sabato, Maggio 18

Il telescopio Spaziale Gaia ha fotografato il James Webb Space Telescope in L2

In una delle sue magnifiche inquadrature, il telescopio Gaia dell’ESA ha immortalato il telescopio spaziale James Webb, fresco d’arrivo il L2.

Molti telescopi spaziali prendono residenza al “civico” L2 dei punti Lagrangiani della Terra a 1.5 milioni di km da qui. Lo fanno un po’ per la vista sull’universo, che non viene disturbata da interferenze atmosferiche o da attività umane, ed un po’ per rimanere gravitazionalmente legati al nostro pianeta, senza dover eseguire continui aggiustamenti di orbita.

I punti lagrangiani sono, infatti, quei punti nello spazio in cui due corpi dotati di grande massa, (In questo caso Terra e Sole) tramite l’interazione della rispettiva forza gravitazionale, consentono ad un terzo corpo, con massa molto inferiore, di mantenere una posizione stabile relativamente ad essi. Un piccolo oggetto, come un satellite o un asteroide, che condivide la stessa orbita di un pianeta e posizionato in un punto di Lagrange, si manterrà quindi a distanza costante dai corpi celesti maggiori, la stella e il pianeta con cui condivide l’orbita.

È quindi ovvio, che un “condominio” di lusso come il punto Lagrangiano L2, il più vicino e stabile dei 5 punti Lagrangiani, diventi sempre più affollato di telescopi e satelliti. Capita talvolta, che uno di essi entri nel campo visivo di un altro, venendone immortalato nello sfondo. Questo è quanto successo nel febbraio scorso quando Gaia , il telescopio ottico dell’ESA (acronimo di Global Astrometric Interferometer for Astrophysics), ha scattato una foto del suo nuovo ed illustre vicino di casa: il James Webb Space Telescope (JWST).

Cos’è Gaia

Giunto in L2 nel 2014, Gaia, sta creando una mappa tridimensionale composta da quasi due miliardi di stelle della nostra galassia, tracciandone: movimenti, luminosità, temperatura e composizione. Questo enorme censimento stellare fornisce i dati necessari per affrontare un’enorme gamma di importanti problemi relativi all’origine, alla struttura e alla storia evolutiva della nostra Galassia.

Anche se non concepito per questo scopo, Gaia, si è rivelato anche un eccellente cacciatore di pianeti extrasolari. Il team internazionale di ricercatori coinvolti nell’analisi e nel rilascio dei set di dati di Gaia, ha pensato di analizzare i dati forniti dai suoi strumenti così precisi da consentirgli di visualizzare oggetti 4000 volte meno luminosi di quelli visibili ad occhio nudo, per scovare gli esopianeti attraverso la tecnica della velocità radiale (in sostanza, identificare i minimi cambiamenti nella posizione di una stella quando veniva disturbata da un pianeta).

Ad oggi, il telescopio, ha identificato con assoluta certezza due nuovi pianeti, chiamati Gaia 1 e Gaia 2, che fanno parte entrambi della categoria dei gioviani caldi: giganti gassosi simili per dimensioni e composizione al nostro Giove, ma così vicini alla loro stella madre da esserne in rotazione sincrona e ad avere temperature superficiali altissime.

Il fotoritratto spaziale

il JWST, come tutti ben sappiamo, ha raggiunto il punto L2 nel mese di gennaio di quest’anno. Tuttavia, i due veicoli spaziali non si trovano proprio nella stessa orbita. Gaia orbita L2 in un’orbita di Lissajous (un’orbita che ricorda la forma di lattina) mentre JWST orbita L2 in un’orbita ad anello vagamente ovalizzato. L2 non è un punto fisso nello spazio, ma segue la Terra attorno al Sole, rimanendo sempre opposto alla nostra stella.  

Rappresentazione delle orbite in L2 di Gaia in giallo e di JWST in azzurro. Gaia orbita proprio al centro di L2 mentre JWST è 100.000 km più spostato verso la Terra. Credito: ESA/Gaia/DPAC.

Il 18 febbraio, gli astronomi Uli Bastian dell’Università di Heidelberg e Francois Mignard dell’Osservatorio di Nizza, si sono resi conto che avrebbero avuto la possibilità di scattare una foto del JWST, che avrebbe occasionalmente attraversare il campo visivo di Gaia, nella sua consueta attività di mappatura della galassia, di lì a pochi giorni.

Fu così che venne scattata la foto, o meglio una serie di immagini da elaborare, del potentissimo strumento scientifico che da quest’estate entrerà in azione per svelare i segreti dell’universo. Certo, il JWST non è apparso come un “puntolino minuscolo“. La sua superficie riflettente è molto piccola quindi anche la luce solare che riflette verso Gaia è esigua.

Inoltre, Gaia non è progettato per scattare vere e proprie foto di oggetti celesti, ma ne registra con precisione le loro posizioni, movimenti, distanze e colori. Fortunatamente, però, uno degli strumenti usa un tipo di cercatore ottico per la mappatura del cielo, ed è stato proprio questo lo strumento che ha scattato la foto del JWST.

Foto di campo del mappatore celeste del telescopio Gaia, la frecciolina verde indica il JWST. Credit: ESA

Conclusioni

Dopo che il mappatore del cielo ha impresso le immagini, i dati grezzi sono stati rispediti sulla Terra. Gli astronomi hanno impiegato alcuni giorni per montarli e quindi verificare che il puntino nella una foto risultante fosse effettivamente JWST. In effetti era proprio lui! L‘ESA ha affermato che Francois Mignard ha inviato un’e-mail a tutte le persone coinvolte, con un oggetto entusiasta: JWST: Beccato!!”

In definitiva possiamo riassumere goliardicamente, che quella che ne è risulta, è stata una magnifica foto di un Vip come il JWST scattata da un altro Vip come Gaia che per un momento ha abbandonato il camice da scienziato per indossare cappotto, cappello e teleobiettivo da paparazzo.

Fonti:

https: //www.universetoday.com/155022/esas-gaia-just-took-a-picture-of-l2-neighbor-jwst/

https://www.universetoday.com/156073/gaia-is-an-even-more-powerful-planet-hunter-than-we-thought/#more-156073

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights