lunedì, Maggio 6

La caduta di Baghdad

A partire dalla fine IX secolo il califfato di Baghdad, governato dalla dinastia abbaside fin dal 750 inizia ad entrare in una lunga crisi. Una crisi che riguarda l’intero mondo mussulmano a causa della frammentazione politica e militare, delle differenziazioni teologiche e di accese controversie dinastiche. Nonostante questa deriva il modello abbaside mantiene un potere attrattivo e unificante grazie alla lingua comune, l’arabo e alla religione.

Un Califfo a sovranità limitata

Il Califfato Abbaside nella sua massima estensione

L’effettiva autorità del Califfo finì per ridursi sostanzialmente all’odierno Iraq, sotto la tutela di capi militari turchi (antichi comandanti della guardia califfale), che non lasciarono al califfo abbaside se non una parvenza di sovranità. Intorno al dodicesimo secolo si assiste ad una ripresa effettiva del califfato di Baghdad che però rappresenterà una breve parentesi nel lungo processo di decadenza e marginalizzazione di questa autorità politica e religiosa.

L’invasione crociata nel Medio Oriente costituirà un’accelerazione dei fattori di crisi, costituendo per il mondo mussulmano un grosso trauma. La rivalità tra i Selgiuchidi e i Fatimidi d’Egitto, la scomposizione in piccoli potentati locali autonomi nel medio oriente, la lontananza della capitale Baghdad dalle realtà più periferiche del Califfato causarono la conquista crociata di Gerusalemme nel 1099 e di gran parte delle zone costiere.

La reazione all’invasione franca fu tardiva e debole anche perché per lungo tempo il mondo islamico era convinto di potersi relazionare con l’invasore come faceva da tempo immemorabile con il secolare nemico, l’impero bizantino. Questa sottovalutazione delle specificità e dell’aggressività dei latini impedirà di cogliere tempestivamente le novità che caratterizzavano il nemico.

Una ripresa effimera

Facendo finalmente tesoro dell’esperienza, nel XII secolo si assiste ad una riscossa islamica sotto la guida del Saladino e del trionfante sunnismo. Baghdad tornava, a partire dal XIII secolo, ad essere il centro riconosciuto da tutti come guida spirituale. Questa unità spirituale ritrovata, grazie anche alla marginalizzazione della componente scita, non si tradusse però in una vera unità politica.

Nascono nuovi sultanati, in Asia Minore, Siria-Palestina, Iraq, Iran, Egitto. Emergono nuove élite: dopo gli arabi e i persiani è ormai il tempo dei turchi e dei curdi. Tra il 1230 e il 1250 si arriva a prospettare una possibile confederazione tra i vari regni e potentati mussulmani.

Lo tsunami mongolo

Proprio quando le cose sembrano mettersi per il meglio, una nuova, inaspettata aggressione irrompe con effetti drammatici. Si tratta dell’ondata mongola che si abbatte sul mondo islamico a partire dal 1220, in soli tre anni, vengono praticamente rase al suolo le città Bukhara, Kabul, Balkh, Ghazni, Nishapur. Il khan Subotei, tra il 1233 e il 1241, mette a ferro e fuoco l’Iran, il paese curdo, l’Armenia.

Il colpo di grazia però giungerà nel 1258 con l’annientamento di Baghdad, la “città della pace”, capitale spirituale del Califfato abbaside. L’anno prima, il 1257, il Khan mongolo Munke, tramite il suo generale Hülagü Khan, uno dei nipoti del mitico Gengis Khan, ordinò al Califfo abbaside di sottomettersi. In seguito al suo rifiuto con un’armata di 150.000 uomini Hülagü pose l’assedio a Baghdad.

La caduta di Baghdad

La città si arrese dopo un breve assedio, compiutosi tra il 29 gennaio ed il 10 febbraio 1258 e fu dunque saccheggiata e rasa al suolo. Molti cittadini cercarono la fuga, ma pochissimi vi riuscirono. Il numero delle vittime tra i civili è controverso, secondo fonti occidentali furono tra le 200.000 e le 800.000, mentre le fonti arabe parlano di un numero spaventosamente più alto: circa 2.000.000 di morti. Si trattò comunque di una spaventosa carneficina.

La Bayt al-Ḥikma era una delle più importanti biblioteche del tempo, ricca di migliaia di volumi in lingua greca, siriaca, ebraica, copta, medio-persiana e sanscrita, fu completamente distrutta e un immenso patrimonio culturale andò perso. Lo stesso Califfo, al-Musta’sim, l’ultimo della dinastia abbaside, fu ucciso, avvolto in un tappeto e calpestato da diversi cavalieri mongoli.

La fine dell’identità mussulmana

L’orda mongola semina terrore e distruzione in tutto il Medio Oriente, fino a che i mamelucchi egiziani di Baybars, nel 1260 li sconfiggono in una decisiva battaglia, impedendo ai mongoli di entrare nel deserto del Sinai e da li saccheggiare le città egiziane. I Mongoli però in pochi anni avevano spazzato via cinque secoli di cultura urbana e identità mussulmana.

Per saperne di più:

Presa di Baghdad

Il ruolo del Califfato nell’Islam

Fonti:

Treccani.it

Alcune voci di Wikipedia

Mascilli Migliorini, Luigi; Feniello, Amedeo; Francesca Canale Cama. Storia del mondo

About The Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights