sabato, Luglio 27

La prima irruzione della polizia in una Università italiana

E’ il 14 gennaio 1967 e siamo alla Facoltà di Sociologia di Trento, un istituto universitario fondato appena cinque anni prima. Ideato da Bruno Kessler che porta nel corpo docente con compiti di orientamento e direzione personaggi del calibro di Norberto Bobbio, Beniamino Andreatta e Marcello Boldrini. Come preside della Facoltà viene nominato il professore di matematica Paolo Volpato. La fama dell’istituto si propaga rapidamente e gli studenti iniziano ad arrivare da tutta Italia anche perché in anticipo di due anni rispetto alla riforma Codignola, alla Facoltà di Sociologia di Trento si può approdare qualunque sia il diploma conseguito.

Quel giorno gli studenti impongono un’assemblea sulla guerra in Vietnam e il Preside dopo un confronto serrato la dichiara abusiva. Nel pomeriggio arrivano nei locali universitari i comandanti di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Per una lunga consuetudine, risalente addirittura al fascismo, l’università gode di una certa immunità da qualunque forma repressiva. Soltanto il Rettore poteva e per “seri motivi” richiedere l’intervento della forza pubblica.

Questa tradizione viene infranta quel giorno e Volpato autorizza l’intervento della polizia che sotto i flash dei fotografi procede con molta attenzione a non esercitare atti di brutalità allo sgombero della facoltà. Gli studenti opporranno una resistenza passiva e saranno prelevati di peso dagli agenti, portati in Questura e schedati.

Il giorno dopo arriva a Trento Lelio Basso, presidente dell’Associazione Italia-Vietnam e Volpato chiude l’università guadagnandosi l’appellativo di lacchè degli americani. Vale la pena dare un’occhiata al profilo di alcuni studenti che quell’anno frequentavano il corso di Sociologia a Trento.

Mauro Rostagno, il leader del collettivo studentesco che dopo una vita emozionante e complicata verrà ucciso dalla mafia nel 1988. Renato Curcio, romano, che cinque anni dopo fonderà le Brigate Rosse. Margherita Cagol, cattolica praticante, diverrà la moglie di Curcio e sua compagna d’avventura nel terrorismo brigatista. Morirà il 6 giugno 1975 in uno scontro a fuoco con i carabinieri in seguito al tentativo di rapimento di un’industriale.

Luis Cabasso, mozambicano di pelle bianca, diverrà Ministro dell’Informazione del suo paese nel 1975 dopo la sua indipendenza dal Portogallo. Maurizio Magnabosco, torinese, diverrà il capo del personale della Fiat fino alla fine degli anni Novanta.

Romano Prodi, assistente del prof. Andreatta, diverrà Presidente dell’IRI e due volte Presidente del Consiglio. Toni Capuozzo, giornalista e reporter di guerra. Marco Boato, veneziano, anche lui leader del collettivo studentesco, diverrà deputato radicale e poi verde.

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