato altresì che una dieta continuativa del genere, per altro inondata da fiumi di birra e whisky, conduce alla tomba nel giro di tre o quattro anni, vediamo quali erano i cibi più diffusi nella frontiera americana.

Contrariamente a quanto dice la vulgata la carne più consumata era quella di maiale salata accompagnata da patate, peperoni, fagioli e piselli. Molto forte andavano le uova generalmente strapazzate accompagnate con bacon fritto, mentre per quanto riguarda la carne, soprattutto durante i viaggi non si disdegnava la selvaggina (lepri, conigli selvatici e galline prataiole).

I pionieri amavano poi le Johnnycakes (focaccine che cuocevano all’aria aperta in pesanti padelle di ghisa, mettendo insieme farina di mais, acqua e qualche rimasuglio di grasso recuperato da altri piatti) mentre tra i dolci frittelle (chiamate slapjack) e mele fritte la facevano da padroni.

Il pane poi fatto con il lievito madre e cotto spesso nel forno olandese,  era la fonte maggiore di carboidrati della gente del West fossero essi agricoltori stanziali che pionieri in cerca di una vita migliore verso l’Ovest. Talvolta quando i viaggi erano particolarmente lunghi si doveva surrogare il pane con delle gallette che si ammorbidivano nell’acqua.

Per quanto riguarda il bere, un impulso fondamentale fu dato dalla nascita dei saloon, vera e propria icona del West. Il primo locale a fregiarsi del nome “Saloon” fu a Brown’s Hole, nei pressi del confine tra Wyoming, Colorado e Utah. Era il 1822 e il Brown’s Saloon fu una manna dal cielo per i trappers che vi si recavano per alleggerire le durissime giornata di caccia.

In questi locali che inizialmente erano dei tendoni che si allestivano nei pressi di miniere, campi di trapper o forti si serviva spesso un whisky grezzo i cui ingredienti erano l’alcool puro, il tabacco da masticare e lo zucchero. I nomignoli con cui veniva etichettato erano: succo di tarantola, occhio rosso, vernice per bare e acqua di fuoco.

Anche la birra veniva servita in questi locali ma la temperatura era sempre tale da renderla poco gustosa, almeno rispetto ai canoni attuali. I padroni tenevano la birra nel retro dei saloon, nella speranza di mantenerla un po’ fresca. Soltanto verso la fine dell’Ottocento con l’invenzione della ghiacciaia la birra gelata, invocata da Tex e Carson dopo una lunga cavalcata, ebbe un senso effettivo.

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