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La brutta “influenza” del dinosauro Dolly

Nell’immaginario collettivo i dinosauri sono enormi bestioni dalla forza considerevole, che sommariamente dividiamo tra erbivori e carnivori, ottimi archetipi per film di fantascienza sulla falsariga della celebre saga di “Jurassic Park“. Questa visione “selvaggia” e antiscientifica tutto fa pensare tranne che questi straordinari animali che hanno dominato il pianeta tra i 250 e i 65 milioni di anni fa, potevano ammalarsi di una “banale” influenza.

Adesso sappiamo con certezza che anche i più giganteschi dominatori che il nostro pianeta abbia mai conosciuto potevano beccarsi qualcosa di molto simile ad un brutto raffreddore. È quanto scoperto da un gruppo di ricerca guidato da Cary Woodruff del Great Plains Dinosaur Museum di Malta negli Stati Uniti che ha analizzato i resti fossili di un diplodocide, un dinosauro erbivoro del tardo Giurassico, vissuto circa 150 milioni di anni fa.

Stiamo parlando di un sauropode, simile al brontosauro, di dimensioni enormi, corporatura pesante, testa piccola su un collo lunghissimo, coda ancora più lunga: queste le principali caratteristiche che fanno dei diplodocidi il classico stereotipo del dinosauro nella cultura popolare. Dolly, come è stato battezzato il sauropode, i cui resti sono stati rinvenuti tra le rocce sedimentarie della Morrison Formation, in Montana, è stato sottoposto a radiografie e scansioni tomografiche per aggirare l’assenza di tessuti molli che rende problematica l’accertamento di eventuali malattie.

I risultati della ricerca, pubblicati su “Nature Scientific Reports“, mostrano per la prima volta “la presenza di un’infezione respiratoria di tipo aviano in un dinosauro non-aviano“. Le analisi a cui Dolly è stata sottoposta rivelano infatti la presenza di anomalie strutturali in tre vertebre cervicali: una serie di protrusioni ed escrescenze irregolari riscontrate nei punti in cui le ossa entravano in contatto con i sacchi aerei (espansioni polmonari tipiche degli apparati respiratori degli uccelli).

Queste sporgenze secondo lo studio si sarebbero formate in seguito ad un’infiammazione delle vie respiratorie già osservata negli uccelli, compatibile con l’aspergillosi, un’infezione che colpisce uccelli e uomini a contatto con determinate spore fungine. L’infezione di Dolly si è diffusa nelle ossa nelle stesse posizioni di quanto avviene negli uccelli colpiti dalla malattia.

I sintomi di cui la povera Dolly soffriva erano quelli di una brutta influenza tosse, febbre alta, dispnea, stanchezza. Non sappiamo se Dolly sia deceduta in seguito a questa malattia, magari per una polmonite come complicazione sopraggiunta, o se indebolita dalla malattia si sia isolata dal branco rimanendo vittima dagli attacchi dei predatori carnivori.

La ricerca mostra per la prima volta delle evidenze chiare che i dinosauri fossero suscettibili di infezioni respiratorie del tutto simili a quelle sviluppate dagli uccelli, e può offrire importanti indizi sul funzionamento della fisiologia e del sistema immunitario dei dinosauri colmando il vuoto causato dall’assenza di tessuti molli su cui indagare più efficacemente.

Fonti:

Le Scienze, aprile 2022, ed. cartacea

alcune voci di Wikipedia

tecnologia.libero.it

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