
La seconda guerra mondiale imperversa da qualche mese, quando nel novembre del 1939, alla delegazione britannica in Norvegia viene spedito un pacchetto, successivamente denominato Rapporto Oslo. L’addetto navale inglese trasmetterà a Londra questo dossier costituito da diverse pagine dattiloscritte in tedesco ed una scatolina di cartone.
Il rapporto conteneva numerose informazioni sui sistemi d’arma sviluppati dai nazisti, elencava le lunghezze radio sui cui operavano le postazioni radio tedesche e molto altro ancora. Di più si invitavano i servizi segreti britannici al fine di continuare a ricevere queste informazioni a modificare opportunamente la frase di apertura di una trasmissione di propaganda della BBC destinata alla Germania.
Gli analisti del MI6 sospettarono da subito che si trattasse di una provocazione dei servizi tedeschi anche in base ad alcuni dati inverosimili contenuti nel rapporto come l’asserzione che l’industria militare germanica producesse i Ju88 all’inverosimile ritmo di 5.000 unità al mese. Quindi decidono che il Rapporto Oslo è spazzatura e di fatto lo ignorano.
Non la pensa così il ventottenne vice direttore dei servizi segreti scientifici dell’Aviazione, il dottor Reginald Jones che ha avuto modo di leggere il rapporto. Figlio di un militare di carriera, dopo una precoce e promettente carriera come fisico ed astronomo, Jones nel 1936 andò a lavorare per il Ministero dell’Aviazione.
Giovane brillante, Jones detestava cordialmente la burocrazia e l’indolenza che serpeggiavano indisturbati nei servizi segreti britannici e nel corso della guerra diverrà uno dei migliori investigatori della tecnologia aerea tedesca.
Jones fu l’unico a credere nell’autenticità del Rapporto Oslo ed una prima conferma la ebbe nell’estate del 1940 quando i tedeschi iniziarono a sfruttare il sistema di radionavigazione Wotan per guidare i raid dei bombardieri sulla Gran Bretagna. I principi di Wotan erano puntualmente contenuti nel Rapporto Oslo.
Negli anni Jones riuscì ad individuare numerose altre prove che corroboravano l’autenticità del dossier di cui non si conosceva la fonte. Fu soltanto una quarantina d’anni dopo che lo stesso Reggie Jones riuscì ad individuare l’autore del Rapporto Oslo. Si trattava di un fisico tedesco, Hans Ferdinand Mayer che nel 1936 lavorava come direttore del Siemens Research Laboratory di Berlino.
Perché i servizi britannici con l’eccezione di Jones derubricarono il Rapporto Oslo a mera provocazione nazista, senza tentare alcun tipo di verifica ed approfondimento?
Una delle ragioni è da ascrivere alla beffa di Venlo un’operazione messa in piedi dalla Gestapo che aveva portato alla cattura di due ufficiali dei servizi segreti britannici il 9 novembre 1939, pochi giorni prima della ricezione del Rapporto Oslo.
Gli agenti inglesi dovevano incontrare ufficiali tedeschi che si supponeva stessero organizzando un complotto contro Hitler; l’incontro avrebbe avuto luogo nella cittadina di Venlo, nei Paesi Bassi a 8 km dal confine con la Germania. Insieme ai due agenti inglesi c’era anche un agente operativo dei servizi segreti olandesi. I tedeschi che inizialmente con questa operazione si ponevano l’obiettivo di passare agli inglesi false informazioni, probabilmente per ordine di Himmler cambiarono obiettivo, decidendo di catturare gli agenti britannici.
All’appuntamento presso il caffè Backus, gli agenti tedeschi circondano l’auto dove viaggiano il Capitano Sigismund Payne Best , il Maggiore Richard H. Stevens e l’agente olandese Dick Klop, uccidono nel corso di un conflitto a fuoco quest’ultimo e catturano i britannici.
Al momento della cattura Stevens aveva con sé la lista degli agenti operativi in Germania, e dopo un ulteriore interrogatorio a Düsseldorf, la Gestapo iniziò ad arrestare diversi agenti inglesi, in particolare quelli attivi in Cecoslovacchia. Le due spie inglesi rimasero nelle prigioni naziste per tutta la durata del conflitto.
La beffa o l’incidente di Venlo fu come spargere sale su una ferita e probabilmente dobbiamo a questo clamoroso insuccesso la diffidenza con cui fu accolto ed analizzato il Rapporto Oslo.