sabato, Aprile 27

Sport e televisione, un binomio perfetto

Fin dagli albori della televisione lo sport è stato insieme al varietà, agli sceneggiati e ad una breve e feconda stagione documentarista, tra i generi portanti del nuovo medium. Con il passare degli anni e lo sviluppo della tecnologia delle comunicazioni lo sport in televisione ha assunto un’importanza sempre maggiore, fino a giungere negli ultimi due decenni al suo “accaparramento” da parte della televisione satellitare e successivamente dalle varie piattaforme di streaming, alcune delle quali, come DAZN, interamente dedicate agli avvenimenti sportivi.

Ripercorriamo brevemente e con la necessaria sintesi le principali tappe dello sport in televisione, a partire dalla fine degli anni Cinquanta.

All’origine fu il ciclismo

Il ciclismo è lo sport più popolare tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta dello scorso secolo. Inizialmente si riprendeva con la televisione solo l’arrivo della corsa e magari qualche traguardo intermedio, come il Gran Premio della Montagna. La svolta avviene nel 1958 quando i francesi inventano una rudimentale telecamera mobile in occasione dei Mondiali di Reims vinti dal corridore italiano Ettore Baldini.

Questa telecamera viene installata su un furgone e consente quindi ai telespettatori di vedere interamente la parte conclusiva del Mondiale che si svolge in un autodromo.

In Italia dobbiamo aspettare il 1961 per il primo utilizzo di una telecamera mobile all’interno di una telecronaca ciclistica. La gara scelta per questo esordio è un classica del panorama ciclistico internazionale, la cinquantaduesima edizione della Milano-Sanremo che quell’anno sarà vinta dal francese Raymond Poulidor. La telecamera mobile si aggiungeva pertanto stabilmente, alle postazioni fisse ed alle telecamere montate sull’elicottero già operative da qualche anno.

Questo spiegamento di forze e di tecnologie era giustificato dal grande favore popolare di questo sport che in quegli anni rivaleggia con il calcio in quanto a partecipazione e numero di tifosi. A questo successo contribuiscono anche alcune rubriche rivoluzionarie per i tempi, come il magazine televisivo “Processo alla tappa” ideato da uno dei più grandi giornalisti televisivi italiani, Sergio Zavoli, che per ogni tappa del Giro d’Italia, racconta e commenta non soltanto gli esiti della gara e le prestazioni principali protagonisti, ma anche le vicende minori legate al mondo della bici, come quelle di gregari e meccanici.

Botte da orbi

In un ideale classifica degli sport più popolari di quel periodo, dopo calcio e ciclismo, sicuramente il terzo posto spetta al pugilato. Se adesso questo sport è praticamente scomparso dal menù televisivo, allora la “noble art” richiamava grandi folle nei palazzetti dello sport e davanti al monoscopio televisivo. Emblematico di questo grande appeal è l’incontro valido per il titolo Mondiale dei pesi medi, tra il nostro Nino Benvenuti e l’americano Emile Griffith, che nell’aprile 1967 si danno battaglia sul ring del Madison Square Garden di New York.

Per via del fuso orario, l’incontro iniziava alle tre del mattino, ora italiana, la RAI ritenne i mandare in onda in diretta soltanto la radiocronaca dell’evento, che raggiunge un picco di ascolti straordinario, tra i 16 e i 18 milioni di radioascoltatori. Il match televisivo fu mandato in differita il giorno dopo. Per la cronaca l’incontro fu vinto ai punti da Benvenuti.

Le prime Olimpiadi in diretta televisiva

Una parziale e limitata copertura televisiva si era già verificata per le Olimpiadi di Roma del 1960 e quella di Tokyo del 1964. La prima Olimpiade interamente in diretta e visibile in tutto il mondo è stata quella di Città del Messico del 1968.

Il calcio nell’era pionieristica della tv generalista

Anche l’altro grande sport nazionale impiegherà del tempo per affermarsi computamente in televisione. Un esempio sono i mondiali del Cile del 1962 dove l’Italia fu sconfitta nel primo girone proprio dai padroni di casa, alla fine di una partita drammatica, con ben due giocatori italiani espulsi e un arbitraggio scandaloso. Non c’era diretta televisiva, in Italia si poteva ascoltare solo la radiocronaca, mentre la partita veniva filmata in pellicola, poi trasportata in aereo a Francoforte, da dove veniva trasmessa in Eurovisione trentasei ore dopo.

Nel 1966 la FIFA decide che il calcio deve diventare un fenomeno globale e che per raggiungere questo obiettivo la televisione diventa un fattore strategico. Per questo i mondiali erano stati assegnati alla Gran Bretagna, che dopo gli Stati Uniti avevano le infrastrutture televisive e satellitari migliori del mondo. Grazie al satellite, all’introduzione per la prima volta del ralenty, che permetteva di esaminare al rallentatore un’azione importante, l’edizione del Mondiale del 1966 fu vista da circa 400 milioni di spettatori in 75 paesi diversi.

Il Mondiale del Messico del 1970 è il definitivo trionfo del calcio in televisione, a cui contribuisce non poco la cosiddetta partita del secolo, Italia-Germania 4 a 3. A parte eventi di grande rilievo internazionale come Europei e Mondiali, il calcio in televisione dal 1960 alla stagione 1996-97 aveva una finestra piccola ma molto seguita.

La rubrica sportiva si chiamava Sintesi di una partita di Serie A in onda prima su RAI 1 e poi RAI 2 (fino al 1996) dalle 18:50 alle 19:40 (oppure dalle 19:00 alle 19:45) mostrava la sintesi di un tempo (spesso il secondo) e successivamente di tutto l’incontro, di una partita del campionato di Serie A. Nel corso degli anni si alternarono vari telecronisti, tra cui Nicolò Carosio, Nando Martellini, Giorgio Martino, Bruno Pizzul e un ancora giovane Marco Civoli fino alla stagione 1995-1996, poiché dall’anno successivo TELE+ inizierà a trasmettere in diretta tutte le gare dei campionati di Serie A e B in pay per view.

Il calcio in televisione però non era soltanto incontri della Nazionale e sintesi di un tempo di una partita di Serie A, nella televisione generalista, ad iniziare dalla RAI si affermano rubriche molto seguite, in questa sede ci limitiamo a citarne soltanto due, ancora in onda anche se con meno appeal del passato: La Domenica Sportiva e 90° Minuto.

Con gli anni Duemila il calcio nella televisione generalista diventa marginale, poiché in cambio di ingenti somme di denaro, la Lega di Serie A, B ed adesso anche quella di C, assegnano i diritti televisivi a emittenti satellitari o in streaming, ma questa è un’altra storia.

 

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Sodi, Ranuccio. C’era una volta il monoscopio: Epopea e declino della televisione generalista

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