sabato, Luglio 27

La battaglia di Coronel

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale  aveva  sorpreso  diverse  formazioni  navali tedesche lontane dalle  acque territoriali. La più importante e potente  delle quali era  quella al comando del 
vice ammiraglio conte Maximilian von Spee, comandante  dalle  grandi qualità professionali.

La squadra di cui von Spee era al  comando disponeva di una divisione di incrociatori corazzati, cui si accompagnavano quattro incrociatori leggeri (dei quali solo due presero parte alla battaglia). Le sue navi più potenti, lo Scharnhorst e il Gneisenau, entrati in servizio nel 1907, erano una eccellente realizzazione nel panorama degli incrociatori corazzati, che però ormai erano una classe di navi  superata rispetto ai moderni canoni della guerra navale.

Per diversi mesi  la  flotta di von Spee  creò  il  caos in tutto il  Pacifico assaltando  il  traffico mercantile  inglese e persino  il trasporto truppe dall’Australia  e dalla  Nuova Zelanda.  Il trionfo più grande di von Spee, tuttavia, giunse quando attaccò il South American Squadron inglese (gli incrociatori armati Good Hope e Mammouth, l’incrociatore leggero Glasgow e l’incrociatore ausiliario Otranto) al comando del viceammiraglio Sir Christopher Craddock, nella battaglia di Coronel, al largo del Cile, il 1° novembre 1914.

 La vittoria  di  von Spee  fu favorita dalla condotta imprudente  di Craddock che accettò  lo scontro contro una forza superiore  e meglio armata. Lo  scontro fu breve quanto cruento, riviviamolo in parte nelle  parole del tenente Ernest Knoop, SMS Scharnhorst,

 In gran parte dei casi i colpi di proiettili altamente esplosivi erano immediatamente seguiti dallo scoppio di un incendio. Per due volte osservai quella che credevo un’esplosione di munizioni. Le fiamme si alzarono subito dopo l’impatto e si potevano distinguere dagli altri incendi per le dimensioni e la forma. Alcuni colpi, forse sul ponte, lanciavano piogge di scintille su una zona molto vasta. Quando veniva colpita la corazza si potevano osservare dense nuvole nere con un contorno netto. I colpi erano tanto frequenti che era impossibile notarli in ordine cronologico. Il Good Hope fu gravemente colpito nella parte anteriore dello scafo, sul ponte superiore, sull’albero a circa nove metri di altezza sopra il ponte, sulla parte poppiera della coffa di trinchetto, oltre a ripetuti colpi a mezzanave, gran parte dei quali avevano provocato un incendio. La batteria poppiera venne colpita parecchie volte e anche lì scoppiarono incendi. Attraverso gli oblò si potevano vedere le fiamme all’interno della nave. Due proiettili la colpirono vicino alla torretta di poppa. Il Mammouth venne centrato sulla torretta di prua da 6 pollici: il proiettile, altamente esplosivo, fece saltare la copertura. Una terrificante esplosione di cariche deve poi aver fatto volar via l’intera torretta dal castello, perché scomparve completamente. Osservai come molti proiettili colpissero a mezzanave. Un’enorme colonna di fuoco, alta quasi quanto l’albero, con un diametro fra i 18 e i 27 metri, si alzò all’improvviso sul lato di dritta. Contammo in tutto fra i trenta e i quaranta colpi. In alcuni momenti tre o quattro incendi scoppiavano simultaneamente.

La battaglia fu combattuta con il mare in tempesta che rese difficili  le manovre dei due schieramenti. Alle 18.34 lo Scharnhorst aprì il fuoco da 13.400 yards; in pochi minuti il Good Hope rispose, anche se con meno efficacia; del pari il Gneisenau concentrò il suo tiro sul Monmouth, inquadrandolo pericolosamente. La terza salva dell’ammiraglia tedesca centrò il Good Hope, devastandone le strutture e quasi immobilizzandolo, in fiamme. Al  termine del breve e furioso  scontro con il contrammiraglio Cradock scomparvero 920 uomini, e il mare tempestoso non concesse nessun superstite. Alle 21 circa si compì anche il destino del Monmouth, che ricevette il colpo di grazia da un siluro del Nürnberg. Anche in questo caso nessuno dei 735 uomini di equipaggio sopravvisse. Il Glasgow, colpito più volte, riuscì a sfuggire alle navi tedesche, riguadagnò l’Atlantico e riparò a Rio de Janeiro. 

Von Spee attraccò  a Valparaiso il 3 novembre con soli tre feriti e la  squadra navale  praticamente indenne.  Ma  il vice  ammiraglio  tedesco era un uomo molto preparato ed esperto  e sapeva benissimo  che ormai era  tagliato fuori dalla madrepatria  e che la sua sopravvivenza così  lontano dalle basi amiche era destinata a durare poco. 

Infatti poco  più  di un mese  dopo, l’8  dicembre del  1914,  presso l’imbocco delle isole  Falkland la flottiglia di von Spee veniva  attaccata e distrutta da una flotta  britannica decisamente  più  numerosa e potente al  comando del  viceammiraglio Doveton Sturdee.

 

 

 

 

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