sabato, Maggio 18

Robot: avviata per la prima volta l’empatia

Nei robot si è riuscito ad avviare per la prima volta un processo di empatia. A dimostrarlo è stato l’esperimento durante il quale è stato creato un robot in grado di prevedere le azioni di una sua simile guardandola semplicemente.

Questo è il primo segnale che mette in luce come nei robot si potrebbe applicare una teoria della mente. In altre parole, i robot potrebbero cominciare a possedere la capacità, che fino ad oggi era un’esclusiva degli esseri umani, di immedesimarsi in un altro individuo, così da anticiparne le azioni. Il risultato raggiunto dal team è in grado di gettare le basi per una possibile comunicazione più efficiente sia tra i robot, che tra l’uomo e i robot.

Il risultato dello studio, che è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports, è stato svolto da un team della Columbia University di New York, guidato da Hod Lipson.

Antonio Frisoli, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ritiene che: “La capacità di poter prevedere le azioni future basandosi solo sull’osservazione, è una competenza in grado di migliorare in maniera molto significa la sintonia e il grado d’interazione naturale di un robot con un essere umano. La barriera linguistica è superata grazie all’esecuzione di compiti che richiedono un coordinamento e un accordo reciproco”.

Antonio Frisoli, aggiunge che: “Se si immagina i futuri robot domestici, si può pensare che essi possano assecondare le nostre azioni in modo decisamente collaborativo ed efficace”. Nel caso degli essere umani viene imparato fin da piccoli l’azione di prevedere gli altri. Questa capacità si trova alla base del saper vivere e del lavorare insieme con successo.

Per quanto riguarda i robot, al contrario, fino ad ora non si è riusciti a inserirgli questo tipo di comunicazione sociale, aspetto che con l’esperimento Columbia University si sta riuscendo a creare.

Un robot nell’esperimento ha dovuto cercare dei cerchi di colore verde, direzionandosi verso di essi, ma con una difficoltà, a volte il cerchio verde era nascosto da una scatola di cartone rossa. Ciò provocava nel robot o una nuova ricerca di un altro cerchio oppure un blocco. Durante la prova un altro robot, che partecipava all’esperimento, osservava il suo simile da una prospettiva che non gli nascondeva alcun cerchio verde. Quindi dopo aver guardato il suo partner per un tempo di 2 ore, cominciava ad anticipare l’obiettivo e il percorso dell’altro robot.

I ricercatori ovviamente sono consapevoli che i comportamenti attuati dai robot sono ancora molto distanti da quelli degli esseri umani. Nonostante ciò, i ricercatori credono che siano giunti a ottenere una forma di empatia primitiva nei robot.

Antonio Frisoli, ritiene che: “L‘esperimento ha registrato una forma primitiva di empatia tra i due robot coinvolti nell’esperimento, un’intesa che crea una capacità da parte di un robot di predire il comportamento di un suo simile in assenza di comunicazione verbale, semplicemente basandosi attraverso un’analisi visiva del comportamento del partner”.

Ma se i robot riuscissero davvero a predire quello che le persone pensano, si potrebbero aprire problematiche etiche molto importanti. Antonio Frisoli, rivela che: “Fino a che punto un robot deve essere capace di poter prendere decisioni in maniera automa sulla base di una predizione? Inoltre, un robot può riuscire, anticipando il pensiero di una persona, a manipolare quest’ultimo e non essere più il mero esecutore di compiti? Questi sono indubbiamente tutti aspetti che meritano un’attenta riflessione di tipo roboetico e filosofico”.

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/tecnologie/2021/01/12/accesa-nei-robot-la-prima-scintilla-di-empatia-_b9e32c98-f77e-4fe9-9098-1dbcc6e98bba.html?fbclid=IwAR2Mc_YeFlxMopBbvy-Kr0VFSdnlpdq8_0nfH6m9G-4dv_M5sdowAWUTq-k

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