sabato, Dicembre 14

Resilienza e limiti del corpo umano

La grandezza di un corpo umano è strettamente correlata all’influenza della forza di gravità e alla sua superficie. Per capirci meglio, se esistesse un gigante alto trenta metri come quelli che popolano letteratura e serie fantasy, peserebbe 280 tonnellate, vale a dire il peso di circa 4600 uomini di corporatura media. Le sue ossa però sarebbero soltanto 300 volte più grosse e quindi non in grado di sostenere un peso del genere. Il nostro corpo è allo stesso tempo una delle strutture più resilienti presenti in natura e allo stesso tempo una con i maggiori limiti.

Piccolo è meglio

Un corpo più è piccolo e meglio sfugge alle conseguenze nefaste della gravità. Se un insetto cade da un tavolo atterra praticamente illeso. In proporzione lo stesso avviene per gli esseri umani. Un bambino che cade e sbatte la testa sentirà una forza d’impatto pari a un trentaduesimo di quella che sentirebbe un adulto. Difficilmente un adulto sopravvive alla caduta da otto o nove metri di altezza.

Una caduta miracolosa

Ci sono ovviamente delle eccezioni che sconfinano nel campo degli autentici miracoli. Come la terribile avventura che capitò nell’inverno del 1944 a Nicholas Alkemade, mitragliere di coda di un bombardiere inglese Lancaster. Dopo un incursione notturna sui cieli di Berlino, il bombardiere forse a causa dei forti venti, perse la rotta e si trovò sopra l’aerea industriale di La Rhur dove fu oggetto di un furioso fuoco di contraerea.

L’aereo prese fuoco e il comandante ordinò all’equipaggio di lanciarsi con il paracadute. Alkemade posizionato nella torretta di coda era già quasi circondato dalle fiamme e con orrore osservò che il suo paracadute stava ormai bruciando. Per evitare una fine orribile l’aviatore britannico decise di buttarsi senza paracadute dall’aereo che in quel momento stava viaggiando a 6.000 metri di altitudine.

Nicholas Alkemade

Il giovane perse conoscenza e quando si svegliò, circa tre ore dopo, era convinto di essere morto. Invece si trovava affondato nella neve dopo che la sua caduta era stata rallentata dai rami di alcuni alberi. Aveva perso entrambi gli stivali e aveva un ginocchio indolenzito e qualche livido, ma per il resto era illeso. Eppure era precipitato da 6000 metri a 200 km all’ora!

Duri a morire

Quello di Alkemade non è l’unico caso di sopravvivenza in condizioni estreme. Nel 1972 l’assistente di volo Vesna Vulović sopravvisse a una caduta da un’altitudine di 10 chilometri quando il DC-9 della Yugoslav Airlines precipitò in territorio cecoslovacco per un’avaria. Nel 2007 un lavavetri ecuadoregno Alcides Moreno e suo fratello precipitarono da un grattacielo di Manhattan, mentre erano a 140 metri da terra. Il fratello morì, Alcides rimase illeso.

Ma non sono soltanto le prestazioni “ossee” a dimostrare a volte l’incredibile resistenza del corpo umano. Famoso il caso di Erika Nordby, una bambina di Edmonton, Alberta, che una notte d’inverno, nel gelo canadese, si svegliò e, con addosso solo il pannolino e una maglietta, uscì di casa da una porta sul retro chiusa male. Quando fu ritrovato il suo cuore era fermo da almeno due ore, ma riscaldata nell’ospedale, la bambina si riprese miracolosamente. Insomma il corpo umano è davvero “duro a morire”.

I bambini hanno non soltanto il vantaggio di rischiare meno da cadute che per gli adulti possono essere rovinose, ma anche di avere una notevole resistenza al freddo. Non è così invece per il caldo. Non avendo le ghiandole sudoripare completamente sviluppate, non sudano quanto gli adulti. Ecco perché muoiono in fretta quando vengono lasciati a lungo in auto sotto il sole.

Un pianeta ostile

Dal deserto arabico intorno a La Mecca, una delle città più calde del mondo con una temperatura media di 38° nel mese di aprile, a Grise Fiord, in Canada, dove si è raggiunta la temperatura “agghiacciante” di -62° centigradi. Dall’arido e letale deserto di Atacama, in Cile, dove praticamente non piove mai, a Meghalaya, India, il luogo più piovoso della Terra. Qui la media annuale è di 1236 centimetri di precipitazioni in un mese, ma la cosa sorprendente é che  5842 centimetri  cadono soltanto durante il monsone di giugno. Fino a Wellington, in Nuova Zelanda, il centro abitato più ventoso del mondo, dove in un anno record ci sono state burrasche di vento per 233 giorni su 365, e le raffiche hanno raggiunto i 248 km orari.

deserto di Atacama

Il corpo umano è messo a dura prova dal nostro pianeta. Nonostante i progressi nell’abbigliamento, nel condizionamento e riscaldamento degli ambienti, nella costruzione di edifici e strade, gli esseri umani possono vivere soltanto sul 12% delle terre emerse. Il restante 88% ha condizioni eccessivamente estreme per la sopravvivenza umana a lungo termine.

La rarefazione dell’atmosfera pone un limite all’altitudine dei centri abitati in modo continuativo dagli esseri umani. Gli insediamenti permanenti più alti al mondo si trovano nelle Ande del Cile settentrionale, sul monte Aucanquilcha, dove i minatori vivono a 5340 metri di altezza, molto vicini alla soglia dove abitare è praticamente impossibile, ovvero i 5.800 metri di altitudine sul livello del mare. Ad altezze così estreme anche semplicemente camminare diventa un’impresa difficilissima.

Il 40% delle persone soffre del cosiddetto “mal di montagna” quando supera la quota di 4.000 metri. Con il crescere dell’altitudine aumenta la concentrazione di globuli rossi nel sangue con conseguente incremento di pressione sul cuore e questo riguarda anche le popolazioni che abitualmente nascono e vivono in quota.

La Paz

A volte gli abitanti in altura come La Paz in Bolivia (3500 metri) soffrono di un disturbo noto come malattia di Monge (o mal di montagna cronico) che provoca labbra blu e dita ippocratiche, perché il sangue costantemente addensato non scorre bene. Se queste persone risiedono a valle o comunque in zone decisamente più basse questo disturbo scompare.

Potremmo continuare a lungo con esempi che esaltano sia la grande resilienza del corpo umano che i suoi limiti fisiologici ma per oggi è il momento di fermarci qui.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Bryson, Bill. Breve storia del corpo umano: Una guida per gli occupanti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verificato da MonsterInsights