mercoledì, Maggio 15

Insalata in orbita, patate su Marte

La Terra, con la sua enorme varietà di vita, certamente non durerà per sempre, innanzitutto perché il sole un giorno (ancora molto lontano) finirà di emettere la sua luce e il suo calore. Prima che il ciclo vitale del Sole termini ci vorranno ancora 4,5-5 miliardi di anni, ma gli effetti della sua progressiva trasformazione in una gigante rossa si avvertiranno molto prima.

I problemi di sopravvivenza della specie umana potrebbero intervenire molto prima. Diversi scienziati prevedono un termine molto più ravvicinato, determinato dall’accentuazione incontrollata di certi fenomeni già evidenti adesso, se non tenuti contrastati energicamente, come l’effetto serra, il riscaldamento globale e l’acidificazione degli oceani. Bisogna quindi iniziare a pensare come sopravvivere al di fuori del nostro stressato pianeta. Le missioni spaziali possono fornirci utili indicazioni in proposito.

Sperimentazione di coltivazioni extraterrestri

Innanzitutto gli astronauti dell’ ISS (Stazione Spaziale Internazionale) hanno fatto crescere e hanno già mangiato insalata cresciuta in assenza di gravità, trovandola gustosa.

Per il momento non è ancora possibile invece la coltivazione diretta di ortaggi sulla luna e su Marte, ma i ricercatori hanno creato in certe zone particolari della terra situazioni specifiche che tentano di emulare le condizioni estreme di quei corpi celesti. Nel deserto dell’Oman, è stato messo a punto un orto per la coltivazione di 4 specie di microverdure, tra cui il cavolo rosso e il radicchio, piante dal ciclo vitale di soli 15 giorni circa, con sistema idroponico, fuori dal suolo con riciclo dell’acqua.

Inoltre studiosi dell’Enea, presso il Centro Ricerche di Portici (Napoli), ricreando una serie di condizioni simili a quelle su Marte, hanno coltivato sia ortaggi, come patate, pomodori, lattuga e basilico, sia alberi legnosi come l’ulivo. Si è usata una struttura a due scompartimenti, divisi, ma collegati tra loro, uno esterno per il fusto e la chioma, l’altro interno, per le radici.

La colonizzazione del “pianeta rosso”, nella progettazione di rifugi, dovrà tener conto anche delle sfavorevoli condizioni metereologiche, con venti frequenti, di velocità superiori ai 100 km/h, e di temperature anche di – 80 C°. Presso l’Università di Wageiningen (Olanda), si sono già raccolti i primi pomodori “marziani”, in condizioni coltivati in condizioni molto simili a quelle su Marte.

I ricercatori in particolare hanno utilizzato terreni a base di regolite, rocce trovate, sia di tipo lunare, sia marziano. Tra i dieci ortaggi testati, però gli spinaci non sono stati ottenuti, al contrario di altri, come il crescione, la rucola, la patata, i ravanelli, ecc. I pomodori “marziani” sono poi risultati più soddisfacenti per il vivo colore rosso e le dimensioni, rispetto a quelli “lunari”.

Da diverso tempo si lavora anche al modo di coltivare le patate su Marte, tenendo conto del fatto che i lombrichi, che svolgono un utile servizio di decomposizione, possono vivere e riprodursi su quel pianeta.

Conclusioni

Tutte queste sperimentazioni sono ovviamente portate avanti in un’ottica di missioni spaziali piuttosto lunghe (come ad esempio un viaggio su Marte) o per permettere l’edificazione di basi permanenti sul nostro satellite o sul pianeta rosso. Fortunatamente è ancora molto lontano nel tempo l’eventualità di dover abbandonare una Terra divenuta invivibile, per cercare una nuova “patria” che renda possibile la sopravvivenza dell’uomo.

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