sabato, Maggio 4

Il conflitto tra Carlo Magno e Costantinopoli

I rapporti diplomatici tra le due entità politiche più potenti dell’Europa, il regno franco e l’impero bizantino, attraversarono due fasi distinte. Nei suoi primi anni di regno Carlo, nonostante le pressioni del Papa, si era impegnato a mantenere buoni rapporti con Costantinopoli.

Un matrimonio dinastico

A dispetto della presenza del principe Adelchi associato al trono longobardo  dal 759 al 774 dal padre Desiderio allo scopo di garantire una pacifica successione nel regno e costretto all’esilio in Costantinopoli in seguito alla caduta del regno longobardo ad opera delle armate franche, Carlo accettò nel 781, su richiesta dell’imperatrice Irene, di dare in sposa sua figlia Rotruda a Costantino VI.

Costantino VI era succeduto al trono di Basileus dei Romei alla morte del padre Leone IV, all’età di nove anni. La reggenza era quindi stata assunta dall’imperatrice vedova Irene, l’ateniese che come vedremo aspirerà a giocare un ruolo ben più importante nell’impero bizantino.

Questo matrimonio non sa da fare

Accettata la proposta di matrimonio l’eunuco Elissaios venne inviato da Costantinopoli per insegnare il greco a Rotruda e contestualmente per non sfigurare Carlo, incaricò il grande intellettuale Paolo Diacono a insegnare ai suoi chierici una base elementare della lingua bizantina. Questo clima amichevole tra le due potenze si interromperà bruscamente pochi anni dopo, nel 787, quando un’ambasceria bizantina che si era recata a prendere la principessa Rotruda per accompagnarla a Costantinopoli, si trovò di fronte al netto rifiuto di Carlo.

Disputa per un ducato

Cosa era cambiato in questo relativamente breve lasso di tempo? Quell’inverno il re franco aveva condotto una spedizione nell’Italia meridionale, per sottomettere il duca di Benevento, Arechi e questo ennesimo atto di espansionismo fu visto come una minaccia dai rappresentanti di Costantinopoli che ancora governavano in Puglia, Calabria e Sicilia. L’imperatrice Irene, già infuriata per il passo indietro nel matrimonio combinato, dichiarò il suo appoggio al duca di Benevento.

E finalmente Adelchi che fino allora aveva mestato all’interno della corte bizantina per poter in qualche modo avere un’occasione per riprendersi il trono “scippato” da Carlo, ebbe la sua chance. Sbarcò in Calabria con l’intento di sollevare i Longobardi contro colui che ai suoi occhi era un volgare usurpatore. Adelchi fallì nel suo tentativo e l’insurrezione sperata non ebbe mai luogo. Ormai però i rapporti tra l’occidente franco e l’oriente bizantino si erano definitivamente incrinati e le linee di demarcazione tra le due potenze, nell’Italia meridionale e nei Balcani, divennero confini caldi, teatro di frequenti incidenti armati.

Il secondo Concilio di Nicea

A gettare ancora benzina sul fuoco fu la decisione dell’imperatrice Irene, sostenitrice dell’iconodulia, di approfittare degli esiti del Concilio di Nicea del 787 per riabilitare il culto delle immagini. Il secondo concilio di Nicea, convocato su richiesta di papa Adriano I da Irene doveva espressamente deliberare sul culto delle immagini (iconodulia). Si trattava del VII Concilio ecumenico, riconosciuto dalla Chiesa cattolica, dalle Chiese ortodosse, dai luterani e dai vetero-cattolici. Il Concilio stabilì che la venerazione dei fedeli per le icone non era rivolta all’immagine, ma alla persona in esse rappresentata, e che in questi termini il culto delle immagini era dovere di ogni buon cristiano.

L’esito del Concilio fu accolto molto male da Carlo. Il suo malumore non dipendeva soltanto dalle pessime traduzioni latine dei risultati di Nicea, quello che disturbava profondamente il re franco era che il concilio ecumenico si era svolto sotto la presidenza dell’imperatrice Irene e senza che i vescovi franchi fossero stati invitati. Contro il parere del Papa, Carlo respinse gli esiti del Concilio di Nicea facendole confutare per iscritto da un suo consigliere, Teodulfo d’Orleans.

Carlo non ci sta

La confutazione che prese il nome di Libri carolini costituì la base di un contro Concilio che si svolgerà a Francoforte presieduto personalmente da Carlo nel 794, dove venne formalizzata la condanna delle tesi approvate a Nicea dai vescovi greci. I vescovi radunati a Francoforte affermarono esplicitamente che le conclusioni di Nicea erano nulle per il solo fatto che quel Concilio era stato presieduto da una donna, mentre san Paolo scrive: «Non permetto alle donne di insegnare né di comandare agli uomini».

solido d’oro con le effigie di Costantino VI e sua madre Irene – Di PHGCOM – Own work by uploader, photographed at Monnaie de Paris, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5691371

Il colpo di stato di Irene

Si trattava di un’esplicita dichiarazione della supremazia del regno franco quale custode della cristianità e unica guida del popolo cristiano. A complicare ulteriormente una situazione già ampiamente compromessa fu la notizia del “colpo di stato” di Irene favorito da un vistoso calo di popolarità di Costantino VI, maturato si dice anche grazie a una serie di cattivi consigli e intrighi della madre, che indussero il figlio a prendere decisioni impopolari perdendo così l’appoggio di tutti i suoi sostenitori.

 Nell’ottobre del 796 Costantino VI, all’epoca a Prusa, raggiunse la moglie, che aveva appena partorito un figlio nel Sacro Palazzo di Costantinopoli, lasciando la madre sola e permettendole di ordire una congiura con i principali ufficiali di guardia. Nel marzo del 797 Costantino VI intraprese una spedizione contro gli Arabi; la madre e gli altri congiurati non potevano permettere però che il figlio riguadagnasse popolarità con un successo militare, quindi con intrighi vari fecero in modo che la campagna fallisse.

Nel luglio del 797 i congiurati tentarono di arrestare Costantino VI che si diede alla fuga, purtroppo per lui la sua latitanza durò poco, catturato e portato a Costantinopoli, il 15 agosto 797 venne accecato nella stessa sala dove era stato battezzato; morì poco dopo per le conseguenze del trattamento subìto. Il colpo di stato di Irene era riuscito.
A due anni dall’incoronazione di Carlo Magno ad imperatore, i rapporti politici e diplomatici tra il regno franco e i bizantini toccavano ormai il punto storico più basso.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Carlo Magno di A. Barbero

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