domenica, Aprile 28

La patata “intelligente”

Corre l’anno 2000 quando sui banchi di negozi e supermercati irrompe una patata molto speciale. Si chiama Selenella e garantisce un livello minimo di selenio di 9 microgrammi ogni 100 grammi: con una porzione di 200 grammi si copre il 33 per cento del fabbisogno giornaliero. Il brevetto è dovuto a Pier Giorgio Pifferi e Valeria Poggi del dipartimento di Chimica industriale e dei materiali dell’Università di Bologna che lavoravano per il Consorzio delle Buone Idee, che successivamente diventerà il Consorzio della patata italiana che organizza circa 300 produttori per lo più stanziati in Emilia Romagna.

Cos’è il selenio

Il selenio è  l’elemento chimico di numero atomico 34 e il suo simbolo è Se. È un non metallo chimicamente affine allo zolfo ed al tellurio. Dal punto di vista biologico è un micronutriente. Fonti naturali di selenio sono presenti nel pesce, nella carne, nelle frattaglie, nel latte e nei suoi derivati, così come nel lievito di birra, nei cereali, nella frutta e nei vegetali. Il selenio negli alimenti è presente sia in forma inorganica come selenite sia in forma organica come seleniometionina e seleniocisteina. Viene usato per eliminare i radicali liberi in sinergia con la vitamina E e in molti enzimi antiossidanti e gioca anche un ruolo importante nel funzionamento della ghiandola tiroide, dove è un fattore necessario al funzionamento dell’enzima 5-deiodinasi, responsabile della conversione della T4 in T3.

La patata Selenella è sorretta da una campagna pubblicitaria massiccia e aggressiva, uno degli slogan più ricorrenti è questo: «Per fortuna le patate le comprano le donne! Selenella, più la patata è buona e più si diventa intelligenti». Insomma la patata arricchita con il selenio promette un miglioramento delle funzioni cognitive per coloro che la consumano regolarmente. Come abbiamo accennato dai vegetali il selenio arriva agli animali attraverso la dieta. Il pesce ne è particolarmente ricco, una buona presenza si registra anche nelle frattaglie (cuore, fegato, rognone etc.) mentre i cereali ne contengono pochissimo.

La dose ottimale di selenio

Un’assunzione insufficiente di selenio può causare varie problematiche alla salute per questo ad esempio in Finlandia in seguito alla scoperta del 1984 che la popolazione ne assumeva troppo poco, i fertilizzanti sono stati arricchiti con questo elemento. Un po’ come è avvenuto in Italia con lo iodio nel sale. La dose ideale giornaliera di selenio è pari 50 microgrammi. Si tratta però di un dato medio, per determinare la dose corretta bisognerebbe considerare lo stato di salute del singolo individuo e quale funzione il selenio è chiamato a svolgere caso per caso.

Sfortunatamente il consumatore si fa abbagliare dalla indicazioni in etichetta di elementi considerati “benefici e/o naturali” per questo alimenti che dichiarano presenza di omega3, anti ossidanti, vitamina D, selenio e ferro vanno per la maggiore a prescindere da ogni concreto e scientifico riscontro.

Per contenere promesse miracolistiche o palesi inesatte indicazioni l’ultima parola spetta all’EFSA, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma che autorizza i “claim salutistici”. E l’EFSA ha autorizzato le patate al selenio a vantare proprietà utili a proteggere il DNA per la sua funzione anti ossidante, mentre ha respinto le presunte capacità di migliorare le funzioni cognitive di chi le consuma.

Inoltre dobbiamo considerare che il selenio assunto in quantità eccessive è tossico. Le malattie dovute all’eccesso di selenio sono più rare rispetto a quelle causate dalla carenza, ma sono comunque documentate in certe zone della Cina, in Venezuela e in alcuni Stati del Nord America.

Una dieta equilibrata

In generale secondo gli esperti in Italia la normale dieta è più che sufficiente a garantire la quantità giornaliera di selenio necessaria e non ci sono ragioni in linea di massima, di utilizzare integratori alimentari o chimici per irrobustirne il dosaggio. Infine è bene ricordarsi che ci sono alimenti il cui contenuto di selenio è decisamente più alto di quello presente nelle patate.

Se mangiamo 100 gr. di branzino o di sogliola ci vogliono circa 6,7 kg di patate normali per raggiungere la stessa soglia di selenio, oppure nel caso si opti per delle patate al selenio ne basterà poco meno di un chilo.

Per saperne di più:

Il selenio

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Foto di Alexa da Pixabay

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