domenica, Maggio 5

Le radici dell’odio

Lo scontro di civiltà che divamperà tra l’Islam e la Cristianità a partire dall’XI secolo segnerà in modo indelebile le relazioni tra le popolazioni delle due principali religioni monoteiste. Intolleranza, fanatismo e rancore saranno gli ingredienti che faranno prosperare le radici dell’odio. È difficile stabilire l’inizio di questo scontro e nessuna delle due parti è priva di responsabilità per quello che accadde, ma certamente le cosiddette “crociate” ebbero un ruolo non marginale nella deflagrazione dello scontro tra Islam e Cristianità.

Un pellegrinaggio armato

Il termine crociata era sconosciuto all’epoca, chi vi prendeva parte si definiva come iter, peregrinatio o passagium, a rimarcare il valore spirituale di una marcia destinata a liberare la Gerusalemme terrena e avvicinare i partecipanti alla Gerusalemme celeste. Il termine “crociata” è stato usato per la prima volta all’inizio del Settecento, ben oltre quindi il periodo in cui esse si svolsero, dal punto di vista etimologico la parola, attraverso il francese e lo spagnolo del tempo, è riconducibile al termine latino crux (croce).

Considerazioni etimologiche a parte, le crociate fin dall’inizio si caratterizzarono come un fenomeno di massa, capace di attrarre moltitudini composte da nobili e diseredati, clero e cavalieri che affrontavano un viaggio lunghissimo e pericoloso, per terra o per mare. Queste masse andavano consapevolmente incontro a pericoli inauditi e genti ostili, spinte non soltanto da un autentico anelito religioso, ma anche da più prosaiche motivazioni terrene, come la cupidigia per un bottino che si presumeva ricchissimo e terre dove edificare altri regni cristiani.

La prima crociata

La prima crociata lanciata da Papa Urbano II nel 1095 a Clermont Ferrand fu preceduta dalla “crociata dei poverelli” guidata spiritualmente dal carismatico Pietro l’Eremita, formata da un caotico e improvvisato esercito di contadini e piccola nobiltà. Questo pellegrinaggio armato si caratterizzò per le violenze contro gli stessi cristiani di rito ortodosso compiuti durante la marcia di avvicinamento a Costantinopoli. Traghettati sulla sponda turca per ordine del Basileus che voleva evitare nuove violenze, questo esercito raccogliticcio, impreparato, privo di una adeguata linea logistica di rifornimenti, fu affrontato e sconfitto duramente dai turchi in due distinte battaglie. Dei 25.000 uomini che componevano l’armata, soltanto 3.000 sopravvissero e insieme a Pietro, ripiegarono a Costantinopoli per unirsi alla “crociata ufficiale” indetta da Urbano II.

I mussulmani impreparati

Quest’ultima guidata da molti nobili cattolici europei come Raimondo di Tolosa, Goffredo di Buglione, Boemondo di Taranto, Baldovino delle Fiandre, Roberto di Normandia, Ugo di Vermandois, Stefano II di Blois, Roberto di Fiandra e Tancredi d’Altavilla, nonché abili comandanti come Guglielmo Embriaco penetrano nel Medio Oriente, nelle attuali terre corrispondenti alla Siria, Libano e Israele.

Ad affrontarli trovano una popolazione impreparata non solo da un punto di vista militare, per la frammentazione politica dei potentati mussulmani, ma soprattutto sotto l’aspetto culturale, quasi antropologico. Inizialmente gli islamici pensarono di aver a che fare con truppe e mercenari dell’impero bizantino, un secolare nemico che conoscevano bene e che sapevano come trattare anche sotto il profilo diplomatico. In breve rimangono sopraffatti dalla violenza e dalla spregiudicatezza di questo esercito invasore che si macchierà di stragi e violenze inaudite, come durante l’assedio nel 1098 della piccola città  di Ma‘arrat al-Nu’mān, conosciuta dai Crociati come Marra, durante il quale, secondo i resoconti di diverse cronache coeve, i crociati si abbandonarono ad episodi di cannibalismo.

