venerdì, Maggio 3

Tutto (o quasi) sulla Pasqua

Quella che ci apprestiamo a celebrare è un  Pasqua funestata da guerre e stragi che insanguinano i confini orientali dell’Europa e nel Medio Oriente. Quella che molti credenti si apprestano a celebrare è una ricorrenza però molto diversa fra le varie fedi religiose. Ma cosa sappiamo esattamente sulla Pasqua?

Pasqua ebraica e Pasqua cristiana

Di Pasqua non c’è ne una sola. La prima anche in ordine cronologico è quella ebraica, la Pesach termine che significa “passare oltre”, “tralasciare”, e deriva dal racconto della decima piaga, nella quale il Signore comandò agli ebrei di segnare con il sangue dell’agnello le porte delle case di Israele permettendogli di andare oltre ( “passò oltre” ), colpendo così solo le case degli egiziani.

Quindi per gli Ebrei si tratta di una Pasqua di Liberazione, invece per la Pasqua cristiana si tratta di una Pasqua di Resurrezione. Infatti questa festività che si affermerà progressivamente, nella prima fase del Cristianesimo si celebrava nella stessa data di quella ebraica.

Una data ballerina

Per distinguersi non soltanto teologicamente ma anche da un punto di vista della data di celebrazione il Concilio di Nicea del 325 (la prima assemblea al mondo delle varie comunità cristiane) decise che la celebrazione della Pasqua cristiana sarebbe avvenuta nella domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera: in questo modo si sarebbe festeggiata in una data variabile ogni anno – compresa comunque fra il 22 marzo e il 25 aprile – in un periodo vicino ma in un giorno diverso dalla Pasqua ebraica.

La Pasqua cristiana celebra la Resurrezione di Cristo e in ultima analisi il passaggio dalla morte alla vita, attraverso le acque del Battesimo, simbolo del Cristo Crocefisso, purificatore dei peccati, che attraverso il suo sacrificio offre ai fedeli la strada del perdono.

Pasqua ortodossa e islamica

Molto simile nei contenuti teologici e liturgici è la Pasqua ortodossa che però segue il calendario giuliano e quindi può cadere sempre di domenica in un periodo che oscilla tra il 4 aprile e l’8 maggio.

Nonostante anche l’ISLAM derivi come il cristianesimo dalla prima religione monoteista, quella ebraica, la Pasqua non è una festività mussulmana. Profonde sono infatti le differenze teologiche e delle scritture (Corano) che derivano per lo più dal fatto che per l’Islam, Gesù non è il figlio di Dio ma soltanto un Profeta. Gesù, o meglio Isā in arabo, nel Corano viene nominato 25 volte, non viene ucciso e crocefisso ma ascende al cielo grazie alla volontà del misericordioso Allah.

Le origini della Pasqua

Come gran parte delle festività religiose anche la Pasqua ha probabilmente un’origine pagana. Si trattava di una festa legata all’equinozio di primavera. Tutti i popoli pagani dell’Impero Romano, e non solo, conoscevano già questa festa, che non è altro che una festa primaverile che celebra il risveglio della natura.

Eostre,  un’antica dea pagana nordica ha dato vita a molte tradizioni pasquali attuali. La dea viene chiamata in vari modi a seconda della regione in cui è venerata, infatti è conosciuta anche con i nomi Ostare, Ostara, Ostern, Eostra, Eostre, Eostur, Eastra, Eastur, Austron e Ausos; a Babilonia la dea è adorata come Ishtar, in Fenicia come Astarte, in Egitto come la ben più nota Iside e in Grecia come Afrodite. Secondo una leggenda, la dea della luna Eostre sposò il dio solare che morì qualche giorno prima dell’equinozio di primavera. Prima di lasciare la sua amata, il dio la fecondò per poi rinascere in qualità di figlio e sposo della dea.

L’uovo e la colomba

L’uovo che è uno dei simboli della Pasqua, sia nella sua forma originaria che in quella di cioccolato, non è menzionato nella Bibbia ma trova riscontro in molti culti pagani indoeuropei come simbolo di fertilità.

Infine un’ultima nota sul dolce più celebre e diffuso della Pasqua: la colomba. Non si tratta di un dolce tipico e con tradizioni chissà quanto antiche ma di un’invenzione dell’industria dolciaria, tutto sommato recente. Negli anni ’30 del ventesimo secolo Dino Villani, direttore del reparto pubblicitario della Motta, ideò questo dolce semplicemente per non lasciare inutilizzati i macchinari necessari per produrre i panettoni da un Natale all’altro.

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