domenica, Maggio 12

Giuseppina e Giuseppe, una vita di amore e musica

Essere la compagna prima e la moglie poi di un gigante della musica come Giuseppe Verdi avrebbe potuto schiacciare qualsiasi donna, costringendola a vivere di luce riflessa. Non è stato il caso di Clelia Maria Josepha Strepponi, meglio conosciuta come Giuseppina. Lei conoscerà il genio di Busseto nel 1839, si innamoreranno nel 1842 e si sposarono venti anni dopo, vivendo una lunga storia d’amore e un sodalizio artistico di ben 55 anni.

I primi anni

Giuseppina nasce a Lodi l’8 settembre 1815, da tre mesi l’Europa si è “liberata” definitivamente di Napoleone, sconfiggendolo a Waterloo. Lei è la primogenita di una casalinga e di Feliciano, compositore e organista del Duomo di Monza e successivamente assistente del Direttore del Teatro Grande di Trieste.

Ed è il padre a spingerla verso il mondo della musica. Giuseppina prende lezioni di pianoforte e a quindici anni lezioni di canto nel prestigioso Conservatorio di Milano. Esordisce a soli diciannove anni nell’Elisir d’amore di Donizetti. La consacrazione come artista avviene un anno dopo, nel novembre del 1835 con Matilde di Shabran di Rossini.

Gravidanze

In quell’occasione viene notata dall’impresario Bartolomeo Marelli che la guiderà verso una carriera prestigiosa. Il primo grandissimo successo orchestrato da Marelli è la Norma di Bellini in cui ricopre il ruolo di Adalgisa. Giuseppina diventa una delle protagoniste del mondo operistico del tempo. È una ragazza determinata, disinvolta e disinibita, con una chiacchierata vita sentimentale.

Nel gennaio del 1837 da alla luce un figlio, Camillo Luigi Antonio, la cui paternità è incerta. Si mormora che a mettere incinta Giuseppina sia stato il suo agente, Camillo Cerelli. Lei però non si fa fermare dal nuovo ruolo di madre e due mesi dopo il parto, torna a cantare, lasciando a balia il neonato. Non passa molto che ha una relazione sentimentale burrascosa con un collega tenore, forse Raffaele Monti o Napoleone Moriani.

Anche questa relazione lascia il segno e nel 1839 Giuseppina a Firenze, partorisce una bambina, Giuseppina Fausta, e nel novembre di due anni dopo un’altra bimba, Adelina Maria Theresa, molto probabilmente concepita con il suo impresario Merelli con il quale, oltre al sodalizio artistico, ha intrecciato anche una storia amorosa.

Giuseppina è una donna anticonformista per l’epoca, da ai suoi figli il proprio cognome e li manterrà esclusivamente con i propri guadagni, non volendo niente dai diversi padri biologici. Per questo accetta contratti a ritmi vertiginosi esibendosi nei più importanti teatri italiani. Giuseppina ha una voce potente anche se non è dotata di un’estensione eccezionale, in compenso utilizza in modo virtuoso i suoi trilli che mandano in estasi il pubblico.

L’incontro con Verdi

Quello che sarebbe diventato il musicista italiano più amato al mondo conosce Giuseppina nel novembre del 1839 quando debutta alla Scala di Milano con la sua prima opera lirica: Oberto, conte di San Bonifacio. L’impresario è Morelli, lo stesso di Giuseppina e sarà il tramite di questa conoscenza. Il fato poi gioca un ruolo fondamentale, il soprano Antonietta Marini-Ranieri si ammala improvvisamente ed è lei che la sostituisce fornendo un’interpretazione palpitante e convincente.

Questa conoscenza però non si traduce immediatamente in una storia d’amore. Verdi di due anni più grande, sposato ha da poco perduto i due figli avuti da Margherita Barezzi ed è straziato dal dolore. Giuseppina è ancora legata da una relazione tumultuosa con il suo impresario Morelli. Le tragedie non finiscono per Verdi, la moglie si ammala di encefalite e muore. Travolto dal dolore per qualche tempo abbandona la musica.

Galeotto fu il Nabucco…

Nel frattempo il super lavoro di Giuseppina mette a dura prova le sue corde vocali. Le sue performance canore peggiorano ma lei ha bisogno di guadagnare e accetta contratti su contratti. Lentamente Verdi risorge dalla cupa disperazione nella quale era precipitato in seguito alla morte dei figli e della moglie e mette mano ad uno dei suoi capolavori immortali, il Nabucco. L’opera debutta alla Scala di Milano il 1942 ed è un successo travolgente.

Giuseppina interpreta la parte Abigaille, un ruolo che presenta tecnicismi vocali complessi ma soprattutto la sua voce mostra chiari segni di affaticamento e le 57 repliche dell’opera saranno devastanti. I due che lavoreranno fianco a fianco per quel primo trionfale successo intensificheranno la loro conoscenza e probabilmente è in quel memorabile periodo che nasce la loro relazione, all’inizio discontinua e condotta con estrema riservatezza.

Fine di una carriera

Giuseppina non vuole cogliere i segnali evidenti del declino della propria voce e continua a lavorare incessantemente fino a che durante la stagione concertistica e operistica di Palermo del 1845 viene impietosamente fischiata. L’umiliazione è così forte che Giuseppina abbandona la carriera di cantante, si trasferisce a Parigi dove eserciterà la professione di insegnante di canto.

