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La spregiudicata Agrippina

È il 6 novembre del 15 dell’era volgare quando in un castrum (un accampamento militare romano) sulla sponda sinistra del Reno viene al mondo Giulia Agrippina, in seguito conosciuta come Agrippina Minore per distinguerla dalla madre, Agrippina Maggiore. La neonata è figlia di Germanico Giulio Cesare, uno dei generali più amati dal popolo romano e dai soldati che militavano sotto di lui. Il destino di Germanico sembrava segnato, succedere sul trono alla morte dell’imperatore Tiberio.

La morte di Germanico

Dopo il successo della campagna renana Germanico sfila in trionfo a Roma nel 17 e Agrippina partecipa alle celebrazioni dedicate al padre. Tiberio poi spedisce il grande generale in Oriente in missione diplomatica ma Agrippina e i suoi fratelli, ad eccezione di Gaio Giulio Cesare Augusto Germanica, meglio conosciuto come Caligola, rimarranno a Roma.

Germanico

Nel 19 Germanico muore misteriosamente e Agrippina Maggiore, moglie innamorata del grande generale accuserà pubblicamente l’imperatore Tiberio di aver eliminato il marito. Questo j’accuse causerà la disgrazia della donna che verrà esiliata insieme a due figli, tutti troveranno la morte in seguito alle condizioni inumane di detenzione.

La nascita di Nerone

Agrippina una delle sopravvissute della famiglia di Germanico mutuò un odio feroce verso Tiberio, odio che si ingigantì ulteriormente quando costui la costrinse a sposare a soli 14 anni, Gneo Domizio Enobarbo che di anni ne aveva 44 ed era un uomo vizioso e crudele. Enobarbo è affascinato da Agrippina, una ragazza slanciata, sensuale, volitiva ma passeranno ben nove anni prima che la coppia generi un figlio. Il 15 dicembre del 37, Agrippina da alla luce ad Anzio, Lucio Domizio (il futuro imperatore Nerone). Si trattò di un parto podalico evento che allora era considerato di cattivo auspicio.

Racconta la leggenda che dei sacerdoti caldei interrogati dalla neo madre dissero che il nascituro avrebbe avuto una vita gloriosa, fino ad arrivare al soglio imperiale ma che si sarebbe macchiato del crimine di matricidio. La risposta di Agrippina spiega meglio di ogni cosa la determinazione feroce della donna: “Mi uccida pure purché diventi imperatore!”.

Il fratello Caligola diventa imperatore

Nello stesso anno della nascita di Nerone, il 37, muore Tiberio e il fratello di Agrippina, Caligola diventa imperatore. Caligola che fu soprannominato così per i calzari che da bambino soleva indossare mentre si aggirava per gli accampamenti militari al seguito del padre, uccise l’odiato Tiberio soffocandolo con un cuscino. Il neo imperatore riabilitò la figura del padre, della madre e dei fratelli e concesse ad Agrippina e alle sue sorelle, Drusilla e Livilla, gli stessi diritti delle Vestali, oltre al privilegio di sedere al posto d’onore, accanto a sé, durante gli spettacoli.

Caligola in quanto a turpitudini e perversioni non era secondo a nessuno, una di queste fu certamente la passione incestuosa che nutriva per tutte e tre le sorelle. Per Agrippina compiacere sessualmente il fratello non era un problema, la sua ambizione sfrenata e la sua determinazione non esitavano ad utilizzare qualunque espediente per ottenere il risultato voluto e il suo corpo fu certamente una delle armi più efficaci.

Il sesso come arma

Lei non si innamorava ma attraverso il sesso arrivava a manipolare i suoi innumerevoli amanti facendone dei compiacenti complici. Essere l’amante del fratello la metteva quindi nella posizione di esercitare un’influenza che poche matrone romane potevano vantare. Questa spregiudicatezza però la porterà a compiere un grave errore, quando nel 39 intessé una relazione anche con il cognato, il bello e corrotto Marco Emilio Lepido, marito di sua sorella Drusilla e compagno di giochi erotici anche dell’altra sorella Giulia Livilla. Con Lepido Agrippina congiurò per spodestare Caligola e sostituirlo sul trono imperiale proprio con il cognato.

L’esilio

Caligola però smascherò la congiura e mise a morte Lepido mentre Agrippina e sua sorella Lavinia (Drusilla era morta nel 38) si trovavano lontano da Roma. Le due sorelle furono confinate nell’isola di Ponza, che già aveva ospitato l’esilio della madre e del fratello Nerone Cesare, e i loro beni furono messi all’asta dall’imperatore.

L’esilio durò quasi due anni, fino alla morte di Caligola ucciso dai pretoriani. Al trono salì il fratello di Germanico, Tiberio Claudio Druso che passerà alla storia come l’imperatore Claudio. Agrippina nel frattempo rimasta vedova (su di lei si addenseranno sospetti sulla morte del marito Enobarbo) si risposa con con il ricchissimo Gaio Sallustio Pallieno Crispo, che dopo averlo convinto a nominarla unica erede della sua favolosa fortuna, non esiterà ad avvelenare nel 47.

