venerdì, Maggio 3

La spartizione dell’impero bizantino

Il 9 maggio 1204, nell’ala del palazzo imperiale di Blacherne occupata dal Doge Enrico Dandolo, i dodici elettori designati alla scelta dell’imperatore latino d’Oriente ascoltano la messa e si riuniscono in conclave. I crociati sono rappresentati da sei esponenti del clero, i veneziani da sei nobili. Siamo all’indomani della conquista e del sacco di Costantinopoli.

Inizialmente sembra che ci si orienti verso il vecchio Doge veneziano ma poi ragioni di età, estremamente avanzata e di opportunità politica, la scelta per eleggere l’Imperatore dei Latini d’Oriente cade su Baldovino di Fiandra, che la spunta 7 a 5 su Bonifacio di Monferrato che almeno formalmente era stato il Comandante Supremo delle forze crociate.

Otto giorni dopo, a Santa Sofia, Baldovino viene incoronato col diadema e gli ornamenti orientali. Nel frattempo una commissione di 25 personalità si occupa della spartizione del territorio bizantino tra i vincitori. I lavori producono un documento, le Partitio Romaniae che assegna all’imperatore, come possesso diretto, un quarto dell’impero: la capitale e il suo entroterra, più le coste dell’Anatolia e le grandi isole dell’Egeo.

Al marchese Bonifacio vanno il regno di Tessalonica, Atene e l’Attica, la Beozia, la Corinzia e l’Argolide. Ai baroni crociati, la Tessaglia, parte della Macedonia, la Tracia. I Veneziani si assicurano una cintura di basi indispensabili per rafforzare la loro egemonia commerciale nel Mediterraneo, in particolare quello orientale. A Venezia vanno l’Epiro e le isole Ionie, l’Acarnania e l’Etolia, gran parte del Peloponneso, le isole di Egina e Salamina dirimpetto ad Atene, le fortezze di Oréos e Caristo nell’Eubea; poi le isole Cicladi, la penisola di Gallipoli con Lampsaco ai Dardanelli, la provincia di Adrianopoli fino al mar di Marmara.

Ma il “bottino” dei veneziani non finisce qui. Alla Repubblica del Leone va la proprietà dei tre ottavi di Costantinopoli, con i migliori scali del Corno d’Oro; la completa immunità doganale e fiscale in tutto l’impero e il diritto di esclusione dei propri concorrenti e nemici da ogni piazza e da ogni porto dell’impero. Dulcis in fundo i Veneziani acquistano da Bonifacio di Monferrato nell’agosto del 1204 l’isola di Creta formidabile base per i ricchi traffici dei lagunari.

Questo è quanto definito sulla carta, in quella sorta di Yalta medievale, in realtà all’infuori di un’area relativamente ristretta e vicina a Costantinopoli, tutto rimane ancora da conquistare, per Venezia, per Baldovino, per i baroni crociati. La resistenza più accanita è in Asia Minore, dove Teodoro Lascaris, genero di Alessio III, si è arroccato a Brussa.

L’altro genero di Alessio III, l’ennesimo usurpatore, il Murzuflo viene catturato, portato a Costantinopoli e messo a morte da Enrico Dandolo. Il primo Imperatore dei Latini d’Oriente farà una brutta fine, tra marzo ed aprile 1205 le orde bulgare dilagano in Tracia, massacrano i cavalieri francesi sotto le mura di Adrianopoli e catturano Baldovino di Fiandra. Di lui non si saprà più niente.

La realtà è che l’impero bizantino è ancora troppo vasto perché le esigue forze crociate possano conquistarlo e mantenerne l’integrità. L’invasione bulgara e la ritirata delle forze imperiali costerà la vita anche all’anziano Doge Enrico Dandolo, al comando della retroguardia. Stremato dalla tensione e dalla fatica il vegliardo ultra novantenne muore il 1 giugno 1205. La sua morte mina la coesione e le scelte unitarie dei Veneziani, componente essenziale della forza militare latina.

L’impero latino anno dopo anno si sfalderà fino a giungere alla rioccupazione di Costantinopoli da parte dei bizantini dell’Impero di Nicea avvenuta con un colpo di mano il 25 luglio 1261.

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