sabato, Maggio 4

L’offensiva del Covid19

Sparito dal dibattito pubblico e anche dalla semplice informazione fino a pochi giorni fa, declassato dalle priorità sanitarie del Governo, rimosso, in parte comprensibilmente, dall’attenzione dell’opinione pubblica, l’epidemia di Covid19 non è mai terminata. Non soltanto ha dimostrato in estate, attraverso una significativa circolazione virale di non essere una patologia stagionale come l’influenza, ma ai primi rigori invernali assistiamo ad un’impennata di infezioni, ricoveri e decessi.

Le infezioni

A dimostrarlo ci sono i dati del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe e quelli della rete di ospedali sentinella aderenti alla FIASO. Mettendo a confronto la prima e l’ultima settimana di novembre il numero dei casi è aumentato da 26.855 a 52.175 (+94,3%), il tasso di positività dei tamponi dal 13,6% al 18,8%, l’incidenza settimanale da 46 casi a 89 casi per 100mila abitanti, mentre la media a 7 giorni è passata dai 3.469 casi/die del 2 novembre ai 7.454 del 29 novembre.

Ed è bene precisare che il numero delle infezioni è largamente sottostimato. Dopo il totale allentamento di tutte le restrizioni la maggior parte delle persone che presentano sintomi riconducibili al Covid19 effettuano un auto diagnosi con i tamponi antigenici e solo una parte irrisoria comunica l’eventuale positività alle autorità sanitarie.

Le ospedalizzazioni

Quello che però deve preoccuparci di più non è tanto l’alto numero di casi quando il deciso aumento dei ricoveri e dei decessi. Nel mese di novembre i posti letto occupati da pazienti Covid sono aumentati in area medica da 3.632 a 5.741 (+58,1%) e in terapia intensiva da 99 a 170 (+71,7%). Il tasso di occupazione da parte di pazienti Covid è del 9,2% in area medica e dell’1,9% in area critica. Se l’occupazione delle terapie intensive è ancora su livelli non allarmanti, il forte incremento dell’occupazione in area medica dimostra come l’infezione produce esiti severi soprattutto nei confronti delle persone anziane o fragili.

Non per niente il tasso di ospedalizzazione cresce con l’aumento dell’età: da 39 per milione di abitanti nella fascia 60-69 anni a 112 per milione nella fascia 70-79 anni, a 271 nella fascia 80-89 anni e a 421 negli over 90.

I decessi

Lo stesso quadro si riflette sul numero dei decessi praticamente raddoppiati se confrontiamo la settimana 26 ottobre-1 novembre, 148 morti con quella 23-29 novembre, 291, per un totale di 881 vittime. La grande maggioranza dei decessi riguarda la fascia degli ultraottantenni.

Con il mese di dicembre appena iniziato assisteremo ad un ulteriore impennata di infezioni, ospedalizzazioni e decessi che vedranno il picco nelle festività natalizie. Quali sono le ragioni di questa recrudescenza del Covid19 nel nostro paese (e in altre aree del mondo)? E cosa fare per contrastarla?

Cosa si dovrebbe fare

Alla base c’è l’errata convinzione, alimentata dalla politica, che la pandemia fosse ormai alle spalle, se non debellata completamente, ridotta ad un ruolo marginale nel quadro complessivo della malattie respiratorie. Questo convincimento che non ha faticato ad imporsi in un’opinione pubblica stremata da un biennio (2020-2021) difficilissimo, ha avuto come conseguenza la stagnazione della campagna vaccinale indispensabile per scongiurare le forme gravi del Covid19.

Ad oggi sono ricorsi alla vaccinazione anti Covid19 poco più di un milione di persone. A contribuire alla nuova offensiva virale di Sars-Cov-2 si sommano altri fattori: l’eliminazione di una fase di isolamento anche minima per chi è positivo alla malattia, l’assenza di una convinta campagna vaccinale da indirizzarsi soprattutto verso le persone anziane e quelle fragili e persino il buon senso, di rendere cogente, in questa fase di recrudescenza epidemica l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 al chiuso.

Si tratta di misure di buon senso, lontanissime dalle restrizioni e dai conseguenti disagi del passato ma che avrebbero il sicuro effetto di contrastare la proliferazione del virus e soprattutto contenere casi gravi e decessi. Nel 2023 toccheremo i 10.000 morti per Covid19, senza dimenticare che a rendere più complessa la situazione concorre l’influenza stagionale con il suo seguito di ospedalizzazioni e decessi.

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