Il film Un tram che si chiama Desiderio (A Streetcar named Desire) girato nel 1951 e diretto da Elia Kazan, è tratto dall’omonima piece teatrale scritta da Tennessee Williams è portata al successo sui palcoscenici di Broadway dallo stesso Kazan nel 1947.
Il film è stato girato in 36 giorni quasi interamente in interni per rispettarne l’impronta teatrale, ma la sapiente regia di Kazan valorizza il senso delle inquadrature ed il gioco del ritmo tipici della settima arte.
La pellicola si avvale di un cast d’eccezione: Marlon Brando, Vivien Leigh, Karl Malden e Kim Hunter, gran parte degli attori che formavano il cast della versione teatrale di Broadway, Marlon Brando, Kim Hunter, Karl Malden, Rudy Bond, Nick Dennis e Richard Garrick, furono scritturati per interpretare i loro ruoli teatrali nel film. La Leigh che vinse il ballottaggio con Olivia de Havilland e Bette Davis per interpretare Blanche DuBois sarà una delle sostenitrici dell’ingaggio di Brando, ancora non famoso a livello cinematografico, che l’aveva favorevolmente colpita per la sua interpretazione teatrale del rude, rozzo e violento Stanley Kowalski.
Il Kowaslki di Brando che ama e brutalizza la moglie Stella e soggiace alle provocazioni della cognata, la fragile e frustrata Blanche è un capolavoro di tormento interiore e di erotismo.
L’attore cresciuto alla scuola dell’Actor Studio giganteggia nella malsana opera di seduzione che sfocerà nella scena dello stupro di Blanche, interpretata da Vivien Leigh che si assicurò l’Oscar per questa prova. Si racconta che la Leigh era vista come un corpo estraneo da quasi tutti gli altri membri del cast, in quanto non aveva recitato nella versione teatrale della pièce di Williams, e così Kazan le disse di utilizzare il proprio senso di solitudine e di emarginazione riflettendoli nel personaggio di Blanche. Alla Leigh venne in seguito diagnosticata una forma di disturbo bipolare e si racconta che verso il finire dei suoi anni (morì a soli 53 anni) credesse, talvolta, di essere veramente Blanche.
Il film che ottenne in tutto 12 nomination, si assicurò anche gli Oscar per Karl Malden e Kim Hunter come migliori attori non protagonisti e per la migliore scenografia. A Brando, nonostante la prodigiosa ed iconica interpretazione rimase soltanto la nomination.
Memorabile la scena nella quale Stella Kowalski, accoglie il marito, ubriaco e sudato, con la maglietta strappata e la muscolatura lucida e possente in risalto, in ginocchio nel suo grembo, soffocandone i lamenti, in un cortile desolato quanto le anime dei protagonisti di questo dramma.
Ed a proposito della celebre maglietta indossata a lungo da Brando nel film
divenne così popolare tra i giovani dell’epoca che, per indossarne una uguale, non essendoci ancora in commercio magliette slim, acquistavano una normale maglietta, che veniva lavata diverse volte fino a restringersi.
Il film incorse per i suoi temi controversi e la sua carica erotica negli strali della censura, che causarono una parziale riscrittura della sceneggiatura tanto che Williams, nelle sue memorie, descrive il film come “una meravigliosa performance in un grande film, rovinata solo in parte dal finale hollywoodiano”.
L’American Film Institute nella sua lista aggiornata del 2008 colloca Un tram che si chiama desiderio al 47mo posto dei 100 migliori film statunitensi di tutti i tempi.