Qui incontra nuovamente Verdi impegnato nel rifacimento di una sua opera e stavolta la loro storia d’amore sboccerà definitivamente, tanto che lei appunterà nel suo diario: «Innamorato appassionatamente. Innamorata perdutamente». I due rimarranno insieme per tutta la vita, condividendo non soltanto una passione carnale intensa che con il tempo ovviamente si stempererà, ma complicità, condivisione, rifugio reciproco.

Italian actress Valeria Valeri playing the role of Giuseppina Strepponi, sitting next to the desk of her husband Giuseppe Verdi, interpreted by Sergio Fantoni in the TV drama Giuseppe Verdi. Italy, 1963.. (Photo by Mondadori via Getty Images)

Ritorno a Busseto

Lei sarà l’unica a riuscire a domare le intemperanze caratteriali di Verdi che chiamerà affettuosamente Mago mentre il compositore si rivolgerà a lei con il nomignolo di Peppina. Quando però la coppia si trasferirà a Palazzo Dordoni a Busseto, dove Verdi aveva vissuto con la moglie Margherita, la comunità di questo piccolo centro, moralista e conservatrice, mostrerà tutta la propria ostilità verso Giuseppina.

Le cose addirittura sembrano precipitare quando qualcuno scaglia pietre contro le finestre del palazzo. A quel punto Verdi scrive una lettera al suocero Barezzi a cui era legato da affettuosa amicizia anche dopo la scomparsa della moglie rivendicando con forza il diritto di Caterina di vivere con lui e intimando a chiare lettere che a lei si doveva perfino maggior rispetto che a lui stesso. La missiva ottiene il risultato di mitigare l’ostilità dei bussetani.

La vendetta di Verdi

Verdi però era un uomo che non dimenticava e per alcuni aspetti anche rancoroso. Quindi alcuni anni dopo si trasferisce a Villa Sant’Agata, non molto lontano da Busseto, ma situata nel piacentino comune di Villanova sull’Arda. Qui, in quella enorme tenuta di centosette ettari, nella quiete silente della natura, compone gran parte dei suoi capolavori immortali: la magnifica Trilogia popolare (Rigoletto, Il trovatore e La traviata), Un ballo in maschera, La forza del destino, Don Carlo, Aida, Otello, Falstaff, il Requiem.

Non contento, per “vendicarsi” del comportamento dei bussetani nei confronti di Giuseppina, venti anni dopo quegli incresciosi avvenimenti, il teatro di Busseto, restaurato anche grazie a generose donazioni di Verdi, e intitolato al suo nome, viene inaugurato il 15 agosto 1868. In scena, ovviamente due opere del Maestro, Rigoletto e Un ballo in maschera. Tutti aspettano l’arrivo della coppia, il loro palco il numero 10, li attende, addobbato a festa con il colore verde come tutto il teatro. Verdi e Giuseppina non si presenteranno per la cocente delusione dei cittadini di Busseto.

L’unione fra Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi fu all’insegna della riservatezza verso la mondanità ma affiatato e forte, alimentato da un amore vero e profondo. Perfino il matrimonio tra i due avvenuto dopo quasi venti anni di convivenza era stato celebrato in forma strettamente privata in una piccola chiesetta di Collonges-sous-Salève in Savoia, con il cocchiere e il campanaro come testimoni, il 29 agosto 1859.

La crisi coniugale

Eppure questa unione così solida si incrina quando Verdi, che ha già la veneranda età di 73 anni conosce la giovane, prosperosa, soprana boema Teresa Stoltz. Se ne invaghisce e Giuseppina scopre la gelosia per la prima volta. È solo un’infatuazione oppure Verdi la tradisce nello spirito e nella carne? Giuseppina legge alcuni messaggi che Verdi indirizza alla giovane boema e non ha dubbi.

Furente lascia Verdi e si reca dalla sorella a Cremona decisa a non ritornare mai più dal marito fedifrago. Bastano pochi giorni a Verdi per capire che senza di lei è un uomo perso, si reca a Cremona profondendosi in scuse. Lei innamorata lo perdona e torna a casa.

La morte

Nell’autunno del 1897, Giuseppina si ammala di una grave polmonite. I medici sono impotenti. Verdi è ammutolito dal dolore. Una mattina stila le sue ultime volontà e affida al suo amato marito l’esecuzione delle stesse. Scrive fra l’altro: «Sia fatto il trasporto alle prime luci dell’alba. Venuta al mondo povera e senza pompa, senza pompa voglio scendere nel sepolcro». Il 14 novembre Giuseppina Strepponi, nel tardo pomeriggio esala l’ultimo respiro, accanto a lei l’affranto Verdi.

Verdi sopravviverà alla moglie ancora per quattro anni. A Milano, durante la permanenza presso il Grand Hotel et de Milan, il 21 gennaio 1901 Verdi fu colpito da un ictus cerebrale. A poco a poco divenne sempre più debole fino a spegnersi alle 02:50 del 27 gennaio, all’età di 87 anni, assistito dalla figlia adottiva insieme alla cantante Teresa Stolz.

Per saperne di più:

Giuseppe Verdi

Fonti:

alcune voci di Wikpedia

Musini, Daniela. Le indomabili: 33 donne che hanno stupito il mondo

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