mercoledì, Maggio 15

William A. Wellman, il grande artigiano di Hollywood

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Il 9 dicembre 1975, a Los Angeles, moriva William A. Wellmann, uno dei migliori artigiani di Hollywwod. Autore come regista di oltre 80 pellicole con frequentissime incursioni nei generi western e bellico, Wellmann aveva avuto una vita piuttosto avventurosa. Discendente da uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza americana, da giovane era stato un buon giocatore di hockey a livello di college, ma il carattere turbolento non lo aiuta. A 17 anni viene espulso da scuola per aver aggredito il preside.
Dopo aver intrapreso diversi mestieri per sbarcare il lunario viene adocchiato mentre recita in un teatro di Boston da Douglas Fairbanks. La carriera di attore però viene interrotta ben presto dallo scoppio della Grande Guerra, si arruola nell’esercito che lo manda a fare l’aviatore dopo un corso di addestramento. Spericolato e coraggioso, combatté numerose battaglie, finché venne ferito e rimandato in patria, diventando insegnante di tecniche di combattimento alla scuola di volo.
Fairbanks lo reintroduce all’ambiente del cinema e dopo una lunga gavetta (1920-1927) ed alcune opere minori si afferma con Ali, che racconta le imprese compiute in Francia dall’aviazione americana durante la Prima Guerra Mondiale. L’esperienza diretta e la profonda conoscenza della materia permette a Wellmann di conferire al film una dose di autenticità come raramente possiamo scorgere nei film di ambientazione bellica.
Nella prima metà degli Anni Trenta il regista nato a Brookline nel 1896 gira ben 17 pellicole affermandosi come uno dei migliori e più affidabili registi di Hollywood. La migliore di queste pellicole è senz’altro Nemico Pubblico (1931) con James Cagney.

Nel 1932 per la RKO, Wellmann dirige I conquistatori epica saga familiare che si dipana per tre generazioni dalla Guerra di Secessione americana alla Grande Depressione del 1929.
Wellman diventa il maestro indiscusso del piano sequenza, già sperimentato in Nemico Pubblico, intorno a questa tecnica cinematografica che consiste nella modulazione di una sequenza (un segmento narrativo autonomo) attraverso una sola inquadratura, generalmente piuttosto lunga egli costruirà gran parte dei suoi film migliori.
Fruttuosa fu la collaborazione con David O. Selznick che portò nel 1937 a girare due grandi successi al botteghino E’ nata una stella e Nulla sul serio.
Gli anni Trenta si concludono con un classico dell’avventura Beau Geste con un tris di grandi interpreti composto da Gary Cooper, Ray Milland e Robert Preston.
La produzione di Wellmann negli Anni Quaranta si può sintetizzare in due film di guerra di pregevole fattura I forzati della gloria (1945) e Bastogne! (1949) e probabilmente nel suo miglior western, che anticipa la rottura con l’archetipo tradizionale del genere, Alba fatale del 1945.
Il western sarà il genere frequentato con maggior successo e capacità di innovazione da questo grande artigiano del cinema che affida a Buffalo Bill (1944) una critica feroce al razzismo della colonizzazione americana dell’Ovest, non facendo mistero del suo pacifismo e della sua simpatia per i nativi americani.
Durante gli Anni Cinquanta la geografia umana di Hollywood cambia, Wellmann abituato a lavorare con tycoon aggressivi, magari rozzi ma autenticamente innamorati del cinema si deve confrontare con una nuova generazione di manager interessati soltanto al successo economico delle pellicole.
Successo che egli garantirà anche nelle ultime prove di regia come ad esempio Prigionieri del Cielo (1954) che nel primo anno di distribuzione incasserà oltre sette milioni di dollari.
A soli 62 anni Wellmann lascia la regia con un’ultima pellicola dai toni autobiografici La squadriglia Lafayette (1958), incentrata proprio sulla squadriglia in cui aveva combattuto da giovane.
https://www.youtube.com/watch?v=BSa0Q5Gmb2A
Wellmann fu un regista decisamente originale che lavorava molto d’intuito e nonostante questo ci ha lasciato diverse delle opere più cerebrali del periodo. I suoi eroi sono personaggi in chiaro scuro e le eroine sono volitive, ma anche umane, oneste ed autentiche.

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