Tutti i grandi scienziati sono ovviamente dotati di un talento fuori dal comune, ma tutti hanno bisogno anche di una generosa dose di fortuna per completare studi e ricerche che lasceranno il segno nella storia dell’evoluzione del sapere umano.
Non fa quindi eccezione Edwin Hubble (1889-1953) colui che ha di fatto scoperto l’universo. Da giovane Hubble era un ottimo atleta, tanto che detiene ancora il record di salto in alto delle scuole superiori dell’Illinois. Queste doti sportive gli consentirono frequentando l’Università dell’Illinois di vincere una borsa di studio Rhodes (per meriti sportivi) e passare tre anni nella prestigiosa università di Oxford, in Inghilterra. Al suo rientro in patria, Hubble trascorse un periodo a Louisville, nel Kentucky, dove per compiacere il padre perfezionò i suoi studi in legge.
Alla morte del genitore però il buon Edwin tornò al suo amore vero, quello per la scienza e prese il dottorato in astronomia all’Università di Chicago fotografando le cosiddette nebulose deboli. Dopo un breve periodo di servizio militare nella Grande Guerra, Hubble incassò il primo colpo di fortuna, fu assunto da George Ellery Hale all’osservatorio di Mount Wilson.
L’osservatorio di Yerkes dove aveva svolto le ricerche per il dottorato possedeva il più grande telescopio rifrattore del mondo, con un metro di diametro (per inciso è ancora il più grande di questa tipologia). Per avere un’idea della potenza dello strumento il cannocchiale di Galileo aveva un diametro di 3,7 centimetri e con questo rudimentale congegno il genio pisano aveva osservato le stelle nella banda luminosa chiamata Via Lattea.
Yerkes ha un diametro 27 volte più grande e quindi aveva 729 volte la capacità di raccogliere la luce di quello di Galileo. La Dea Bendata aveva fatto si che Hubble venisse assunto da Hale proprio mentre questi costruiva il più grande telescopio riflettore del mondo con un diametro di ben 2,5 metri. Per ragioni intrinseche i telescopi rifrattori non possono avere un diametro maggiore di un metro, quindi Hubble si trovò a disposizione uno strumento in grado di osservare singole stelle distanti fino a 1,6 anni luce e attraverso la tecnica fotografica ad alta esposizione andare ancora più in la nello spazio e nel tempo.
Il funzionamento del telescopio riflettore inventato da Sir Isaac Newton si fonda sulla luce che entra dall’estremità anteriore e colpisce un grande specchio posto sul fondo che la riflette. Grazie ad un piccolo specchio secondario la luce viene poi indirizzata verso un punto focale esterno al tubo dove si piazza l’oculare. Questa tipologia di telescopi permette di sostenere specchi decisamente più grandi di un metro di diametro.
Hubble arrivò a Los Angeles nel 1919 ed iniziò a lavorare con il nuovo potentissimo telescopio appena fu finito di realizzare. Scattò numerose fotografia di quella che allora era chiamata la Nebulosa di Andromeda e scoprì che in realtà M31 era piena di stelle.
Notò anche alcune stelle splendenti che individuò come variabili Cefeidi che emettevano la loro luminosità in modo regolare nel tempo e così riuscì a calcolare la distanza di M31 Andromeda sia pure sotto stimandola.
Grazie a quella fortunata assunzione Edwin Hubble ottenne un posto imperituro nella storia dell’astronomia.