domenica, Maggio 19

L’inizio della caccia agli alieni

Gli anni Cinquanta dello scorso secolo sono gli anni dei primi avvistamenti degli UFO, il periodo dove si conia la definizione di “dischi volanti”, gli anni insomma dove immaginario popolare, media e comunità scientifica, ognuno a modo suo, affrontano il tema dell’esistenza di specie extraterrestri senzienti evolute tecnologicamente.

L’impulso del paradosso di Fermi

Non affronteremo in questa sede le affermazioni e le argomentazioni di carattere non scientifico ma ci focalizzeremo su quella che possiamo etichettare, un po’ enfaticamente, come l’inizio della caccia agli alieni. Un impulso in tal senso viene proprio nel 1950 dal fisico italiano, Premio Nobel, Enrico Fermi che durante un pranzo con i colleghi, nel corso di una visita estiva al laboratorio nazionale di Los Alamos, nel New Mexico, luogo di nascita della bomba atomica e del progetto Manhattan, pose un quesito passato alla storia come il paradosso di Fermi.

Il paradosso del fisico italiano si può riassumere in questo modo: “Data la sua considerevole età e la sua immensa vastità, l’universo, con centinaia di miliardi di stelle solo nella Via Lattea, molte delle quali hanno i loro sistemi planetari dovrebbe brulicare di vita e di civiltà intelligenti, molte delle quali dovrebbero avere la tecnologia necessaria per viaggiare nello spazio e arrivare fino a noi.” A questo punto Fermi concludeva, “Se le cose stanno così dove sono tutti quanti?“.

Il pioniere della caccia agli alieni

Il primo a dare seriamente la caccia agli alieni fu l’astronomo statunitense Frank Drake, nato a Chicago il 28 maggio 1930. Dopo il college lavorò brevemente nel campo dell’elettronica e poi si laureò in radioastronomia all’Università di Harvard. Fin da bambino Drake aveva sviluppato la ferrea convinzione che l’universo fosse troppo grande per non ospitare migliaia di civiltà aliene intelligenti e dotate della necessaria tecnologia per l’esplorazione spaziale. Nel 1960 Drake lavorava all’osservatorio radioastronomico nazionale a Green Bank, nel West Virginia.

Frank Drake, 92 anni

 Qui condusse la prima ricerca radio di un’intelligenza extraterrestre, nota come Progetto Ozma. Non venne trovata alcuna evidenza di segnali alieni. Questo risultato non scoraggiò Drake che considerava il “contatto” sotto forma di segnali luminosi o radio inevitabile negli anni a venire. L’anno dopo organizzò il primo congresso del SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) e invitò tutti gli altri scienziati interessati all’argomento che conosceva, in tutto, dodici.

L’equazione di Drake

Per animare lo svolgimento dei lavori Frank ideò una celebre equazione per calcolare il numero di civiltà, N, presenti nella nostra galassia. Passata alla storia come l’equazione di Drake, la formula era la seguente:

N = R* ⁄ fp ⁄ ne ⁄ fl ⁄ fi ⁄ fc ⁄ L

Applicando questa formula Drake stimava che soltanto nella Via Lattea dovevano essere presenti almeno 50.000 civiltà aliene intelligenti. Il vero problema nella stima di questo numero sta nella scarsa conoscenza che abbiamo dei fattori di questa equazione, che sono inseriti, in parte, secondo probabilità arbitrarie di chi la applica.

Per essere più chiari i valori fl ⁄ fi ⁄ fc valutano la probabilità dell’emergenza della vita intelligente con relativa capacità di comunicare. Ognuno di questi valori potrebbe avere un valore qualunque tra 0 (impossibile) e 1 (certo). Drake scelse valori molto ottimistici, in ogni caso, qualunque sia la scelta effettuata si tratta di parametri del tutto privi di adeguate conoscenze. L’importanza dell’equazione di Drake non si giocò però sul terreno dell’effettiva ricognizione di civiltà aliene esistenti quanto sull’impulso che contribuì a dare alla ricerca internazionale sulla vita aliena.

Il programma SETI e Jill Tarter

In altri termini preparò il terreno alla nascita del programma SETI. Il SETI Institute, proposto da Frank Drake (tuttora uno dei suoi direttori), in collaborazione con Carl Sagan, nasce ufficialmente nel 1974. È un’organizzazione scientifica privata, senza scopi di lucro la cui sede centrale è a Mountain View, in California. Diversi anni più tardi il progetto Phoenix iniziò sotto la direzione dell’astronoma Jill Tarter, a cui si ispirò Carl Sagan per il personaggio principale del suo romanzo Contact. Tra il 1995 e il 2004 il progetto Phoenix usò radiotelescopi in Australia, negli Stati Uniti e a Portorico per osservare 800 stelle simili al Sole a meno di 200 anni luce di distanza. Non fu trovato niente.

Jill Tarter, oggi ha 78 anni

Il progetto però permise la realizzazione di un catalogo di stelle che potenzialmente potrebbero ospitare pianeti adatti allo sviluppo della vita. Attualmente il catalogo contiene oltre 17.000 stelle, molte delle quali relativamente vicine alla Terra. ovvero nel raggio di qualche centinaio di anni luce. Nel 2001, grazie a una generosa donazione di Paul Allen, cofondatore di Microsoft, si avviò la costruzione di un radiotelescopio multiplo interferometrico situato nella contea di Shasta in California, frutto di una collaborazione tra il SETI e l’Università di Berkeley.

L’Allen Telescope Arrey

Entrato in funzione nell’ottobre 2007, è costituito attualmente da 42 paraboloidi di 6,10 metri di diametro, ampliato a fine 2010 con 350 elementi disposti su un’area di 1 km di diametro, funzionanti come un unico radiotelescopio interferometrico. A progetto ultimato, la sensibilità complessiva è diventata equivalente a quella di un radiotelescopio di 100 metri di diametro.

Il progetto fu bloccato nel 2011 per una serie di tagli ai finanziamenti governativi, ma è ripartito grazie ad un gruppo di ricerca di fondi privati a cui ha contribuito anche l’attrice Jodie Foster che nel film Contact, tratto dal romanzo di Carl Sagan, interpreta l’astronoma Jill Tarter. L’obiettivo di ATA è ispezionare un milione di stelle lontane fino a 1000 anni luce concentrandosi su un intervallo di frequenza delle onde elettromagnetiche più vasto da quello usato da Drake. In particolare l’intervallo di frequenze in esame da ATA, tra 1 e 10 GHz, la «finestra di microonde», è una regione particolarmente silenziosa dello spettro elettromagnetico, e quindi adatta alla ricerca di segnali extraterrestri.

Nel corso degli ultimi dieci-quindici anni però la ricerca scientifica si è spostata decisamente dalla “caccia agli alieni” alla caccia agli “esopianeti” potenzialmente abitabili. Le due strade potrebbero però incrociarsi con risultati in grado di scompaginare le nostre stesse convinzioni sul concetto di vita.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

La fisica del diavolo di J. Al Khalili

Al-Khalili, Jim. La fisica del diavolo (Italian Edition) (p.208). Bollati Boringhieri. Edizione del Kindle.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights