Gli anni Cinquanta di Hollywood rappresentano forse il culmine dello star system. I divi americani però erano totalmente in mano alla major che avevano il diritto assoluto sulla vita pubblica e privata dei loro attori. Tutti, in effetti, al momento di firmate il loro contratto s’impegnavano a rispettare la clausola “di moralità” che li esponeva al licenziamento immediato in caso d’infrazione al regolamento. Per questo motivo le “pettegole” di Hollywood come Louella Parson e Edda Hopper avevano un potere smisurato nel condizionare le carriere, ma i pettegolezzi e le rivelazioni che queste giornaliste distillavano non erano niente rispetto alle campagne scandalistiche di alcune riviste del settore. Forse la più spietata e disinvolta di tutte è stata Confidential
Questa rivista nata nel dicembre del 1952 inizialmente come trimestrale e poi trasformatasi in bisettimanale fino alla sua cessazione nel 1978 era stata fondata da Robert Harrison, un vero pioniere dello scandalismo e del gosssip hollywoodiano.
La rivista ben presto iniziò a caratterizzarsi per la sua spregiudicatezza, riuscendo a propalare un mix di pettegolezzi veri, addomesticati o addirittura completamente inventati riuscendo sempre a farla franca perchè gli attori temevano che una causa avrebbe sovra esposto lo scandalo vero o presunto facendo colare a picco la loro carriera.
“Ava Gardner e Lana Turner condividono lo stesso amante: Frank Sinatra”, “Dan Dailey fa il travestito”, “Dean Martin ama Jerry Lewis”, “Marlene Dietrich ci dà dentro con le lesbiche a Parigi”, “Caro Victor Mature, ricordi quella brunetta che frequentavi a Londra? Ebbene non era lei. Era un lui”. Questo è soltanto un piccolo estratto dei titoli di articoli che sguazzavano a piene mani nel fango della vita privata delle star. Sin dall’inizio, la forza di Confidential consisteva nel lavorare su materiale “reale” che poi gonfiava ed abbelliva per renderlo ancora più fragoroso e devastante.
Nel 1957 però dopo una serie di avvisaglie (le cause intentate dall’attrice di colore Dorothy Dandridge e dal cantante Liberace dalle quali Confidential era uscito tutto sommato senza gravi danni) le cose si mettono male per il tabloid scandalistico.
Un articolo che accusa l’attrice Maureen O’Hara (interprete fra l’altro di Esmeralda nel film Notre Dame del 1939) di consumare squallidi amplessi nel buio delle sale cinematografiche è la goccia che fa traboccare il vaso. L’attrice querela Confidential e si apre un processo sotto la direzione del giudice Herbert Walker che fa leggere in aula l’articolo considerato diffamatorio.
La difesa di Confidential produce un testimone a discarico, l’attore James Craig che conferma di aver visto Maureen, che all’epoca ha 37 anni, seminuda, amoreggiare nelle ultime file del Grauman’s Chinese Theater di Hollywood. La testimonianza però presenta alcune incongruenze e non convince del tutto.
Il giudice pretende che la rivista riveli le sue fonti ed Howard Rushmore, capo redattore della rivista scandalistica, dichiara che una delle sue fonti è Francesca De Scaffa, ex moglie dell’attore Bruce Cabot, ben introdotta nell’ambiente e che non esita a procacciarsi le più sordide notizie assoldando un investigatore privato H.L. Wittenberg. La De Scaffa però è irreperibile, pare rifugiata in Messico.
La corte cosi’ decide di ascoltare numerosi attori parti lese dei servizi scandalistici di Confidential. Nel frattempo Maureen O’Hara riesce a dimostrare che nella data indicata da James Craig lei era a Parigi e quando alla fine viene rintracciato il focoso “amante latino” che avrebbe palpeggiato intimamente l’attrice, tale Enrico Parra, questi smentisce che si trattasse della O’Hara pur non rivelando il nome di colei che era oggetto delle sue ardenti attenzioni.
Le richieste di danni iniziano a piovere sul tavolo di Confidential solo Maureen O’Hara chiede cinque milioni di dollari.
La difesa utilizza tutti i mezzi per evitare una condanna che porterebbe il tabloid alla bancarotta. Fa deporre una cantante di Las Vegas che dichiara di aver visto in un’altra occasione Maureen O’Hara fare l’amore su un tappeto con Mark Stevens, attore e regista. Il giudice interromperà la deposizione in quanto non pertinente con il processo in corso, ma il risultato di presentare la O’Hara come una donna dai voraci appetiti sessuali che non esita a mostrare in luoghi pubblici o semi pubblici, in parte è raggiunto.
Mentre sfilano una serie di attori e personaggi pubblici nel tentativo di tracciare una linea tra diffamazione e verità per quanto di cattivo gusto, una delle informatrici di Confidential Polly Gould si suicida per evitare di dover deporre.
Alla fine la montagna partorirà il classico topolino e Confidential eviterà le sanzioni più pesanti, ma si tratterà per il tabloid di una vittoria di Pirro.
L’aria è cambiata, il processo ha comunque dimostrato il diritto degli attori ad avere una privacy e da allora le riviste scandalistiche si trasformeranno da autentiche “macchine del fango” a più innocui fogli di pettegolezzi su matrimoni e divorzi o qualche scappatella extraconiugale tanto evidente da essere sicura al 100 per cento.
Il tempo dell’esposizione al pubblico ludibrio della vita sessuale delle star del cinema era tramontato.
nella foto il numero 1 del 1952 di Confidential.