lunedì, Maggio 20

L’invenzione dell’uniforme militare

Durante una battaglia, soprattutto in passato, poter riconoscere i propri soldati da quelli nemici era un fattore quasi decisivo. Eppure non sempre era semplice individuare i “nostri” dal nemico. In antichità (con l’eccezione di alcuni reparti romani) e nel Medioevo i soldati di uno stesso esercito non indossavano indumenti uguali per foggia e colore. In parte questo stato di cose dipendeva dal fatto che soprattutto nel Medioevo non esisteva un esercito professionale, re e signori in caso di necessità chiamavano alle armi i loro sudditi che al termine della campagna militare tornavano alle loro case. Mantenere un esercito professionale in tempo di pace era troppo costoso.

Fasce, piume, nastri e bandiere

I reggimenti così costituiti non avevano neanche un’uniforme; il loro unico segno di riconoscimento era la bandiera, per il resto ufficiali e soldati si vestivano come volevano, e a proprie spese. Per questo i soldati durante la battaglia stavano ammassati intorno al vessillo che identificava il signore per il quale combattevano. Per questo catturare una bandiera nemica era considerato un grande successo. A un certo punto però si avverte la necessità di distinguere meglio i combattenti.

Nella seconda metà del Quattrocento, il duca di Borgogna Carlo il Temerario, per distinguere i propri uomini dai nemici, fece distribuire ai fanti una fascia blu e bianca e ai cavalieri una croce di Sant’Andrea rossa. Ancora nel XVII secolo per distinguere i diversi schieramenti si utilizzavano piume, nastri e fasce di identico colore e forma. Insomma non c’era traccia di vere e proprie uniformi militari.

La nascita delle uniformi

È durante il periodo delle monarchie assolute, quando i sovrani sono in grado di imporre qualunque regime di tassazione, che si può disporre delle risorse finanziarie per mantenere dei reparti permanenti anche in tempo di pace. Questi soldati sono direttamente al servizio del re, essi sono considerati quasi dei “servitori armati”, da ciò è stato mutuato il termine moderno “servizio militare“. La stessa parola “divisa” è da ricercarsi nell’accostamento alla livrea con i colori del signore indossata dai domestici al suo servizio, la stessa parola che verrà applicata in seguito alle uniformi militari.

Un abito “umiliante”

Con queste premesse era inevitabile che per molto tempo vestire l’uniforme non era considerata molto onorevole. Tanto è vero che per molti anni fu concesso agli ufficiali, espressione delle classi aristocratiche e ricco borghese, di “personalizzare” l’uniforme come volevano. I generali, poi, potevano vestirsi come volevano e spesso non amavano portare la divisa. Ancora a Waterloo, uno dei migliori generali inglesi agli ordini di Wellington, Sir Thomas Picton, che venne ucciso proprio in quella battaglia, comandava le sue truppe vestito in borghese, col cappotto e il cilindro.

Se gli ufficiali si facevano personalizzare dai loro sarti di fiducia la divisa, alla truppa veniva fornita dallo stato l’uniforme standard fatta molto spesso con tessuto di pessima qualità che oltretutto dovevano pagare con ritenute sulla paga, tanto che molti dopo il congedo la indossavano anche nella vita quotidiana.

Le Giubbe Rosse

I primi ad indossare vere e proprie uniformi furono gli uomini del New Model Army, l’esercito parlamentare organizzato da Oliver Cromwell durante la guerra civile inglese (1642-51). Pare infatti che fin dal 1645 quelle truppe portassero una giubba rossa, che però, quando diventava logora ed irrecuperabile, veniva sostituita con quello che si trovava sul campo di battaglia.

Maniche e mostrine

A partire dal XVI secolo si iniziano a portare dei bottoni cuciti sulle maniche delle giacche e all’inizio del XII secolo le giacche militari (e successivamente anche quelle civili) appaiono tutte dotate di ampi risvolti alle maniche, fissati con grossi bottoni dorati o argentati.

Il loro scopo consisteva nel facilitare il procedimento di ricarica dell’archibugio, e poi del fucile, che risultava ostacolato dalle maniche lunghe, sia nel proteggere le mani dal freddo d’inverno, sbottonandoli e abbassandoli. Quando nel secolo successivo le uniformi si fecero più attillate i risvolti rimasero, perché erano diventati le “mostre” (da cui in seguito le mostrine) che distinguevano i reggimenti a seconda del loro colore e del numero di bottoni.

Il tricorno

Il cappello più popolare tra i militari, dalla fine del XVI secolo fu il tricorno perché consentiva di caricare il fucile senza che l’asticella sbattesse contro le falde del cappello. Era anche pratico quando pioveva, perché le parti ritorte della tesa facevano da grondaia, indirizzando l’acqua piovana lontana dal viso.

La sua fabbricazione era piuttosto complessa e questo copricapo risultava piuttosto costoso, anche per le materie prime di cui era fatto (pelo di castoro, di coniglio o di lepre). Fu portato in Francia fino alla rivoluzione del 1789 e nel resto d’Europa sino alla fine del secolo.

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