Agrippina vs Messalina

Agrippina mira però ben più in alto che fare la ricchissima vedova, vuole il trono imperiale per suo figlio Nerone. Per questo si impegna a screditare Britannico, figlio di Claudio e di sua moglie Messalina e teoricamente legittimo erede dell’imperatore. Per questo ordisce un diabolico piano, diventare la nuova moglie di Claudio. Sulla sua strada però c’è Messalina. Stavolta però Agrippina non avrà bisogno di eliminarla direttamente.


Ancora una volta è la licenziosità di queste donne romane ad essere fattore della loro rovina. Messalina come la sua rivale era famosa per gli insaziabili appetiti sessuali e i numerosi amanti, tra cui annoverava governatori, funzionari di palazzo e perfino attori come Mnestere. A decretare la sua sorta sarà la relazione con  Gaio Silio, marito di Giulia Silana, il quale ripudiò la moglie e divenne il suo amante. Nel 48, mentre l’imperatore Claudio si trovava a Ostia, durante una festa dionisiaca a palazzo i due amanti inscenarono il loro matrimonio.

Messalina e Agrippina

Informato dal liberto Narciso, Claudio decretò la morte dei due amanti. Messalina tentò un inutile fuga, raggiunta da un tribuno che aveva l’ordine di eliminarla, fu uccisa non senza un’ultima beffarda frase di ammirazione. Mentre il tribuno affondava la spada nel ventre della donna, disse: “Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, allora piangerà mezza Roma!

Un trono per Nerone

Senza più rivali Agrippina sposerà Claudio e manipolandolo abilmente riuscirà a convincerlo che suo figlio Nerone, non soltanto merita di essere adottato dal vecchio imperatore ma è più degno di ricoprire la massima carica dell’impero rispetto al figlio biologico Britannico. Nel frattempo piazzerà nella burocrazia imperiale i suoi uomini arrivando ad esercitare un potere perfino superiore a quello dell’imperatore. Volle e ottenne il rientro dall’esilio di Seneca, il più grande filosofo dell’epoca, confinato nella selvaggia Corsica, per incaricarlo di essere il mentore di Nerone.

Nel 50 Agrippina ottenne il conferimento a suo figlio tredicenne dell’imperium proconsulare, ossia il governo delle province imperiali, e per se stessa un privilegio mai ottenuto prima da nessun altra imperatrice, l’omaggio dei sacerdoti sul Campidoglio, con il titolo di Augusta. Era lei di fatto il vero imperatore di Roma.

Il 13 ottobre del 54 Claudio morì; la sua morte è imputata da quasi tutte le fonti antiche ad Agrippina, che l’avrebbe avvelenato, secondo alcune versioni con un piatto di funghi, poiché temeva ripensamenti da parte sua circa l’adozione di Nerone. La guardia pretoriana acclamò il giovane Nerone imperatore e così fece anche il Senato, conferendogli anche il titolo di “Padre della Patria”. Il figlio di Agrippina aveva soltanto 17 anni e questo diede alla donna la possibilità di ampliare ulteriormente il suo potere. Approfittando della devozione filiale, Agrippina di fatto governava l’impero.

L’imperatrice ombra

Legato alla madre da un affetto profondo e morboso per anni Nerone subì il volere materno, ma Agrippina non seppe contenersi. La sua smodata ambizione portò il rapporto sul punto di rottura. La sua asfissiante intromissione negli affari di stato fece scivolare l’amore che Nerone nutriva per lei in un odio profondo e implacabile.

Sentendosi la terra franare sotto i piedi, Agrippina dimostrando ancora una volta che l’eterno conflitto tra capacità manipolativa e impulsività che l’animava, si presentò in Senato accusando il figlio come colui che si era impadronito illegittimamente del diritto sacrosanto di Britannico a succedere a Claudio sul trono di Roma.  Da allora, madre e figlio si dichiararono guerra aperta. Nerone tolse ogni protezione alla madre e la fece allontanare dalla corte. Prese quindi come amante la bella Poppea Sabina.

La fine di Agrippina

Quest’ultima incoraggiò Nerone a compiere il passo finale per liberarsi dall’invadente ombra della madre: assassinarla. Il primo tentativo fu espletato con il veleno, ma molti anni prima Agrippina si era sottoposta alla mitridizzazione, un processo per assumere la capacità di resistere agli avvelenamenti, pratica molto usato al tempo per eliminare avversari scomodi.

Allora Nerone ricorse ad un piano diabolico, fece affondare la nave che riportava Agrippina ad Anzio dopo una festa a Baia, alla quale era stata invitata dal figlio. Ferita, fu salvata da alcuni pescatori che la condussero a una villa nei pressi del lago Lucrino, un bacino naturale di Napoli. Da qui ella fece avvisare Nerone che era sana e salva, il figlio però era determinato a completare l’opera e inviò alcuni sicari alla villa della madre.

Colpita numerose volte dai sicari guidati da Aniceto, prefetto della flotta di Miseno, Agrippina gridò in punto di morte: “Colpisci il ventre che l’ha generato!“. Fu accontentata. Finiva così la vita di una donna spregiudicata e ambiziosa, che segnò per anni la vita di Roma, arrivando ad accumulare un potere che nessuna imperatrice romana riuscì più ad emulare.

Fonti;

alcune voci di Wikipedia

Musini, Daniela. Le indomabili: 33 donne che hanno stupito il mondo

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