sabato, Luglio 27

L’Armageddon del riscaldamento globale

Sappiamo da  studi sul nucleo del ghiaccio  polare che prima della  Rivoluzione  Industriale la  concentrazione  dei gas serra  era rimasta sostanzialmente  invariata da quando i ghiacciai  si erano ritirati dopo  l’ultima Era  Glaciale. 

Dall’inizio  della  rivoluzione  industriale ad oggi  la concentrazione  di anidride carbonica nell’atmosfera  si è impennata di oltre  il  30% a cui si  deve aggiungere significativi aumenti di altri gas serra  come il  metano e l’ossido di diazoto. L’attuale concentrazione di diossido  di carbonio raggiunge una concentrazione più alta  di quanto sia  mai stata nel  corso degli ultimi 420.000 anni,  anzi alcuni studi ipotizzano che tali  livelli non abbiano avuto riscontro negli ultimi 20 milioni  di anni.

Inoltre negli ultimi due secoli sono stati immessi nell’atmosfera ingenti quantitativi di   gas come i clorofluorocarburi e gli idrofluorocarburi, misture  che  prima del  ventesimo secolo non esistevano. L’effetto serra di natura antropocentrica ha turbato profondamente  il meccanismo regolatore naturale dell’atmosfera terrestre provocando un riscaldamento globale che sta  mettendo a rischio  la sicurezza e la  salute  dell’uomo e del suo habitat.

Il meccanismo climatico naturalmente è il prodotto  di più fattori e  non soltanto dell’inconsulto intervento dell’uomo. Un ruolo  importante  lo gioca ad esempio la variazione dell’emissione solare che segue  uno schema di circa  11 anni, conosciuto  come ciclo della  macchie solari, durante il quale l’emissione può variare dello 0,1%.

Anche  le  eruzioni vulcaniche possono avere un effetto sensibile ma  temporaneo sul  nostro clima. E’ già  avvenuto nel corso dei secoli e recentemente riduzioni sensibili ma temporanee della  temperatura  globale si sono registrate dopo l’eruzione del El Chichon (Messico) nel 1982 e  Pinatubo (Filippine) nel 1991.

Il combinato  disposto di una variazione nell’emissione solare e di una serie di eruzioni è alla base, secondo  i climatologi, della Piccola Glaciazione che ha colpito il mondo e  l’Europa in particolare dal 1450 al  diciannovesimo secolo. Le cronache del tempo riportano con frequenza il congelamento del Tamigi a Londra, ad esempio.

La sordità  della politica  e dell’economia ai rischi del  riscaldamento globale  e dei cambiamenti climatici, sostenuti da  settori marginali della comunità  scientifica,  ci ha probabilmente  portati  oltre il  punto di non ritorno. Nel  2100,  cioè  tra poco più di 80 anni, ovvero quando i nostri nipoti saranno anziani, il mondo non sarà  soltanto un posto molto più caldo, ma  sarà caratterizzato da estremi meteorologici che renderanno  la vita  di miliardi di persone  molto difficile.

Gli abitanti delle zone costiere  saranno messi a dura prova dall’innalzamento del livello del mare  e da fenomeni temporaleschi di straordinaria intensità.  Le inondazioni letali diverranno la norma  e non l’eccezione.  Per contro vaste regioni dell’Africa, dell’Asia e persino del Sud dell’Europa saranno afflitte dalla siccità e conseguentemente da carestia e fame.

Ci sono  poi consistenti indizi che la Terra sia già battuta da venti sempre più forti che scorrendo su mari sempre  più caldi provocano tempeste  ed  uragani di straordinaria intensità e frequenza.  L’ultimo Report, reso noto in questo mese di ottobre, dall’Intergovernamental Panel  of Climate  Change (IPCC) lancia l’ennesimo grido d’allarme sullo stato del mondo rispetto al global warming.  Il  rapporto evidenzia come ridurre ad 1,5° (invece dei 2° tendenziali)  l’aumento del riscaldamento globale previsto nei prossimi anni potrebbe perlomeno mitigare l’impatto negativo dei cambiamenti climatici. Un esempio fra tutti,   con un aumento di 1,5° la barriera corallina diminuirebbe tra il  70 ed il  90%, con un aumento di 2° sarebbe totalmente  e definitivamente  distrutta. Purtroppo limitare  il riscaldamento globale  ad 1,5° è possibile  per  le leggi della  fisica e della chimica ma esigerebbe interventi tempestivi e straordinari che   non paiono all’ordine del giorno. 

Attenzione a non  incorrere  in un facile  errore, 1,5 o 2 gradi di temperatura  possono sembrare poca cosa, ma  la differenza tra una piena Era Glaciale e la  temperatura odierna sta tutta in un range di 4 o 5 gradi della temperatura media della  Terra!

Le conseguenze  drammatiche che ci vedono già  involontari protagonisti sono amplificate dalla velocità  del cambiamento climatico,  in pochi secoli stiamo modificando l’andamento del clima  terrestre che prima  evolveva  lungo migliaia o decine di migliaia  di anni.  Inoltre questi sconvolgimenti climatici cadono su una Terra  sovrappopolata, sei  miliardi e mezzo di persone rendono questo scenario molto più pericoloso.

Nel corso dell’ultimo secolo i ghiacciai si sono significativamente ritirati ed  anche lo strato di neve che ricopre  le montagne è fortemente diminuito, la  prima conseguenza è un progressivo e costante innalzamento  del livello  dei mari con tutto ciò  che ne consegue. Nel  XX secolo il livello globale delle acque è cresciuto tra i 20 ed i  30 centimetri e nel 2100 gli studi più  pessimistici prospettano un aumento di circa 80 centimetri. 

Un innalzamento di un metro  farebbe sparire dalla faccia della Terra le  Maldive ed il loro meraviglioso  habitat. L’inondazione delle coste aumenterà anche grazie alla virulenza delle tempeste e nel 2080 interesserà drammaticamente oltre 200 milioni di persone.

L’incremento delle temperatura non agisce  ovviamente soltanto sui mari, ma è già in corso un progressivo scongelamento nelle  latitudini più alte del  permafrost minacciando villaggi, città  e centri turistici. Soltanto nel primo anno del nuovo millennio (2001) oltre 200 milioni di persone sono state colpiti da disastri naturali di ragguardevoli  proporzioni e quasi 18 anni dopo la situazione  è ulteriormente  e decisamente peggiorata.

Insomma stiamo  ballando pericolosamente sulla cima di  un burrone in fondo  al quale gran  parte della popolazione mondiale potrebbe pagare un conto salatissimo  alla  miopia  dei politici ed alle  logiche di  un’economia che non intende rinunciare a facili profitti, anche a costo di innescare una spirale  che  potrebbe portare se non all’estinzione della  specie  umana ad un futuro drammatico come quello che ispira  certi film post  apocalittici. 

 

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