La caduta di Gerusalemme

Gerusalemme cade con una strage orribile il 15 luglio 1099. I racconti dei crociati testimoni oculari non lasciano dubbi che si perpetuarono grandi violenze, anche se l’entità della strage compiuta dai cristiani varia secondo diverse interpretazioni storiche delle fonti. In ogni caso episodi come quelli di Ma‘arrat al-Nu’mān, di Gerusalemme e molti altri, contribuirono in modo decisivo a creare un odio profondo tra mussulmani e cristiani invasori. Non va dimenticato che quelle terre erano sotto il controllo islamico da circa 500 anni.

Tra la prima e la seconda crociata nasce il regno di Gerusalemme, suddiviso in diversi feudi, secondo l’uso occidentale; la contea di Edessa; quella di Tripoli; e il principato di Antiochia. La nuova dominazione cristiana nasce sotto l’egida dell’intolleranza e della separazione tra esercito invasore e immigrati provenienti dall’Europa e popolazione locale. Si cementa così un odio religioso, in gran parte sconosciuto in quelle terre, fomentato in particolare dagli ordini cavallereschi fondati dai crociati, come ad esempio gli ospitalieri.

Anche i mussulmani si erano “distinti” tra il IX e il X secolo per le razzie perpetrate dai pirati saraceni sule coste italiane e greche. Si trattava di raid brutali che lasciavano dietro di se morte e distruzione e il cui scopo era però circoscritto: conquistare un ricco bottino di merci, preziosi e schiavi. Dopo ogni incursione era necessaria una faticosa e dolorosa opera di ricostruzione materiale e morale di queste comunità che vivevano nella paura e nell’odio verso un nemico sfuggente che quando attaccava lasciava soltanto morte e desolazione.

La reazione mussulmana

Dopo anni iniziali di sconfitte e scoramento, la tradizionale divisione e rivalità tra i clan islamici fu progressivamente messa da parte con l’obiettivo di riconquistare Gerusalemme, uno dei principali luoghi sacri dell’Islam. Il primo passo fu la nomina, da parte del sultano selgiuchide Ahmed Sanjar, dell’atabeg Imad ad-Din Zanki a governatore di Mosul e Aleppo nel 1127. Zanki sottrasse il controllo di Edessa ai crociati nel 1144, cominciando l’espansione verso la Siria e la Palestina, opera proseguita, alla sua morte, dal figlio.

La svolta definitiva avviene quando Salah ad-Din, il Saladino (1138-1193) otterrà dal Califfo l’investitura per guidare la Jihad. Il Saladino si ritrovò, lui sunnita, a capo di tutti i potentati locali. Sconfigge duramente i crociati ad Hattin, nel 1187, riconquistando poco dopo Gerusalemme. Nell’immaginario islamico il Saladino diventa l’eroe in grado di ripristinare non soltanto l’unità politica ma anche e soprattutto quella religiosa.

Una società intollerante

Quello che differenziava il comportamento dei cristiani era però l’assoluta incapacità di tollerare le genti mussulmane delle terre conquistate. È quello che accadde, ad esempio, dopo la conquista normanna della Sicilia, quando si aprì un flusso migratorio dalla Sicilia verso le coste africane e l’Egitto. Questo flusso di profughi, si calcola abbia rappresentato 1/8 della popolazione mussulmana, circa 50.000 persone, riteneva di non poter vivere dignitosamente sotto un regime intollerante come quello instaurato dai Normanni. Si trattava della parte più abbiente della società mussulmana siciliana che aveva i mezzi per sopravvivere in terra straniera, lontani dalla madrepatria.

Questa intolleranza non era però soltanto una questione etnica ma affondava le sue radici nella religione. Non c’era spazio per altri culti nei territori cristiani e neppure per altre interpretazione della stessa fede. Emblematico in tal senso la “crociata” proclamata da Innocenzo III tra il 1209 e il 1229 contro i catari, nella Francia meridionale.

Nello stesso periodo, in Sicilia l’imperatore Federico II di Svevia scatenò una violenta repressione nei confronti dei musulmani di Sicilia, distruggendo l’intera comunità e costringendo i sopravvissuti alla deportazione in Puglia, dove vissero in una parziale situazione di libertà finché il nuovo re angioino Carlo II nell’agosto del 1300 fece distruggere la città, vendendo tutti i sopravvissuti come schiavi.

È in questo contesto che maturano le radici dell’odio tra due delle tre religioni del Libro che si protrarranno nei secoli a venire, con effetti che possiamo constatare anche oggi.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Mascilli Migliorini, Luigi; Feniello, Amedeo; Francesca Canale Cama. Storia del mondo

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