lunedì, Maggio 6

Il salto alimentare

Secondo i risultati dei principali rapporti internazionali che misurano l’Indice Globale della Fame, resi noti per l’Italia del CESVI nel 2023, 750 milioni di persone nel mondo soffrono la fame: i progressi per contrastarla sono in stallo dal 2015 e nel 2023 la situazione è seria, con la fame a livelli grave o allarmante in ben 43 Paesi. Questo peggioramento rispetto ad alcuni anni fa è il combinato disposto degli effetti di disastri climatici, guerre, crisi economiche e pandemie.

Paradossalmente stiamo molto meglio…

Si tratta di un dato inaccettabile, che mette sul banco degli accusati, i paesi ricchi che poco o niente hanno fatto per debellare questa piaga. Questo dato drammatico però non deve nascondere gli enormi progressi in campo alimentare fatti dall’umanità, quelli decisivi per altro concentrati in un numero di anni relativamente breve.

Appena nel 1950 la popolazione mondiale ammontava a circa 2,5 miliardi di individui, poco più di settanta anni dopo, ha raggiunto gli 8 miliardi di persone. Come è riuscita la civiltà umana ad assicurare un adeguato fabbisogno alimentare a circa il 90% delle persone?

Procurarsi il cibo nell’antichità

I primi hominini, i cosiddetti cacciatori-raccoglitori, avevano bisogno per sfamarsi, soprattutto nelle zone aride del pianeta, di uno spazio di oltre 100 chilometri quadrati per procurarsi il cibo necessario a supportare un’unica famiglia. Nelle zone più fertili la densità di popolazione poteva raggiungere le 3 persone per 100 ettari, l’equivalente di 140 campi di calcio.

Con l’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento la densità di popolazione salì di circa 3 ordini di grandezza. Nell’antico Egitto, i livelli di densità abitativa crebbero da circa 1,3 persone per ettaro di terra coltivata nel periodo predinastico (prima del 3.150 a. C.) a 2,5 persone per ettaro 3.500 anni piú tardi, quando il Paese era una provincia dell’Impero romano.

Procurarsi il cibo nell’età moderna

Con il passare dei secoli il livello di produzione alimentare crebbe ma una densità di più di tre persone per ettaro coltivato si raggiunse soltanto nel 1500 e anche allora soltanto in alcune aree specifiche del mondo, come la Cina della dinastia Ming. L’Europa rimase sotto le due persone per ettaro fino al 1700. Questi livelli produttivi decisamente bassi stavano a significare che soltanto una ristretta fascia della popolazione era ben nutrita (aristocratici, gerarchie ecclesiastiche, mercanti) mentre la maggioranza degli individui dovevano soddisfarsi con una dieta monotona e povera i casi di malnutrizione e denutrizione erano molto frequenti.

Oggi nonostante la popolazione mondiale sia letteralmente esplosa, raggiungendo gli 8 miliardi di individui, in proporzione le persone che soffrono la fame o sono malnutrite sono di gran lunga inferiori. A cosa è dovuto questo straordinario salto alimentare?

Il ruolo della conoscenza e delle tecniche di coltivazione

Indubbiamente la resa agricola ha subito una poderosa impennata grazie ad una maggiore varietà delle colture, alla meccanizzazione del lavoro agricolo, alle tecniche di fertilizzazione, irrigazione e protezione delle piantagioni. A titolo esemplificativo Il frumento ha una resa media mondiale di 2,4 t/ha (tonnellate per ettaro) mentre la stessa resa sale a 2,9 nell’area Europea e nordamericana nonostante le meno favorevoli condizioni climatiche. Analogamente la resa del granoturco passa da 4,1 su scala mondiale al 4,9 per l’area più industrializzata.

Durante il periodo di Roma le rese medie non superavano la tonnellata per ettaro, stesso valore che si riscontra nelle fonti medievali. Incredibilmente l’identico valore resiste fino alla seconda metà del XIX secolo, quando finalmente la resa per ettaro del frumento arriva a 1,5 tonnellate.

Il vero atout: le fonti energetiche

La vera propulsione ad un deciso incremento delle rese avviene quando alla fonte energetica solare si associa quella prodotta dai combustibili fossili e dall’elettricità. L’utilizzo diretto o indiretto di queste fonti energetiche è cruciale per l’alimentazione del pianeta. L’uso diretto comprende il carburante usato per tutti i macchinari da campo (principalmente trattori, trebbiatrici e falciatrici), per il trasporto del raccolto dai campi ai siti di stoccaggio e lavorazione e per i sistemi di irrigazione.

Quello indiretto, se possibile è ancora più vasto e importante, comprende i carburanti e l’elettricità impiegati per fabbricare i macchinari agricoli, i fertilizzanti, i prodotti agrochimici (erbicidi, insetticidi, fungicidi) e altre componenti necessarie, che vanno dai pannelli di vetro o di plastica per le serre, ai dispositivi di posizionamento globale (Gps) su cui si basa l’agricoltura di precisione.

Senza l’apporto di queste fonti energetiche non si sarebbe potuta realizzare questa “rivoluzione alimentare” che consente di soddisfare le esigenze di nutrizione del 90% di un pianeta sovraffollato e vorace, riducendo nello stesso tempo il tempo e l’area coltivata per raggiungere questo straordinario risultato.

Fonti:

Cesvi

alcune voci di Wikipedia

Agricoltura.it

Smil, Vaclav. Come funziona davvero il mondo: Energia, cibo, ambiente, materie prime: le risposte della scienza

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