lunedì, Maggio 20

L’ippopotamo, il “cavallo di fiume”

Secondo un’antica leggenda africana, Dio avrebbe dapprima destinato l’ippopotamo al terreno, ma lui amava molto l’acqua per rifrescarsi dalla calura, per cui gli chiese di poter vivere in essa. Dapprima Dio non accettò, ma dietro la sua insistenza, acconsentì, ma a patto di cibarsi solo d’erba, lasciando in pace i pesci. Anzi, per sicurezza, ad ogni controllo “divino”, doveva aprire la bocca per mostrargli che non aveva preso pesci!

Caratteristiche generali dell’ippopotamo

L’ippopotamo, termine che deriva dal greco antico e significa “cavallo di fiume”, è un mammifero erbivoro che vive in Africa. Notevole per dimensioni, (lunghezza di 2,7 m con un peso di circa 1,5 t), non discende né da suini né da ruminanti, ma da un antenato semiacquatico: forse imparentato con la balena.

Nonostante la mole è un animale abbastanza veloce, potendo arrivare a 30 km orari, correndo lungo corsi d’acqua e arrampicandosi con facilità su sponde ripide. Quando va in acqua, può restarvi immerso anche per cinque minuti, con narici ed orecchie chiuse. A volte la pelle è cosparsa di liquido rosso, secrezione epidermica di acido ippodurico, che la mantiene umida, proteggendola anche dai raggi ultravioletti.

Possiede una quarantina di denti, aguzzi e taglienti, armi tremende sfoderate contro altri animali e persino verso l’uomo, ma usate abitualmente per strappare erba. La bocca ha un’apertura notevole, fino a circa 150 gradi. L’ippopotamo nano è meno lungo e pesante: 1,6 m, per circa 275 chilogrammi.

Segnali speciali e struttura sociale

Un ippopotamo, per mostrare la sua sottomissione ad un altro, si gira, espone la sua parte inferiore e spruzza le sue feci verso il muso dell’altro. Le altre comunicazioni sono grugniti e brontolii, trasmessi in acqua.

Le femmine di giorno formano gruppi che vanno dai 10 ai 20 elementi, e che talvolta raggiungono anche i 100 esemplari, mentre di notte la ricerca del cibo è singola. Ogni gruppo possiede una zona familiare, lungo fiumi e laghi, nel territorio del maschio dominante, marcato energicamente con mucchi di sterco sparso dimenando forte la coda. Gli altri ippopotami possono entrare solo se si mostrano sottomessi senza importunare le femmine. I conflitti territoriali possono durare per ore ed essere sanguinosi, con colpi violenti dei canini.

Riproduzione e pericolosità

Gli accoppiamenti avvengono in acqua, anche se i piccoli sono partoriti su terraferma. La gestazione è di circa 8 mesi, molto inferiore a quella degli elefanti (anche 24) e rinoceronte (15-16).

Pur non essendo carnivori, sono di certo gli animali più pericolosi in Africa: oltre a combattere vigorosamente con altri rivali, possono attaccare l’uomo che, anche senza volerlo, gli sbarri la strada: velocissimi (10 metri in meno di un secondo) , sono capaci di tranciare in due una canoa in vetroresina e persino un coccodrillo, con le loro affilate zanne.

Utilità dei “cavalli di fiume”

Gli ippopotami sono comunque utili nel loro habitat: riducono di continuo la massa erbosa, rendendo meno probabili gli incendi, e offrono il dorso per riparo e soggiorno a varie specie di uccelli e piccoli coccodrilli. Purtroppo sono a rischio di estinzione, sia per la distruzione del loro habitat sia a causa della caccia costante cui sono sottoposti per i loro grandi denti d’avorio, dopo la diminuzione di quella, proibita, per le zanne degli elefanti.

Addirittura, dal 2018 ad oggi, la caccia legalizzata si stima abbia portato allo sterminio di circa 2.000 ippopotami nella valle di Luagwa (Zambia).

Per saperne di più:

Hippopotamus amphibius

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights