
Fino ad un secolo fa per astronomi ed astrofisici la Terra era immersa in un unica grande galassia: la Via Lattea. Essa era di fatto tutto quello che esisteva. Le dimensioni potevano farlo pensare, dai 300 ai 400 miliardi di stelle, una forma di piatto piano con un diametro di 100.000 anni luce, la stella più vicina a noi, Proxima Centauri a 4 anni luce di distanza.
Distanze immense, basti pensare che la distanza media tra una stella e l’altra è pari a circa 30 milioni di diametri stellari. Un vuoto interstellare più vuoto di quello prodotto in laboratorio sul nostro pianeta. Insomma l’Universo non esisteva.
Nel 1918 l’astronomo statunitense Harlow Shapley aveva dato una sonora picconata all’idea che il nostro Sistema Solare avesse una posizione privilegiata all’interno del cosmo. Utilizzando le stelle variabili RR Lyrae per stimare le dimensioni della Via Lattea e con il metodo della parallasse concluse che la posizione del Sole all’interno della Galassia non era nelle vicinanze del nucleo centrale bensì in una posizione periferica.
Shapley conquistò una grande popolarità e finì lui stesso per considerarsi una sorta di novello Copernico ma il suo momento di gloria non durò molto, perché nel 1924, un altro astronomo americano, quello che viene considerato come l’astronomo più importante del Novecento, Edwin Hubble fece la più incredibile e frastornante delle scoperte: la nostra galassia era solo una delle tantissime che popolavano il cosmo.
Era nato l’Universo come adesso lo conosciamo. Hubble studiava la nebulosa di Andromeda che tutti fino a quel momento consideravano una nebulosa di gas all’interno della Via Latta. Servendosi del Telescopio Hooker da 100 pollici, allora il più potente del mondo, situato sul monte Wilson a 1743 metri di quota, Hubble scoprì che Andromeda era in realtà un’altra galassia molto grande e molto distante dalla Via Lattea.
Non fu difficile scoprire a quel punto che lo spazio era ricolmo di altre galassie, distribuite in modo omogeneo che il grande astronomo americano iniziò a classificare in base alla forma: ellittiche, a spirale, irregolari.
La Via Lattea era soltanto una galassia in uno sterminato mare di galassie. Hubble però non si fermò qui e fece un’altra rivoluzionaria scoperta, nel 1929 comunicò alla comunità scientifica ed al mondo intero che le galassie si allontanavano l’une dalle altre formulando la legge empirica di distanza di redshift delle galassie, oggi nota come legge di Hubble.
Questo significava che il nostro Universo, quell’universo scoperto appena qualche anno prima era in espansione. Era un incredibile picconata all’idea di universo statico sostenuta da Newton ed anche da Einstein che nel 1917 aveva avuto gli stessi risultati nella Teoria della relatività generale ma, non volendo accettare le implicazioni che potevano conseguirne, introdusse nelle equazioni una costante cosmologica. Quando Einstein venne a conoscenza della scoperta di Hubble, disse che quella costante (che eliminò prontamente dalle sue equazioni) era stato l’errore più grande della sua vita.
La scoperta di Hubble aprirà la strada alla teoria del Big Bang ed alla stima dell’età del nostro universo che oggi calcoliamo in circa 13,8 miliardi di anni.
Purtroppo Hubble morì relativamente giovane a 64 anni stroncato da un infarto il 28 settembre del 1953.