Nashville che esce nelle sale nel 1975, è uno dei film più belli e geniali del grande Robert Altman (1925-2006). Contrariamente all’ambientazione non si tratta di un film sulla musica country e sulla cittadina che per antonomasia è definita come la patria di questo genere musicale. Tutt’altro, persino le canzoni del film che otterranno grandi riconoscimenti di critica e di pubblico, a cominciare di I’m easy scritta da uno dei 24 attori del film Keith Carradine, che vincerà l’Oscar per la migliore canzone originale, non sono pezzi country. Il film è soprattutto una grande emozione sulla forma mentis americana, che da corpo all’idea che Nashville sia la patria della torta di mele, dell’americano medio, dei buoni sentimenti e delle idee che trovano espressioni nelle canzoni country, che sono quindi oggetto quasi di una parodia.
Il film ruota intorno ai cinque giorni di un festival di musica country che si svolge a Nashville, si tratta di una pellicola corale dove 24 attori, 24 storie convergono tutte in un luogo che non è soltanto un luogo fisico ma un topos di una certa idea dell’America. Non tutte queste storie trovano una conclusione o una giustificazione nel percorso narrativo di Altman, ma anche questo, come il finale aperto è stato perseguito con lucidità dal grande regista americano e dalla sceneggiatrice Joan Twekesbury.
Un altro degli aspetti che rendono Nashville un grande film è che non si prende mai troppo sul serio, oltre ad essere dal punto di vista tecnico una pellicola girata con grande virtuosismo.
Nel 2007 l’American Film Institute l’ha inserito al cinquantanovesimo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi.