venerdì, Maggio 17

I primi passi della meteorologia

Il termine meteorologia viene coniato per la prima volta nel 1626 da T. Granger in un testo di logica, ma questa materia diverrà una vera disciplina scientifica solo verso la fine del diciottesimo secolo. Uno dei motivi di questo “ritardo” consistette nell’indispensabilità di misurazioni precise della temperatura e per molto tempo la fabbricazione di termometri affidabili si rivelò molto complessa.

Il problema principale stava nella costruzione di un tubo di vetro con caratteristiche uniformi e regolari al suo interno. Il primo a risolvere questo problema fu Daniel Gabriel Fahrenheit (1686-1736), fisico nato a Danzica ma vissuto per gran parte della sua vita in Olanda. Nel 1709 Fahrenheit inventò il termometro ad acqua e nel 1714 quello a mercurio. La fama di questo scienziato, che scoprì fra l’altro che l’acqua può rimanere liquida sotto il relativo punto di congelamento e che il punto di ebollizione dei liquidi varia a seconda della pressione atmosferica, è però essenzialmente legata all’ideazione di una singolare scala termometrica.

Fahrenheit calibrò il suo termometro in modo da indicare il punto di congelamento dell’acqua a 32 gradi e quello di ebollizione a 212 gradi. Questa arbitraria e bizzarra scala di misurazione riscosse un notevole successo soltanto nei paesi anglosassoni, il resto d’Europa trovava questa scala incomprensibile e disorientante.

La risposta alla scala Fahrenheit la diede un astronomo svedese Anders Celsius che però a sua volta non fu meno bizzarro del collega olandese fissando il punto di ebollizione a 0 e quello di congelamento a 100. Non ci volle molto però per invertire più logicamente i due estremi dando finalmente forma compiuta alla scala Celsius utilizzata in quasi tutto il mondo. Gli unici paesi a misurare ancora la temperatura con la scala Fahrenheit sono rimasti gli Stati Uniti, il Belize e alcuni staterelli insulari del Pacifico.

Il padre della moderna meteorologia è probabilmente Luke Howard (1772-1864), un farmacista inglese che nel 1803 ideò una classificazione delle nuvole tutt’ora utilizzata. Howard individuò le tre modificazioni base e costruì poi sulla loro unione la descrizione delle formazioni più complesse. Questa è la classificazione da lui proposta:

  • Modificazioni semplici: Cirrus, Cumulus, Stratus;
  • Modificazioni intermedie: Cirro-cumulus, Cirro-stratus;
  • Modificazioni complesse: Cumulo-stratus, Cumulo-cirro-stratus (Nimbus)

Di formazione linneana, Howard presentò la sua classificazione all’Askesian Society, una società scientifica di Londra, famosa per la passione con cui i suoi membri inalavano il protossido d’azoto. Il successo di questa classificazione fu strepitoso, al punto che persino Goethe dedicò quattro componimenti ad Howard. Ovviamente nel corso dei secoli questo sistema è stato ampiamente implementato tanto che oggi l’International Cloud Atlas consta di due ponderosi tomi.

Foto di RÜŞTÜ BOZKUŞ da Pixabay

Foto di Joe da Pixabay

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Storia di quasi tutto di B. Bryson

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