venerdì, Maggio 3

La Sicilia “araba”

Intorno all’anno Mille divamperà, quello che alcuni storici, forse troppo frettolosamente, hanno definito lo scontro di civiltà all’interno del Mar Mediterraneo. Islam e Cristianità si contendono la supremazia del Mar Mediterraneo grazie anche all’impetuosa avanzata araba in Nord Africa, in Spagna e in molte isole cruciali per il controllo delle rotte di navigazione.


In realtà se osserviamo in un’ottima più ampia questo periodo storico si tratta più di un incontro/scontro politico, culturale ed economico, piuttosto che di una semplice lotta per la supremazia militare e religiosa. Queste due religioni sono infatti tutt’altro che monolitiche, le divisioni dottrinali sono presenti nella cristianità, tra coloro che professano il culto latino e quello greco, ma anche nell’Islam con la divisione tra sciti e sunniti. Lo stesso dicasi nella sfera politica e militare che vedrà non infrequentemente accese dispute nello stesso campo.

Il limes siciliano

Uno dei confini del confronto/scontro tra Islam e Cristianità attraversa la principale isola del Mediterraneo la Sicilia. L’isola fino al IX secolo era stata teatro soprattutto di incursioni saracene volte a conquistare bottino e schiavi, niente che potesse mettere in seria discussione il potere bizantino sull’isola. La svolta avviene tra l’827 con lo sbarco a Mazara del Vallo, e il 902, anche se l’ultima città bizantina del thema di Sikelia a cadere fu, il 5 maggio 965, Rometta, che aveva continuato a resistere da sola.

La ghiotta occasione si presenta quando il comandante della flotta bizantina isolana, Eufemio, si rivoltò contro il potere centrale. Sconfitto dalle forze lealiste, Eufemio chiese aiuto al secolare nemico e in particolare agli Aghlabidi, o Aglabiti  la prima dinastia musulmana autonoma all’interno del califfato abbaside. La conquista dell’isola fu lenta al punto che gli islamici impiegarono circa settanta anni per completarla.

Palermo

L’occupazione islamica avrà come prima conseguenza l’edificazione di nuove città o l’ampliamento e abbellimento di quelle esistenti. Il caso più eclatante è probabilmente quello di Palermo espugnata nel 831. La città costiera era poco più di un grosso villaggio e in poco decine di anni diverrà una delle metropoli più ricche, vivaci e magnifiche dell’intero Mediterraneo. Intorno all’anno Mille, Palermo contava circa 100.000 abitanti e gli occupanti mussulmani ebbero l’accortezza di tollerare l’esistenza di un fondamentale substrato cristiano ed ebreo. La città tra il X e l’XI secolo è dominata da una élite sciita, la dinastia degli emiri Kalbiti (948-1053), molto legata ai Fatamidi, i dominatori del Nord Africa.

Palermo è una città immersa negli agrumeti, cinta da una robusta cerchia muraria con una cittadella fortificata, la Khalisa, dove risiedevano gli emiri sciti, mentre nel quartiere del Cassero, erano concentrati i sunniti. Ricca di bagni e di moschee, la più grande poteva contenere fino a 7.000 persone, Palermo aveva una vivace e rigogliosa vita economica, sociale e culturale, pienamente integrata nel mondo islamico. Una società multietnica dove convivono mussulmani, cristiani ed ebrei.

Palermo è anche un porto tra i più importanti del Mediterraneo e la sede di uno straordinario mercato dove si può trovare di tutto, dagli schiavi alle spezie più esotiche, dai tessuti ai profumi. Ma quanti erano i mussulmani nell’isola durante il regno kalbita? Difficile stabilirlo con esattezza, alcune stime indicano una cifra oscillante tra i 400.000 e i 500.000 individui.

Gli effetti dell’occupazione mussulmana

Si trattava comunque di una presenza tutt’altro che omogenea, anche dal punto di vista tribale divisa come era tra berberi, arabi, sudanesi e andalusi. L”occupazione islamica ha effetti positivi anche sull’agricoltura isolana, piccoli appezzamenti sostituiscono in larga misura i grandi latifondi, con un incremento notevole della produttività.

Si sviluppa una vasto programma di bonifica del territorio e grazie alla parcellizzazione delle terre si afferma un’economia agricola ad alto tasso di specializzazione. In tal senso un ruolo fondamentale riveste l’opera di razionalizzazione e canalizzazione dei fiumi (i qanat) che permettono l’introduzione nell’isola di nuove colture e un decisivo incremento delle rese agricole.

Lo snodo naturale dell’universo mussulmano

La Sicilia araba diventa un crocevia fondamentale dell’enorme universo mussulmano che dagli estremi confini dell’India e dell’Afghanistan si protendeva fino alla penisola iberica. La Sicilia non sarà mai però completamente islamizzata, Il livello dell’influsso arabo variava anche da zona a zona dell’isola a seconda del livello di resistenza o alle dimensioni dell’insediamento arabo: vi sono molti nomi di derivazione araba nella parte occidentale (il medievale Val di Mazara), una situazione intermedia nella parte sudorientale (Val di Noto), mentre le identità cristiane sopravvissero più fortemente nella parte nordorientale (Val Demone), che fu l’ultima a cadere e che comunque rimase più in contatto con la cultura bizantina anche dopo la fine della resistenza armata.


L’isola tornò sotto il controllo della cristianità, in maniera completa dopo trenta anni di guerra, nel 1091 con la caduta di Noto ad opera dei Normanni che divennero così i nuovi signori della Sicilia.

 

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Mascilli Migliorini, Luigi; Feniello, Amedeo; Francesca Canale Cama. Storia del mondo

About The Author

2 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights